Caro amico scopri te stesso
Email in risposta ad Antonio inviate da Giovanni e da Gregorio Plescan
Caro Antonio, io sono un ex religioso, per la verità sono ancora incardinato nella mia provincia religiosa ma in procinto di uscirne definitivamente. Ho sentito molto il tuo intervento e condiviso il tuo travaglio. Io ho sempre conosciuto la mia omosessualità e l’ho accettata crescendo e maturando umanamente con l’ordinazione presbiterale la vita mi ha portato a capire che era necessario un impegno pastorale con i fratelli e sorelle omosessuali… da qui sono cominciate le grane con l’istituzione… fino alla decisione di uscire dal convento per continuare il mio cammino di appassionata ricerca di Dio e di impegno al fianco di tanti fratelli e sorelle gay.
Insieme a questo è venuto anche l’amore con il compagno che divide la vita con me da ormai dieci anni con il quale vivo nella casa che abbiamo appena acquistato. Apprezzo molto la risposta che ti ha dato fra Roberto. Questo è un momento di grazia per te, una esperienza pasquale! E’ il momento di riconsiderare la tua chiamata alla luce della nuova consapevolezza che hai di te stesso.
Sappi e credi che entrambe le porte ti sono aperte e che nn fai nulla di male in una scelta di una direzione o dell’altra. La gloria di Dio è l’uomo vivente! in questo discernimento ti sono vicino con la comprensione, l’affetto e la memoria orante. un abbraccio. ciao
Giovanni
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Caro amico, anche se non ho mai vissuto in un convento, né in un gruppo esclusivamente maschile, penso di capire il tuo problema: la vita è fatta anche di affettività, in qualsiasi senso la si voglia e possa intendere, e conculcarla, alla fine, fa molto più male che bene.
Dicendo questo vorrei sottolineare il fatto che vi sono degli aspetti dell’esistenza che sfuggono alla nostra comprensione razionale, rispetto ai quali noi possiamo lasciarci andare o controllarci, ma che ci muovono lo stesso. Uno di questi è innamorarsi – scusa se ti sembro troppo romantico – e il fatto che ci si innamori di un uomo o di una donna fa poca differenza, rispetto al dover tacitare le famose “farfalle nella pancia”.
Non so perché hai scelto di darti alla vita religiosa, sicuramente avevi delle ottime motivazioni e hai fatto benissimo a farlo, ma alcune scelte fatte a 20 o 25 anni tendono a mutare con l’andar del tempo e a fare i conti con il fatto che il Regno di Dio è ancora una promessa che si realizzerà nel futuro, mentre quel che siamo è nel presente, e le nostre esigenze profonde e profondamente umane rimangono.
Non penso che questo sia il luogo adeguato per discutere sul rapporto tra cattolicesimo romano e affettività ecc., ma mi sentirei da un lato di consigliarti di consultarti con altre persone che convivono con questo tipo specifico di problematica – ma di non dimenticare nemmeno che nessun’altro potrà accettare se stesso e le sue esigenze profonde, se non tu stesso.
Alla fine il nodo sarà sempre quello e le risposte altrui valgono solo fino a un certo punto. Permettimi di concludere questa lettera con una “dotta citazione”, tratta dal libro “I racconti dei Hassidim”, di Martin Buber: “…: prima della sua morte un grande rabbino disse: “nel mondo a venire non mi si chiederà “perché non sei stato Mosé”? Mi si chiederà perché non sei stato te stesso? .
Ti abbraccio
Gregorio Plescan, pastore valdese