Dio mi ha rivelato il Suo volto attraverso una relazione omosessuale
Testimonianza André* pubblicata sul sito cattolico Reflexion et Partage (Francia) il 2 novembre 2000, liberamente tradotto da Francesca Macilletti
Sono cristiano e omosessuale e oggi ho 48 anni. Ho scoperto la mia omosessualità all’incirca all’età di 15/16 anni. A quel tempo uscivo con molte ragazze in quanto non riuscivo a capire come mai fossi attratto dagli uomini. Mi sono spesso detto che si trattava solo di una fase.
Inoltre, per diversi anni, ho fatto il doppio gioco: avevo un amico che vedevo ogni tanto e continuavo a uscire con delle ragazze per imitare i miei amici e, forse, per provare a me stesso che non ero diverso dagli altri. Ho addirittura vissuto all’incirca un anno con una ragazza, Sabrine, con la quale avevo progettato di sposarmi.
Ma dentro di me capivo di non essere sincero con la mia natura. Credo di avere tentato di tutto per sbarazzarmi di quella omosessualità che faceva parte di me ma,omosessuale, lo ero nel più profondo. All’epoca non potevo dire di credere in Dio. Questa non era di certo una cosa di cui preoccuparsi.
Un giorno, nel 1975, nel mezzo di una relazione omosessuale, c’è stato in me un reale cambiamento, una conversione simile a quella di San Paolo sulla strada di Damasco. Ho riscoperto Dio il quale mi rivelò che il suo nome era AMORE. Questo ha operato un cambiamento radicale nella mia vita, non riguardo all’omosessualità, ma portandomi a riscoprire la fede e desiderare, profondamente, di donare la mia vita a Dio. Si, Dio mi ha rivelato il suo volto attraverso una relazione omosessuale.
Dopo un lungo percorso e un completo re-apprendimento della fede, sono entrato nella vita monastica e ho scoperto che la mia omosessualità non era per niente un ostacolo: è forse durante questo periodo che l’ho maggiormente accettata. E tutto questo grazie alla veritiera accoglienza dei responsabili della comunità, che non mi hanno giudicato ma, al contrario, mi hanno aiutato ad accettarmi per quello che ero e mi hanno detto che Dio mi amava comunque.
Oggi, vivo la mia vita cristiana e la mia omosessualità senza tensioni, sapendo che essa è la profonda struttura del mio essere. Sono un cristiano impegnato in diverse attività e questa luce della fede scoperta nel 1975 non mi lascia più. Anche se vivo senza profonde tensioni, vivo tuttavia un po’ nella clandestinità in quanto l’omosessualità viene vista in maniera negativa e, alcune volte, intollerante e dolorosa. Questa clandestinità mi proibisce di avere una certa stabilità. Alcuni amici, uomini e donne non omosessuali, conoscono la mia vita e l’accettano, ma devo ammettere che questi amici sono pochi.
Ho avuto la fortuna e la grazia d’incontrare, dopo la scoperta della mia omosessualità, un gran numero di persone differenti: amici che hanno sempre vissuto nel mondo omosessuale, monaci, religiosi, preti, uomini sposati. Questi diversi incontri mi hanno rivelato che vi era molta sofferenza e che tante persone vivevano la loro omosessualità nella clandestinità. Tuttavia, attraverso questi incontri, ho spesso scoperto il volto di Dio, di un Dio che mi invitava continuamente ad amare come Cristo lo fa.
Posso testimoniare l’incontro con un uomo sposato, abbastanza anziano, molto diverso da me nelle sue convinzioni politiche, sociali, cristiane e nella sua maniera di vivere l’omosessualità: mi ha fatto scoprire e sperimentare quello che voleva dire l’Amore gratuito di Dio. Citerò volentieri le parole di San Bernardo per descrivere questo amore: «L’amore è sufficiente a sé stesso, piace per sé stesso e in ragione di sé. È sé stesso merito e premio. L’amore non cerca ragioni, non cerca vantaggi all’infuori di sé. Il suo vantaggio sta nell’esistere. Amo perché amo, amo per amare.» (Sermone di San Bernardo sul Cantico dei Cantici).
Ciò che mi aiuta a vivere è, innanzitutto, la preghiera, specialmente quella dei salmi giornalieri, che mi rivela l’amore infinito di Dio e che mi spinge ad amare tutte le persone che incontro per quello che sono e ad agire per vivere meglio e far vivere meglio quelli che incontro. Sono quindi impegnato in diversi movimenti della Chiesa:
Cerco di diventare cristiano ogni giorno di più provando a vivere secondo i valori evangelici di giustizia, di condivisione, di rispetto e d’amore.
La mia omosessualità, legata a una certa sofferenza inevitabile, mi aiuta per meglio comprendere il mistero della natura umana, vivendolo sulla mia pelle. È, inoltre, un appello che spinge ad accogliere tutti quelli che hanno delle difficoltà di qualunque genere e a non giudicare, ma a cercare di comprendere per meglio amare. Dio ha aperto una breccia in Gesù Cristo incarnato nella storia e ha continuamente agito per rendere dignità a tutti gli sfortunati.
«Mi trovo così male nella mia Chiesa» per riprendere un’espressione conosciuta. In effetti, me ne sono occupato ma mi rendo conto che è spesso alienata sia dai riti che dalle regole della disciplina lontane dai valori evangelici, senza rendere conto a nessuno.
Ma, ancora una volta, credo che la Chiesa sia composta di persone che hanno i loro misteri. Quindi, sono convinto che non bisogna mai rinunciare e dobbiamo sempre dire ciò che pensiamo con determinazione, essendo certi che lo Spirito abiti nel cuore di tutti gli esseri umani e che uniti, potremo avanzare nella verità dell’amore.
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* Testimonianza scritta in occasione del Giubileo del 2000
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Testo originale: Dieu m’a révélé son visage à travers une relation homosexuelle