La strage di Orlando esacerberà l’odio dei gay contro i musulmani?
Articolo di Aude Lorriaux pubblicato su Slate (Francia) il 13 giugno 2016, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Quando un pazzo che asserisce di essere islamico o di trarre ispirazione dall’Isis quando commette un attentato contro una discoteca gay, le conseguenze politiche e sociali possono essere devastanti. I sempliciotti vedono solo due gruppi: i musulmani e i gay e sono tentati di contrapporli. Anche perché l’odio di una parte della comunità gay contro i musulmani si è amplificato in questi ultimi anni presso gran parte della popolazione, tanto che possiamo parlare di omonazionalismo.
Coniato nel 2007 dall’universitario Jashib Puar l’omonazionalismo definisce la comparsa presso gli omosessuali di un nazionalismo, che viene giustificato con la presunta minaccia costituita dall’islam. Più in generale descrive l’utilizzo che viene fatto da parte di associazioni GLBT di ideologie apertamente razziste o islamofobe.
Questo razzismo e questo odio è in aumento tra militanti e universitari. È così che la filosofa e icona del movimento GLBT Judith Butler, durante il gay pride di Berlino, ha rifiutato un premio che le era destinato preferendo pronunciare questo discorso. “Perderei il mio coraggio se accettassi semplicemente questo premio nelle condizioni politiche attuali. Gli organizzatori hanno fatto dichiarazioni razziste o non hanno preso le distanze da dichiarazioni razziste di altri che li avevano coinvolti. Detto questo devo prendere le distanze da questa complicità con il razzismo soprattutto antimusulmano. Attualmente vari governi europei sostengono che i diritti di gay, lesbiche e queer vadano sostenuti e ci fanno credere che sia necessario odiare gli immigrati per proteggerci. Dobbiamo rifiutare tutto ciò… Ma chi dice no? E Chi subisce questo razzismo? Dove sono i queer che si battono davvero contro tutto questo?…”. Al discorso di Judith Butler ne è seguito un altro tenuto dalla filosofa Angela Davis.
Partiti d’estrema destra che difendono il matrimonio per tutti
Il saggio di Jashib Puar e il discorso di Judith Butler sono rivelatori e mettono a nudo l’infiltrazione in atto nei movimenti GLBT da parte di militanti nazionalisti di destra, anche. È in questo periodo che Ludovic Mohamed Zahed, dottore in antropologia, fondatore della prima moschea inclusiva aperta agli omosessuali musulmani ha constatato che i nazionalisti arabi e israeliani le recuperano rivendicazioni GLBT. E il movimento non ha risparmiato l’Europa.
È così che un “ East end Pride” organizzato nel 2011 è stato annullato dopo la rivelazione che uno degli organizzatori intratteneva legami con l’English Defense League, un movimento di estrema destra, ferocemente antimusulmano, secondo Rue 89.
Uno dei primi simboli del nazionalismo gay in Europa è stata l’ascesa di Pim Fortyn, nazionalista olandese gay dichiarato che venne assassinato nel 2002. Pim Fortyn è morto, ma le sue idee circolano ancora. Sono state riprese da Gert Wilders che ha fondato nei Paesi Bassi il PVV, partito islamofobo, che però difende il matrimonio gay. Analoghe posizioni ha il FPO, partito d’estrema destra austriaco. Il politologo Gael Buster definisce queste formazioni d’estrema destra: edoniste e rassicuranti.
Odio crescente nei confronti delle periferie.
È quando il PVV diventa la terza politica dei Paesi Bassi che la Francia inizia a rendersi conto del problema. Ludovic Mohamed Zahed narra d’aver subito un secco rifiuto nel 2011 quando la sua associazione di gay musulmani H2MF(homosexuels musulmans de France) ha chiesto d’aderire al collettivo delle associazioni GLBT della zona.
La questione si è chiusa con un comunicato di H2MF che condanna l’islamofobia delle associazioni GLBT. È sempre in quel anno che il comitato promotore del gay pride aveva scelto come insegna un gallo con un boa rosso di piume al collo, provocando una violenta protesta contro questo omaggio nazionalista. L’insegna è stata tolta, ma il dibattito è lungi dall’essere morto e sepolto.
“Il gay francese diventa nazionalista, quello che chiamiamo omonazionalismo” scrive Didier Le Strade su Slate. Qualche mese dopo costaterà nel suo libro “Pourquoi tous les gays sont passés à droite” che tutti i suoi amici, o buona parte di essi, confessano di provare un’antipatia e un disagio crescente nei confronti degli abitanti delle periferie, in modo particolare arabi e neri.
Il Front National sfrutta l’omonazionalismo nascente
Come fine politico qual è Marine Le Pen fiuta una nuova pista, un’occasione da sogno di fare uscire il suo partito dalla demonizzazione. A partire dal 2010 pronuncia una serie di discorsi inserendo frasi chiave, come messaggi subliminali rivolti agli elettori gay. Afferma, ad esempio, che “in certi quartieri non sta bene essere, né donna, né gay, né ebreo, né francese e nemmeno bianco”
Reitera un anno dopo proclamando: “Che tu sia uomo o donna, etero o gay, cristiano, ebreo, musulmano o ateo prima di tutto sei francese.”
Per il nuovo Front National non si tratta più di porre il tema nazionale come un tema razziale, ma farne una questione di genere e di sessualità, analizza Eric Fassin. Gli anni passano e il Front National è quasi diventato un partito gay-friendly. Agli occhi dei suoi sostenitori gay la presidentessa non solo si è rifiutata di partecipare alla manifestazione contro il matrimonio per tutti, ma si circonda anche di quadri del partito gay come Florian Philippot o Sebastien Chenu ex segretario dell’UMP e fondatore dell’associazione gay Lib nel defunto partito UMP.
C’è stato un grande afflusso di militanti gay assicura Sylvain Crepon del JPP. La tattica del Front National si incrocia con l’omonazionalismo francese. Dal 2012 uno studio IPOP per il Cevipof mostra che il dieci per cento delle persone gay intervistate afferma d’essere vicino al Front National, un punto in più della media nazionale. Il sostegno non è diminuito dato che alle regionali il 32, 45% delle coppie omosessuali sposate ha votato per il Front National, contro un 29% delle coppie eterosessuali sposate.
La zona grigia e l’Isis
Giocando sull’amalgama tra terroristi e musulmani gli attentati alimentano l’omonazionalismo e rafforzano la frattura tra le due comunità quella GLBT e la musulmana. Una frattura voluta l’Isis che la teorizza in un articolo di dieci pagine intitolato “La zona grigia”, la zona grigia sarebbe quella in cui secondo l’Isis navigano i musulmani occidentali, divisi tra appartenenza religiosa e gli imperativi della società occidentale che li spingono a rinnegarla:
“I Musulmani in Occidente si ritroveranno alla svelta a dover fare delle scelte o diventano apostati e professano la religione kafir (miscredente) predicata da Bush, Obama, Blair, Cameron, Sarkozy, Hollande in nome dell’Islam per vivere tra i Kafir senza problemi, o effettuano la Hira verso lo stato islamico sfuggendo così alla persecuzione da parte dei governi e dei cittadini degli stati crociati” pubblicato su Daesh (ISIS) sulla sua rivista Dabiq (p.54)
Una teoria, che per il momento purtroppo ha fatto breccia, se osserviamo la crescita dell’estrema destra alle elezioni francesi dopo gli attentati del 2015.
Testo originale: La tuerie d’Orlando va exacerber la haine des gays contre les musulmans