Il peccato di Sodoma? La violenza e l’inospitalità
Riflessioni bibliche* di Claude Besson tratte da “Homosexuels Catholiques, sortir de l’impasse” (Omosessuali cattolici, uscire allo scoperto), Paris, Editions de l’Atelier, 2012, p. 75 e seguenti, liberamente tradotte da Francesca Macilletti
Il racconto di Sodoma è il più conosciuto dei racconti che viene considerato come una condanna dell’omosessualità. Si trova nel libro della Genesi, capitolo 19, versetti 1-11. È la storia di un uomo, Lot, che è stato nomade e vive nella città di Sodoma. Per gli abitanti del deserto, l’ospitalità è sacra. Nel momento in cui vede arrivare due viaggiatori (due angeli, ci dice il racconto biblico, cioè due inviati da Dio poiché ogni viaggiatore è accolto come tale) si precipita per accoglierli nella sua casa per la notte. Non erano ancora a letto, continua il racconto, che gli abitanti di Sodoma circondarono la casa:
“Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!». [1] Lot uscì verso di loro sulla soglia e, dopo aver chiuso la porta dietro di sé, disse: «No, fratelli miei, non fate loro del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra del mio tetto».
Ma quelli risposero: «Tìrati via! Quest’individuo è venuto qui come straniero e vuole fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!». E spingendosi violentemente contro quell’uomo, cioè contro Lot, si fecero avanti per sfondare la porta. Allora, dall’interno, quegli uomini sporsero le mani, si trassero in casa Lot e chiusero la porta; colpirono di cecità gli uomini che erano all’ingresso della casa, dal più piccolo al più grande, così che non riuscirono a trovare la porta.” [2]
Il seguito del racconto ci dice che gli angeli visitatori avvertirono Lot che Dio avrebbe distrutto Sodoma sotto una pioggia di fuoco e sofferenza. E la città fu distrutta. Lot e la sua famiglia dovettero fuggire e, fatta eccezione di sua moglie, tutti i suoi si salvarono.
Al giorno d’oggi, leggendo attentamente il testo, tutti i commentatori sono d’accordo nel dire che non è la presunta omosessualità degli abitanti di Sodoma che provocò il giudizio di Dio, ma un’aggressione collettiva, un atto di violenza sessuale gratuita, che non rispettò il dovere ad accogliere lo straniero e all’ospitalità.
Altri testi dell’Antico Testamento alludono al peccato di Sodoma. Nello stesso modo il libro di Isaia parla dell’assenza di giustizia sociale (Isaia 1,10; 3,9). Il profeta Ezechiele insiste sull’orgoglio, l’ingordigia, l’insolenza e il mancato soccorso al povero e allo sfortunato (Ezechiele 16,49). In tutte queste espressioni, l’allusione al racconto di Sodoma condanna in primo luogo la violenza, compresa quella sessuale.
Un altro testo del libro dei Giudici al capitolo 19, conferma questa interpretazione. Racconta un’altra storia, in modo analogo a quella di Sodoma. Un levita con la sua concubina sono accolti da un anziano della città di Gàbaa. Come nella storia precedente, alcuni abitanti della città, «degli autentici villani», circondarono la casa domandando all’anziano di consegnare loro il Levita perché potessero conoscerlo. L’anziano rifiutò offrendo loro sua figlia ma questi declinarono l’offerta.
Alla fine il Levita offrì la sua concubina che venne violentata dagli uomini della città per tutta la notte. In rappresaglia, tutte le tribù d’Israele levarono un’armata e distrussero la città di Gàbaa. Questo racconto, nella sua composizione, è molto simile a quello di Sodoma. La violenza sessuale è condannata in entrambi i casi. Il punto centrale dei racconti non è legato a un’orientazione sessuale, ma a un’aggressione sessuale che sottolinea la durezza degli abitanti di Sodoma e Gàbaa, così come il loro rifiuto dell’ospitalità e nei confronti dello straniero.
Per di più, i testi biblici nel Nuovo Testamento che fanno riferimento all’episodio di Sodoma, non insistono mai sull’omosessualità, e neppure sulla violenza sessuale, ma sul rifiuto dell’ospitalità: Matteo 10,15; 11,23-24; Luca 9,51-56; 10,12; 17,22-37; Romani 9,29. Soltanto la lettera di Giuda al versetto 7, fa un’allusione a Sodoma con una netta condanna sessuale. Ma Daniel Helminiak, nel suo studio su questo passaggio, mostra che Giuda condanna il commercio sessuale con gli angeli, non quello tra gli uomini [3].
Nel Nuovo Testamento, il peccato di Sodoma corrisponde, in maniera evidente, al rifiuto di accogliere lo straniero e non al comportamento sessuale. «Si deve affermare che, malgrado la tradizione ecclesiastica, lo scopo del racconto non è la condanna dell’omosessualità. Questo è molto chiaro; si tratta di condannare il rifiuto dell’ospitalità, rifiuto che tocca Dio direttamente considerando che, per di più, gli ospiti sono degli «angeli» rappresentanti di Dio. Quindi, ciò che è stigmatizzato è il rifiuto all’altro»[4]
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[1] La parola «Yada» (conoscere) designa generalmente nel Vecchio Testamento il coito. «Conoscere» potrebbe essere qui tradotto con «avere dei rapporti sessuali con loro».
[2] Genèse, 19, 4-11
[3] Daniel Helminiak,Ce que la Bible dit vraiment de l’homosexualité (Quello che la Bibbia veramente dice dell’omosessualità), Paris, Les Empêcheurs de penser en rond, 2005, p. 179 e seguito
[4] Xavier Thévenot, Homosexualités masculines et morale chrétienne (Omosessualità maschile e morale cristiana), Paris, Le Cerf, 1985, p. 217
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* Testo pubblicato anche sul sito cattolico Réflexion et partage (Francia) il 21 luglio 2013.
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Titolo originale: Le péché de Sodome: la violence et l’inhospitalite