Il mio travagliato coming out con me stesso
Testimonianza di Jody Clarck Cornelius tratta da affirmation.org (USA), liberamente tradotta da Dino
Sono cresciuto nell’Idaho sudorientale e nel nord dell’Utah. Sono nato a Loga (Utah). Così ho imparato che cosa voleva dire far parte di una società che non accettava ciò che io sapevo di essere. O forse aveva troppa paura di occuparsene. Fin dall’inizio, dal periodo più lontano di cui mi possa ricordare, ho saputo benissimo da cosa ero attratto. Essendo un bambino, non si trattava evidentemente di un’attrazione sessuale, ma la cosa era già lì, ferma.
Quando avevamo gente in visita, e qualcuno era un bell’uomo, io mi avvicinavo a lui e lo fissavo in faccia. Penso che questo mettesse a disagio mio padre e probabilmente per lo stesso motivo anche la persona che stavo fissando.
E’ divertente pensarci ora, ma anche a quel tempo; ero ancora proprio innocente, ma ero già attratto da un bell’uomo. Inoltre avevo la sensazione di essere diverso dalla maggioranza dei ragazzi con cui andavo a scuola, per lo meno da molti di loro.
Venivo preso in giro e tormentato perchè ero calmo, riservato, ed avevo proprio il cuore tenero. Di continuo ero sfidato a fare la lotta ed ero chiamato femminuccia o “mezzasega”. E’ difficile capire perchè i bambini volevano trattarmi in questo modo, ma credo perchè percepivano la mia diversità. I bambini possono essere molto cattivi nella scuola elementare e nella scuola media.
Il mio coming out è avvenuto molto tempo dopo, quando mi sono confidato con mia madre, seduto accanto a lei, mentre guardavamo la vecchia serie TV degli anni ’60 e ’70 chiamata “Wild, Wild, West” con Robert Conrad come attore protagonista. Ora riderebbe, ma allora fu disgustata.
Avevamo un buon rapporto ed abbiamo riso molto ma anche pianto sul perchè io ero gay. Ma adesso è tutto passato. Lei è morta nel giorno del mio 32° compleanno, in un incidente frontale nel 1991. Le mancherò tanto, ma so che lei mi guarda dall’alto.
Fin dal principio ho capito che avrei avuto problemi con molte persone riguardo al fatto che accettavo la mia diversità ad avvertivo che in realtà era un “loro” problema. Ma quando sono diventato più adulto, mio padre ha cercato di cambiarmi e di spingermi ad odiare ciò che avevo capito di essere, con il sostegno dei miei insegnanti del seminario dell’ High School in Idaho.
Così quando ebbi l’età per essere un missionario, ero completamente confuso. Avevo capito che la mia inclinazione omosessuale non se ne stava affatto andando via.
Ma ancora una volta ero abbastanza ingenuo da credere ai miei insegnanti del seminario, compreso Boyd K. Parker, il quale disse ad un mio fratello gay che se avesse continuato “a far finta di essere così”, ancora per molto tempo, questo modo di essere sarebbe diventato una sua vera e propria caratteristica.
E così nel 1979 sono andato in una missione a Tokio, per insegnare, e anche per superare il mio problema. Mentre questo mio fratello ora è divorziato, gay, padre di 5 figli, è stato dentro e poi fuori da Evergreen, ed ha avuto due ex-amanti.
Io sono ritornato a casa presto dalla mia missione, poichè il mio collega si era innamorato di me ed io di lui. Così ho avuto un esaurimento nervoso ed emotivo.
Ho trascorso un periodo di sei anni di completa astinenza, e nel corso del 1986 ho tentato il sucidio. Vedete, avevo fatto con Dio un patto e preso accordi non realizzabili. Bisognava che io accettassi la mia inclinazione omosessuale e prendessi possesso della mia vita.
Sono stupido? Si, ma perchè sono stato condizionato da persone che avevo sempre creduto corrette e giuste. E qui ho imparato che bisogna fidarsi della propria coscienza e delle proprie intuizioni, e non dell’aiuto umano.
Così ho aperto l’armadio del mio compagno di camera ed ho preso la sua pistola 22 semiautomatica. Ho tolto le cartucce, e mi sono esercitato ad azionare il grilletto con l’arma puntata alla mia testa, fino a che ho smesso di scostare la testa quando esso scattava.
Allora ho sentito nella mia mente un pensiero quasi ad alta voce, come se qualcuno mi parlasse. “Sarebbe molto meglio che tu vivessi la tua vita, il modo in cui la intendi tu è sbagliato, piuttosto che vivere aspettando in eterno ciò che hai progettato di fare!”.
Così ho messo giù la pistola ed ho cambiato la mia vita, completamente. Ho gettato via la zavorra che mi avevano messo addosso quelle persone che io pensavo mi volessero il mio bene. E mi sono tenuto stretto le verità che mi riguardavano, in riferimento alla mia vita. Non ho guardato indietro mai. E non mi sono pentito.
Non sono uscito dalla comunità. Il mio Presidente di Stake (ndr lo Stake è l’equivalente mormonico della diocesi nella Chiesa Cattolica) disse di me che non avevo fatto niente di male e che non mi ero opposto alla Chiesa e così lo spirito gli ha suggerito di lasciarmi stare. In conclusione è stato un uomo che ha cercato di vivere prendendo spunto dallo spirito e non dalla sua opinione.
Ma recentemente i miei capi locali mi hanno spedito in Oregon con una “buona intenzione” riguardante la mia anima. Essi hanno preso tutto il mio dossier dai “dead files” dell’ufficio centrale e l’hanno mandato qui in Oregon. (ndr i “Dead files” sono quei dati che hanno lo scopo di screditare la persona. Sono in uso ad es: in Scientology e nella Chiesa Mormonica. ndr). Ho imparato che il silenzio e la pace non possono durare per sempre.
Così quando il segretario della mia circoscrizione non potè organizzarmi un incontro con il mio vescovo, fu il mio vescovo che mi chiamò. Aveva cercato di combinare un incontro con il Presidente di Stake e sarebbe stato presente anche lui. Io gli dissi queste parole: “No, questo non avverrà. Avevo chiesto alla Chiesa di lasciarmi stare finchè la gente non mi avesse accettato nel gregge così come sono, senza alcuna condizione. Ma dato che insistete nel farmi pressione, allora anch’io devo insistere perchè il mio nome venga tolto dai registri della Chiesa”.
Lui ritirò le sue parole, io potevo sentire che la sua voce esitava per l’emozione. Da allora non ho più sentito niente da parte sua, benchè io stia ancora ricevendo la newsletter mensile della circoscrizione.
Penso che sia tutto a posto… Io credo che abbiano delle buone intenzioni, ma nemmeno se camminassero a piedi per miglia e miglia, non potranno mai capire cosa significa essere gay, in un ambiente e in una cultura LDS (ndr Chiesa dei Santi dell’Ultimo Giorno, sinonimo della Chiesa Mormone) e nemmeno il dover sfuggire a qualcosa che è fuori dal nostro controllo.
Io ancora non so se sono membro del registro della Chiesa oppure no, ma lascio che sia il Signore a giudicare, non l’uomo. Cinque anni fa sarei stato emotivamente sconvolto se il mio nome non fosse più stato presente nel registro della Chiesa, ma l’età e il tempo mi hanno reso più forte e mi hanno dato una visione più realistica della spiritualità e del mio ruolo in essa.
Ho un meraviglioso innamorato che si chiama Geoffrey, stiamo insieme dal gennaio 1995, e siamo sempre più uniti ogni anno che passa. Stranamente ho incontrato Geoff in un cowboy bar di Salt Lake City. Lui era originario dell’Oregon, ed io ho sempre desiderato vivere lì, così adesso finalmente ci siamo! I miei viaggi tra Utah e Idaho cominciano ad essere sempre meno frequenti.
La distanza fa sì che il cuore diventi più tenero. Ed inoltre ci si prospetta un benessere psicologico molto al di sopra degli eccessi negativi che ho vissuto quando stavo a “Zion” (Questo è il nome di una località dell’Utah, sede di un parco nazionale, in cui è molto presente la Chiesa Mormonica – ndr).
Non si può dire che sia gente senza difetti, ma amo questo nuovo ambiente sociale! La storia continua ad andare avanti finchè sarò vivo, ma….almeno quel capitolo è concluso!
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Testo originale: Coming Out in Utah