Assunzioni al Cielo, festa dell’umana regalità
Riflessioni del reverendo Mario Bonfanti* pubblicate sul sito della comunità MCC Il Cerchio il 15 agosto 2017
Oggi 15 agosto si celebra la solennità dell’Assunzione di Maria al Cielo. Una festa che da secoli infiamma i cuori di tanti fedeli e che per i più ha un sapore straordinario e unico. Ma… è proprio così? Proviamo a cercare anche in altre religioni e culture se esistano episodi simili (se non addirittura identici).
Assunzioni bibliche
Se anche solo restiamo in ambito biblico, nel Primo Testamento più di un personaggio viene assunto al cielo. Nel libro della Genesi incontriamo il patriarca Enoch: padre di Matusalemme, che fu nonno di Noè. Un personaggio non proprio di second’ordine – direi. Al capito 5 di Genesi si legge: “L’intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni. Poi Enoch camminò con Dio e non fu più, perchè Dio lo prese con sé” (5:23-24). Primo caso biblico di assunzione al Cielo. E il fatto che Enoch sia vissuto 365 anni ha fatto pensare ad alcuni che la sua figura rappresenti un’antica divinità solare.
Allusioni solari sono presenti anche nella fine terrena del profeta Elia. Nel secondo libro dei Re (2:11) Elia, mentre cammina conversando col suo discepolo Eliseo, viene letteralmente rapito e assunto in Cielo su un carro infuocato. Sia la Bibbia che la mitologia greco-latina utilizzano l’immagine del carro di fuoco per simboleggiare il corso del sole nel cielo dal suo sorgere fino al suo quotidiano tramonto. Nella tradizione ebraico-cristiana, poi, questo rapimento del profeta Elia assunse un valore così importante da diventare l’inizio (invece che la fine) di un nuovo eone: il profeta sarebbe tornato a preparare l’imminente arrivo del Messia e il giudizio ultimo di Dio sull’umanità (Malachia 4:5). Per i cristiani Giovanni il battezzatore fu visto come la reincarnazione di Elia (per giustificare l’attribuzione messianica all’uomo Gesù). Per gli ebrei, nel rito sacro della Pasqua si lascia un posto e una coppa di vino dinanzi all’uscio o ad una finestra aperta, in attesa che Elia torni.
Coraniche ascensioni
Nel Corano (sure XVII:1, LIII:1-12 e LXXXI:19-25), il Profeta Maometto ebbe un primo miracoloso viaggio notturno “dal Tempio Santo al Tempio Ultimo” (identificati poi nella Kaʿba della Mecca e nella Spianata del Tempio di Gerusalemme) e, in seguito, una temporanea ascensione al cielo dove venne ammesso al supremo cospetto divino, alla distanza di “due archi e meno ancora”. Inoltre, alla sura IV:157-158 troviamo scritto: “Essi dissero: abbiamo ucciso il Messia Gesù figlio di Maria, il messaggero di Allah! Invece non lo hanno ucciso né crocifisso (…) ma Allah lo ha elevato fino a sé”. Quindi l’islamismo contempla la salita al cielo di due personaggi: Maometto e Gesù, profeti di Allah.
La grande storia dei Bhārata
Il Mahābhārata (“La grande [storia] dei Bhārata”), conosciuto anche come Krṣṇaveda (“Veda di Kṛṣṇa”), è uno dei più grandi poemi epici dell’India. Seppur considerato nell’ambito di un’antica epopea, è inserito nella raccolta delle Smṛti, la cui lettura è tradizionalmente consentita a tutti gli hindū, ivi compresi gli appartenenti alle caste inferiori e alle donne. In essi si racconta che il re Yudhisthira fu assunto in cielo. Nel Mahābhārata leggiamo che, grazie alla sua reputazione di persona veritiera, onesta e corretta, Yudhisthira è l’unico essere umano che sia stato in grado di ascendere a Svarga (il paradiso) conservando la sua propria forma fisica, attraverso la morte.
Personaggi greco-romani saliti in cielo
Nella mitologia greca troviamo diverse persone assunte in cielo. Cito solo le principali per esigenza di sintesi. Forse il più famoso e noto è Ganimede, giovane tanto bello che di lui si invaghirono diversi re e dèi dell’Olimpo, fino allo stesso Zeus. Racconta il mito che, per sottrarre Ganimede alla vita terrena, il padre degli dèi si sarebbe camuffato da enorme aquila; sotto tale aspetto si avventò sul giovanetto, mentre questi stava pascolando il suo gregge sulle pendici del monte Ida, e se lo portò sull’Olimpo, dove ne fece il suo amato. E non è un caso che la forma latina del nome Ganimede sia Catamitus: un termine da cui deriva la parola catamite, che indicava un giovane che assume il ruolo di partner sessuale passivo-ricettivo.
Anche Ercole venne portato in cielo, per grazia di Giove che si impietosì per la sua triste sorte finale. Narra il mito che, dopo aver ucciso il centauro che voleva rapirgli la moglie Deianira, indossò il manto intriso dal sangue del centauro; ma essendo avvelenato, cominciò a essere preda di dolori lancinanti e sentì le carni bruciargli in modo talmente insopportabile da preferire la morte. Ma nessun mortale poteva ucciderlo, ed Ercole decise di darsi la morte da sé, facendosi bruciare vivo su una pira. Giove, impietositosi, scese dal cielo e lo prese con sé nell’Olimpo, mettendo fine alla sua agonia.
Nell’antica Roma, poi, un’antica tradizione narra dell’assunzione di Romolo. Vi si legge che, dopo aver regnato per 40 anni, Romolo fu rapito in cielo durante una tempesta e fu divinizzato nella figura di Quirino, dio sabino venerato sul Quirinale.
Solo Maria? Derive misogine
Sorge quindi spontanea una domanda: vista la presenza di così tanti personaggi, perché nella nostra tradizione solo Maria ha assunto una predominanza così grande da risultare per molti l’unico caso noto di assunzione al cielo in anima e corpo? Vi leggo (e non sono io il solo) un pericoloso sottofondo misogino. Mi spiego. Seppure all’apparenza potrebbe sembrare un gesto di onore e prestigio il mettere su un piedistallo una donna e venerarla (quasi) come una dea, al contrario l’enfatizzazione secolare di Maria ha prodotto una grave disparità e disuguaglianza all’interno della chiesa cattolica tra uomini e donne e una protervia di fatti e forme di misoginia e annullamento di ogni qualsivoglia espressione di femminilità.
Come ammonisce il Vangelo, è dai frutti che si riconosce la bontà o meno di un albero. Maria assunta in cielo, infatti, in questo titpo di spiritualità, più che essere il simbolo del valore di ogni donna è diventata modello inimitabile e invidiabile: unica donna degna di salire a fianco di un maschio per il fatto di essersi sempre sottomessa in vita alla volontà di un padre padrone dai voleri incomprensibili. E così la memoria e tradizione di altre assunzioni (non solo “pagane” ma anche proprie della tradizione ebraico-cristiana) è stata affogata nel Lete, per esaltare, con la figura idealizzata di Maria, il valore della cieca sottomissione e obbedienza totale che quell’unica donna ha saputo praticare e che nessun’altra mai al mondo potrà eguagliare.
Una spiritualità malata e deviante che ha prodotto come frutto il primato assoluto dei maschi, ha dimenticato il valore intrinseco di ogni essere umano e ha relegato il divino in un Cielo irraggiungibile e così estraneo da essere inutile. Ma questa spiritualità ha contaminato anche la società civile. Tanto che la gente si permette di insultare pesantemente (con toni violenti e misogini) persino un’alta rappresentante delle istituzioni nazionali come se niente fosse. Proprio in questi giorni la Presidente della Camera on. Laura Boldrini ha scritto sul suo profilo Facebook: “Adesso basta. Il tenore di questi commenti ha superato il limite consentito. Ho deciso che d’ora in avanti farò valere i miei diritti nelle sedi opportune. Ho riflettuto a lungo se procedere o meno in questo senso, ma dopo quattro anni e mezzo di quotidiane sconcezze, minacce e messaggi violenti ho pensato che avevo il dovere di prendere questa decisione come donna, come madre e come rappresentante delle istituzioni”.
Celebrare tutt*: una festa inclusiva
A fronte di questa deriva misogina, e per contrastare gli esiti gravemente nefasti di una certo tipo di spiritualità mariana, penso che l’odierna ricorrenza religiosa potrebbe essere ri-vissuta in modo veramente cattolico (cioè universale). Grazie al ricordo di tutt* coloro che nelle diverse tradizioni sono stati assunt* in Cielo, la festa dell’Assunzione potrebbe essere un’ottima occasione per onorare la grandezza e regalità di ciascuna donna, trans, queer, uomo… Una grandezza tanto profondamente radicata nella nostra umanità da elevarsi fino ad altezze celesti, e da lì riversarsi sul mondo intero in benedizioni ricche di compassione, accoglienza, cura e fecondità. In fondo non dobbiamo mai dimenticare che quella Maria che sale al Cielo è e resta sempre “figlia” della Dea Madre (venerata dai nostri antenati) che, salendo al Cielo, offre alla nostra contemplazione il suo utero; e, insieme, riversa sulla Terra la pioggia del suo sangue mestruale (trasformato a volte in petali di rose) che dona vita. Un mistero (quello della vita) pieno di fascino e mistero che da millenni lascia l’umanità a bocca aperta in estatica ammirazione.
* Sono il reverendo Mario Bonfanti, ordinato sacerdote nel 2002 e uscito dalla Chiesa Cattolica nel 2012 per essere autenticamente me stesso: spiritualmente e sessualmente impegnato nello stesso tempo. Dopo un avvicinamento alla Chiesa Anglicana ho aderito alle Metropolitan Community Churches ( www.mccchurch.org ). Attualmente mi definisco “prete queer” in quanto pastore di una comunità MCC a nord di Milano ( www.mccilcerchio.it ) e appartenente alla teologia e al movimento queer.