Cosa ha significato il coming out per me, prete gay non dichiarato
Riflessioni di padre Gary M. Meier* pubblicate su huffingtonpost.com (USA) il 10 novembre 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
La prima volta che ricordo di aver sentito parlare del National Coming Out Day è stato nel 2005 o nel 2006. Non sono sicuro di che cosa abbia catturato la mia attenzione, ma ricordo che ho sentito alcune storie di persone che avevano deciso di fare coming-out pubblicamente per la prima volta.
Come prete gay non dichiarato – avevo quasi soggezione del loro coraggio, del loro valore e della loro integrità. Ma, a me, l’idea di fare pubblicamente coming-out spaventava a morte. Amo essere un prete cattolico, amo il mio ministero, amo lavorare per gli altri, aiutarli in tutti i modi possibili… e amo la Chiesa cattolica.
E so che, nel mio ministero, qualcosa va perduto. Ho imparato più tardi che il pezzo mancante nella mia vita era l’integrità. Sapete, essere un prete cattolico gay – che crede nella dignità e nell’uguaglianza di tutte le persone indipendentemente da chi amano – significa anche che devo stare nascosto, in silenzio, e reprimere le mie convinzioni personali su chi sono e su quel che credo che Dio mi ha creato per essere. È venuta meno l’integrità.
Negli anni seguenti, il National Coming Out Day ha iniziato a sfidarmi a vivere più autenticamente e con integrità. Se gli altri possono farlo – forse posso farlo anch’io.
Ricordo di aver condiviso questa lotta interiore con un mio amico prete. Dovrei fare coming-out o no? “Cosa vuoi davvero?” mi ha chiesto mentre gli raccontavo tutto. Dopo un momento ho risposto: “Voglio fare coming-out”.
La mia risposta mi ha preso alla sprovvista perché, nel momento in cui lo dissi, capivo che era vero. Voglio fare coming-out. L’ho capito chiaramente. Voglio che il mondo sappia la verità su chi sono.
Nei giorni che seguirono la conversazione, ho iniziato a capire che ciò che volevo veramente era la verità, era fare coming-out. Voglio che venga fuori la realtà sulla mia omosessualità. Voglio che gli altri sappiano che l’omosessualità è un dono. Che si può vivere e amare come Dio ci ha creati. Noi siamo creati dall’amore per l’amore.
L’omosessualità non è una croce, non è una maledizione, non è un disordine intrinseco, è un dono, creato dall’amore per l’amore. È un dono vivificante di Dio che incarna i modi infiniti in cui il suo amore appare nel mondo. Questo è quello che voglio. Voglio che la verità esca fuori. Voglio che la gente sappia e, accettando questa verità, si ami reciprocamente.
Infine nel 2013, ho fatto pubblicamente coming-out in un mio libro intitolato “Hidden Voices, Reflections of a Gay Catholic Priest.” È stata una delle decisioni che mi ha più terrorizzato ed appagante che abbia mai preso. Non ho rimpianti. Vorrei solamente averlo fatto prima.
*Gary M. Meier, scrittore e prete cattolico sostenitore delle persone LGBTQ
Testo originale: What ‘National Coming Out Day’ Meant To Me As A Closeted Catholic Priest