La ballata di Miss Fortune, Rose & queer
Recensione di Silvia Lanzi, 29 novembre 2012
In una notte del 1820 lord Geoffroy Loveall si imbatte in un neonato abbandonato sottraendolo da una morte sicura e lo adotta come erede. Se non che il bimbo viene poi cresciuto come se si trattasse di una femminuccia per prendere il posto, nel cuore di Geoffroy, dell’adorata sorellina morta tragicamente. La vita di Rose bimba/o trascorre felice e serena, fino all’inevitabile presa di coscienza che lei è diversa dalle altre bambine…
L’arrivo dell’amichetta Sarah e di suo fratello Stephen e gli ambivalenti sentimenti della piccola per i due ragazzi sarà infatti la classica goccia che fa traboccare il vaso e che spingerà Rose a lasciare la casa paterna per ritrovare se stessa/o.
Dopo molte peripezie ed esperienze di vita non troppo edificanti Rose torna nella casa avita, ma l’inganno è smascherato. Gli avidi parenti, infatti, affollano il maniero reclamandone l’eredità e tutto sembra perduto finché…
Libro assolutamente delizioso e ben scritto, pieno di umorismo e di trovate assolutamente irresistibili, che ricorda da vicino il dickensiano Circolo Pickwic, quest’opera prima di Wesely Stace, esplora il confine, spesso labile dell’identità di genere. Ma ancor di più è l’esplorazione di un’anima, della sua essenza e dell’essenza stessa del significato della vita.
Una lettura incantevole, un libro da tenere nella propria biblioteca anzi, meglio, sulla scrivania o sul comodino, a portata di mano.
Wesely Stace, La ballata di Miss Fortune, Mondadori, 2006, pp. 547