Gli omosessuali e lo ‘spirito della perversione’ di alcuni cristiani
Testimonianza tratta da Drachma, gruppo cattolico LGBT di Malta, del 14 luglio 2008, liberamente tradotta da Valentina Ambrogio
Accettare di essere diversi dagli altri e, a volte, accettare se stessi per ciò che si è, può sembrare una lotta sociale. Tuttavia, sentirsi dire di essere posseduti dallo spirito della perversione, non è altro che follia psicologica. Questa è la mia storia..
Sin da ragazzo, ho sempre saputo di essere diverso dagli altri ragazzi, ma comunque non mi sono mai posto delle domande né ho dato troppa importanza alla cosa.
A 18 anni cominciai ad interrogarmi sulla vita e su me stesso e, dopo un’attenta riflessione ed una valutazione dei miei sentimenti, mi resi conto di essere gay. Anche se ne ero consapevole, uscire allo scoperto mi spaventava molto; capita a tutti di avere paura di ciò che succederà dopo.
Quando parlai a mia madre della mia sessualità, devo ammettere che non se lo aspettava, ma comunque mi capiva e mi disse di non affrettare i tempi, che poteva anche trattarsi di una di quelle fasi passeggere dell’adolescenza, e che per lei non sarebbe stato un problema se fossi stato gay, perché di questi tempi è normale.
Comunque, per aiutarmi a capire se stavo attraversando una fase o meno, si rivolse ad una psicologa, che a quel tempo era co-presentatrice di un programma su una tv locale che aveva a che fare con la guarigione tramite preghiera.
Durante il primo incontro si presentò e in quella prima seduta volle sapere qualcosa in più su di me, sulla mia infanzia e sulla mia religione. Prima che iniziassi le sedute, mia madre le aveva accennato della grande sofferenza e del trauma che avevamo vissuto per la scomparsa di mio padre.
Dopo avermi fatto molte domande, mi chiese: “Allora, cosa ti preoccupa nella vita? Cos’è che ti fa soffrire?”. Continuò chiedendomi se tutto ciò aveva a che fare con la morte di mio padre.
Le risposi dicendole che quella esperienza era stata traumatizzante, ma anche che la vita deve andare avanti. Aggiunsi che mi trovavo lì affinché lei potesse aiutarmi a capire se fossi gay o se si trattasse semplicemente di una fase.
Fece una pausa e disse, “chi, tu? Gay? Non ho pensato neppure per un secondo che tu potessi essere gay, comunque non c’è da preoccuparsi”, aggiunse e prese un libro scritto da un prete e mi disse di leggere delle preghiere per far sì che lo Spirito Santo venisse a me e mi liberasse in pratica dal male, e che ne avremmo poi discusso più a fondo nella seconda seduta.
In quel momento della mia vita, in cui ero così vulnerabile, ho semplicemente fatto ciò che mi chiedeva, senza fare alcuna domanda. Prima che mi rendessi conto, era già arrivato il giorno della seconda visita ed è stato allora che si inoltrò nel discorso dell’omosessualità, dicendo che la nostra religione non accetta gli omosessuali e li considera creature del peccato.
Continuò dicendo che si poteva risolvere tutto, dal momento che i gay sono posseduti dallo spirito della perversione e che era stato dimostrato che con un esorcismo il demone poteva essere scacciato dal mio corpo e che sarei stato “libero di vivere una normale vita eterosessuale”.
Mi disse anche di non preoccuparmi, che avrebbe funzionato, che c’era un prete americano, credo, che aveva fatto un esorcismo ad una coppia gay che stava insieme da non so quanti anni e, ad esorcismo finito, i due erano diventati etero.
A quel tempo rimasi allibito, e mi invitò ad uno di quegli incontri organizzati da questo prete con un gruppo di suoi clienti, ovviamente per approfondire l’argomento, e sentirne parlare dal pastore stesso avrebbe avuto ancora più effetto.
Alla terza seduta, continuò a parlare di tutta quella questione della possessione e dell’accettazione religiosa e non riuscii più a trattenermi e dissi: “Mi scusi, ma chi è lei per dire che Dio non mi accetta?
Dio accetta e perdona tutti ed essere gay non è considerato un peccato, e per quanto mi riguarda, non ho mai rubato, ucciso né commesso un peccato mortale, e ho fede in Dio e sicuramente non sono posseduto e Dio mi ama per quello che sono. Dopotutto, Lui mi ha creato!” e quella fu la fine della mia terza ed ultima visita.
Subito dopo chiamai mia madre, le dissi della follia della psicologa, e poi mia madre le disse cosa pensava di lei. Raccontando la mia storia mi auguro tre cose…
Primo: che le persone che si suppone debbano dare dei pareri professionali, si assicurino di essere consapevoli di cosa stiano facendo, che capiscano cosa sta attraversando quella persona, e prima di dare qualsiasi consiglio, si accertino di aver svolto delle analisi adeguate, perché dando informazioni sbagliate o addirittura dicendo follie, i danni che potrebbero causare a quella persona sono inimmaginabili e potrebbero portare a forti depressioni ed anche al suicidio.
Secondo: mi piacerebbe che la chiesa riconoscesse che l’omosessualità costituisce un’ingente parte della struttura sociale, so che persino oggi le persone vivono nell’ombra. La chiesa dovrebbe capire che essere gay non rende un peccatori, si tratta solo di essere attratti dal proprio stesso sesso, e tra l’altro tutti hanno il diritto di essere amati e Dio stesso ha detto che amare gli altri ed essere amati è il più grande dono al mondo.
E terzo: che tu sia etero, lesbica, gay, bisex o transgender, non smettere di essere te stesso o di inseguire i tuoi sogni; nessuno ha il diritto di mortificarti o discriminarti, perché siamo tutti creature di Dio e siamo tutti Meravigliosi.
Testo originale: Possessed by the Spirit of Perversion?