La luce è passata. Come l’omosessualità delle nostre figlie cambiò noi e la nostra parrocchia
Così, un giorno, ci chiamò e (ci) chiese una persona per ognuna delle quattro Piccole Comunità di Fede per fare una breve testimonianza di tre minuti durante l’eucarestia domenicale. Non dissi a Florence quel che sarebbe successo, pregai e mi appuntai alcuni pensieri.
Nonostante i dubbi e i timori per quel che stavo per dire, quella domenica mattina, quando venne il mio turno, camminai fino al microfono e parlai brevemente su come questo gruppo avesse aumentato la mia fede; di come le nostre discussioni mi avessero fatto apprezzare ancora di più le Scritture. Alla fine parlai delle nostre due figlie gemelle, lesbiche, che erano state battezzate a St. Andrew, ma non venivano più qui (in chiesa) perché non si sentivano accolte a causa di ciò che il Vaticano, come pure gli altri Cattolici affermavano circa il loro orientamento sessuale.
Quella domenica mattina parlai dell’intento della Missione della parrocchia di St. Andrew. Di come sia basata sulla missione di Cristo e sull’amore inclusivo (totale) datoci da Luca (cap. IV, 18) e che gli era stata data da Dio: “Portate buone notizie al povero, proclamate libertà per i prigionieri, liberate gli oppressi, e ai ciechi una vista nuova, proclamate l’anno di grazia del Signore”. Raccontai loro che avevo imparato, nella nostra Piccola Comunità di Fede, che quando e se le nostre figlie avessero deciso di rientrare in parrocchia avrebbero trovato persone che amavano Dio che le aspettavano e una chiesa sicura e piena di amore. E che ero sicuro che sarebbero state accolte con amore e comprensione.
Ci fu un silenzio sbalordito per alcuni secondi dopo che ebbi parlato. Quindi gli applausi. Quando tornai a sedermi, Florence mi abbracciò. Un uomo di mezza età, un parrocchiano gay che era seduto di fronte a noi e che aveva frequentato la scuola a St. Andrew, e che non aveva mai vacillato nella sua fede nonostante tutto, si girò, sorrise, e mi ringraziò.
Guardando indietro, so che non avrei mai trovato il coraggio di alzarmi e dire ciò che dissi senza l’aiuto dello Spirito. Per quanto ne sappia, era la prima volta che le parole “gay” e “lesbica”, venivano pronunciate in questa chiesa.
Sono passati dieci, fino a questo gennaio, nel 2005. Il fine settimana che va dal 21 al 23 gennaio 2005, la parrocchia di St. Andrew fece il suo ritiro annuale al Retreat House, in un posto in mezzo ai boschi. C’erano circa 40 partecipanti, compreso il nostro nuovo pastore, padre Chuck Lienert. Si trattava per lo più di un ritiro di silenzio e contemplazione. Guardavamo alla nostra parrocchia per capire dove eravamo e dove stavamo andando. Pensammo, pregammo e parlammo (per capire) se eravamo una parrocchia accogliente e aderente al messaggio di Cristo (contenuto) nel capitolo 4 di Luca, come avremmo dovuto essere.
Domenica, a colazione, ero seduto vicino ad una giovane madre, Mary, che aveva due figlie che frequentavano le elementari. Parlammo dei nostri figli. Lei ci disse delle sue figlie alle elementari. Mary ci raccontò che avevano amici che avevano “due mamme”. E le sue bambine domandarono a Mary come mai. Lei rispose alle loro domande in modo semplice e amorevole. Mary disse che le sue figlie “non avevano problemi riguardo a questo, dal momento che non trovavano nulla di strano in una situazione familiare simile”.
Quindi Mary mi guardò e disse: “Ricordo ancora quella domenica mattina nella quale tu ti alzasti e parlasti delle tue figlie e di St. Andrew e di come avrebbero voluto trovare in St. Andrew un posto sicuro e amorevole quando avrebbero scelto di ritornare”.
Il messaggio dell’amore di Cristo era passato ad un’altra generazione. Una piccola luce era passata alla giovane madre e adesso alle sue bambine.
Come genitori di due splendide figlie lesbiche speriamo che questo amore, questa luce bruci l’odio e la paura che ancora si trovano nella chiesa di Cristo. Lo Spirito ci chiede il coraggio di parlare dell’amore di Dio per tutti noi!
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Testo originale: The light has been passed (file pdf)