Il giorno in cui mio figlio mi ha detto: “Sono omosessuale”
Dossier di Anne-Laure Gannac pubblicato su psychologies.com (Francia), liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Si sentivano dei genitori come gli altri. Fino al giorno in cui il figlio ha annunciato loro di essere omosessuale.
Pudiche e coraggiose, ecco delle testimonianze di genitori che hanno saputo superare questa “differenza”. Conoscevano l’omosessualità per averla vista “negli altri”.
Avevano, come tutti, un parere sulla cosa, più o meno tollerante a seconda della loro cultura, della loro morale, della loro educazione. Fino al giorno in cui il figlio ha annunciato loro di essere omosessuale.
Allora tutti i loro valori, anche i più liberali, sono andati in frantumi. Perché nessuno era preparato a questo.
Perché, malgrado l’evoluzione della mentalità, nessun genitore è mai pronto a diventare “genitore di un omosessuale”.
Dolore, pianti, incomprensione, rifiuto, colpa…Madri, padri e nonni raccontano “quel giorno in cui hanno imparato da loro figlio o loro figlia”.
Parlano di quello che hanno vissuto, come uno choc per la maggior parte di loro, dei loro primi pensieri, prime parole, primi gesti. Ritornano anche sulle tappe che hanno dovuto superare prima di “accettare”.
“È stato uno choc”
Danièle, 56 anni, e Gérard, 55, genitori di due figlie, una di 30, l’altra di 27 anni, omosessuale.
Danièle: “Aveva 25 anni quando ce l’ha annunciato. È stato uno choc. Poi ho compreso perché mi era sempre parsa “diversa”. Ci sono state molte lacrime, di me nelle sue braccia e di lei nelle mie.
Nel nome di un immenso amore. Dopo quindici giorni passati a rimettermi in discussione, mi sono detta: “Errori di educazione ne avrai pure fatti, come tutti. Allora smettila di rimuginare e progredisci.”
Mio marito mi ha enormemente sostenuta e ci siamo impegnati insieme nella causa omosessuale. Poco tempo dopo abbiamo sfilato al Gay Pride; cantavo forte e tenevo molto alto il mio cartello. Mia figlia era così fiera di me !”
Gérard: “Ho sempre più o meno avuto il dubbio. C’erano le amicizie femminili che prendevano sempre più spazio, le storie con i ragazzi che finivano senza un vero motivo.
Allora, quando ce l’ha annunciato, sono stato sollevato e fiero: sollevato di non dovermi più interrogare, e fiero che abbia osato dircelo.
La prima cosa che ho detto è stata: “Non hai scelto la strada facile, ma la cosa importante sei tu, che tu possa vivere come ti auguri, con la tua famiglia al tuo fianco.”
Mi sono chiesto se sarebbe stato diverso se fosse stata un ragazzo. Alla fine, quello che fa la differenza è la capacità di ammettere che i nostri figli non saranno come ce li immaginiamo, di sapersi dire che non facciamo i figli per noi stessi, ma che spetta a loro decidere della propria vita.”
“Avrei voluto che me ne avesse parlato prima”
Bernadette, 53 anni, divorziata, madre di un figlio di 32, omosessuale, e di una figlia di 30.
“Quattro anni fa l’ho incrociato con uno dei suoi amici che, l’avevo capito immediatamente, era omosessuale.
Qualche mese più tardi mi sono detta: “Non smette di parlarmi di questo ragazzo…e se anche lui fosse gay?” Una sera in cui mangiavamo tête à tête gli ho fatto la domanda.
Mi ha risposto: “Sì…È grave?” Spontaneamente gli ho detto di no, ma che avrei voluto che me ne avesse parlato prima. Secondo lui “io lo sapevo”.
Nei giorni seguenti ho fatto come quasi tutti i genitori: mi sono chiesta da dove potesse venire, se c’era già stata in famiglia…
Ma senza cercare oltre. Faccio parte di quelle rarissime madri che hanno accettato di primo acchito l’omosessualità del figlio. Per me ci sono persone gay, altre sono etero, è la natura che li ha fatti così, niente di più.
L’ho annunciato immediatamente ai miei quattro fratelli e alle mie quattro sorelle. Alcuni si sono complimentati con me per la mia franchezza e il mio coraggio, altri non hanno detto niente, ma nel modo in cui ho presentato loro la cosa non c’era posto per i commenti. È mio figlio, è così, non giudico quelli degli altri, che non vengano a giudicare il mio.
Visto che la storia d’amore che vive con il suo amico, molte coppie etero la possono invidiare.”
Mio marito ha avuto un malore al cuore
Christiane, 49 anni, sposata, madre di un ragazzo di 22 e di una ragazza di 16, tutti e due omosessuali.
“Eravamo a tavola. Mio figlio, che allora aveva 19 anni, prende la parola: “Ho qualche cosa da dirvi. Indovinate.” Né io né mio marito sappiamo rispondere. “Sono gay e ho un amico.” Lo choc.
Mio marito ha avuto un malore al cuore. Io invece sono schifata. L’indomani ho rimuginato: “Ma dove ho sbagliato?”
Mi sono voluta informare, parlarne a psicologi, questo mi ha caricato di un senso di colpa ancora maggiore.
La mia depressione è durata sei mesi, fino a che ho scoperto un’associazione di genitori di omosessuali. Lì ho incontrato dei genitori molto diversi.
Questo mi ha permesso di capire che non esistevano delle regole. Poi mio figlio ha pronunciato una frase memorabile: “Anche se tu fossi responsabile, te ne ringrazierei, perché io sono felice così.”
Oggi lo vediamo regolarmente, con il suo amico. Mio marito conserva sempre questa pena in fondo al cuore, ma ha la delicatezza di non mostrare nulla.
La cosa più difficile è stata accettare che non avremo nipotini, poiché un anno fa nostra figlia ci ha rivelato di essere lesbica.
Ma di questo avevamo sempre avuto più o meno il sospetto. È stato meno difficile. Non ci sono quelle immagini che mi hanno ossessionata per lungo tempo, per mio figlio, quelle immagini che ci hanno bloccati, me e mio marito, al punto di non poter più fare l’amore…
Quelle immagini che abbiamo finito per cacciare, con il tempo e grazie alla conoscenza dell’ambiente gay. Recentemente ho domandato loro se avrebbero voluto essere dell’altro sesso.
Mi hanno risposto spontaneamente: “Questo mai !” Dopo questo non mi interrogo più; ho compreso di avere due figli felici di essere quello che sono. Per una madre questa è la cosa più importante.”
“Ho creduto di stare per morire”
Brigitte, 58 anni, sposata, madre di tre figli, di cui l’ultimo è omosessuale. “Era sette anni fa. Vedevo che mio figlio stava male.
Un giorno mio marito si è innervosito contro di lui e mi sono interposta: “Lascialo tranquillo, è sicuramente innamorato.”
Qualche giorno più tardi è venuto a trovarmi: sì, era innamorato. “Ma non di una ragazza” ha aggiunto. Che cosa ho provato? Ho creduto di stare per morire.
Mi ha detto: “Mamma, ma questo ti fa proprio così male? Guarda che amare le ragazze o i ragazzi poco importa, amare è amare.”
Gli ho risposto che sapevo che questa cosa esisteva, ma che non me la auguravo per lui. Progressivamente l’ha detto a tutta la famiglia, salvo a suo padre. Aveva troppa paura.
Passano due anni, mi domanda di dirlo a suo padre. Ho rifiutato: non spettava a me farlo. Ha fatto venire i suoi fratelli e abbiamo tutti assistito alla scena…
Mio marito si è messo a insultarlo, a dire che odiava i gay, che se avesse potuto li avrebbe ammazzati tutti… Era spaventoso. Mio figlio è partito. Per molti mesi, nemmeno una parola sull’argomento.
Ho finito per parlare a mio marito: non potevo rifiutare un figlio a causa sua, non volevo che la mia famiglia fosse divisa. Ha riflettuto. Oggi, anche se rifiuta di parlarne, i suoi rapporti con suo figlio sono buoni.
Per quanto mi riguarda non mi pento di avere, di primo acchito, reagito così male davanti a mio figlio. Ma ce l’ho con la nostra cultura giudaico-cristiana, alla nostra educazione che ci rende ciechi e ci impone tali pregiudizi.”
“Aveva il mio totale sostegno”
Brigitte, 49 anni, e Georges, 51, hanno ciascuno un figlio nato da un precedente matrimonio; quello di Brigitte, 23 anni, è omosessuale.
Brigitte: “Gli è uscito di bocca durante una discussione senza importanza: “Sono gay.” È stato uno choc. Non me lo aspettavo assolutamente.
Per quattro giorni non se ne è riparlato e io ho riflettuto, da sola. Mi sentivo troppo “bastonata” per potermi confidare a chicchessia.
E avevo bisogno di pensare al modo in cui dovevo reagire. Non volevo pronunciare parole che potessero fargli del male. Ho pensato ai nipoti che non avrei avuto, alle malattie che rischiava di prendere…
Ma quello che mi preoccupava di più era lo sguardo degli altri: come gestire questa differenza di fronte alla società?
Ho ricevuto un’educazione fondata sulla paura di “quello che diranno”; è stato necessario fare un vero lavoro su me stessa per disfarmene. Per due anni non ne ho parlato: “È un segreto tra noi” mi aveva detto mio figlio.
Aveva solo 17 anni all’epoca e non si sentiva in grado di farsi carico della sua omosessualità. Il giorno in cui mi ha detto di essere pronto mi sono subito rivolta a mio marito. La sua reazione è stata molto positiva.
Insieme abbiamo deciso di investire le nostre energie per la causa omosessuale. Questo mi ha cambiato la vita: ho scoperto in me un coraggio e una combattività che non mi conoscevo. Battersi per la causa del proprio figlio, quale che sia, è senza dubbio ciò che c’è di più gratificante.”
Georges: “Nel mio ruolo di patrigno osservavo ciò che riguardava Benoît con più distacco; per me l’annuncio della sua omosessualità non è stato uno scoop. La mia sola preoccupazione è stata di sapere se ne avrebbe sostenuto il peso.
Mi avrebbe fatto troppo male vederlo soffrire per questo. Se no, aveva il mio totale sostegno. In ogni caso mi sembrava impensabile reagire altrimenti, per rispetto ai principi di tolleranza che ho sempre difeso, e soprattutto perché amo mia moglie.
Nemmeno un secondo ho immaginato di lasciarla da sola a vivere questa situazione mentre io facevo lo spettatore. Questa esperienza ha reso la nostra coppia più forte ancora.
Mi ha anche avvicinato a Benoît; sa che può contare su di me. Con il suo vero padre non è così semplice… La mia reazione non sarebbe stata diversa se fosse stato mio figlio, perché, per me, un figlio non ci “appartiene”: è un essere indipendente.
Non c’è quindi da giudicarlo, ma solamente da cercare di comprenderlo e sostenerlo nelle sue scelte.
È quello che Brigitte e io abbiamo voluto fare, ed è senza dubbio quello che ha contribuito a fare di Benoît un giovane uomo in fiore…e fiero dei suoi genitori.”
Testo originale: Le jour où il m’a dit : ” Je suis homo”