La Trasfigurazione, il principio mistico dell’esistenza
Riflessioni bibliche del reverendo Mario Bonfanti* pubblicate sul sito della comunità MCC Il Cerchio il 6 agosto 2017
Oggi domenica 6 agosto la liturgia di diverse chiese cristiane ricorda la Trasfigurazione di Gesù. Un racconto presente in tutta la tradizione sinottica (Matteo 17:1-9; Marco 9:2-10; Luca 9:28-36) e che vorrei provare a reinterpretare anche a partire da una mia particolare esperienza di trasfigurazione.
Premessa semantica
Il termine “trasfigurazione” indica un cambiamento di figura, aspetto o espressione. Può avere un’accezione negativa: “Le privazioni e i patimenti della prigionia lo avevano trasfigurato; forse che la malinconia e il lungo dolore … m’ha sì trasfigurato,che ella non mi riconosce” (Boccaccio). Oppure assumere una valenza positiva: “Molte di queste donne accorgendosi de la mia trasfigurazione, si cominciarono a maravigliare” (Dante). E può anche essere riferito alle cose e agli ambienti: “E stanze, illuminate dal sole, assumevano durante il giorno aspetto gaio. Ma la sera, dopo il tramonto, sembrava si trasfigurassero” (Capuana).
La Trasfigurazione evangelica: una buona notizia
Dato che il termine vangelo (in greco eu-anghellion) significa lieto annuncio (notizia che arreca gioia), il racconto della trasfigirazione molto verosimilmente va interpretato non tanto (o non semplicemente) come fatto storico e privato dell’uomo Gesù, ma come annuncio foriero di gaudio per ciascun* di noi. La sua accezione è quindi innanzitutto positiva. E, poi, universale: riguarda ciascuno di noi.
Un fenomeno mistico innato
Il neuroscienziato Andrew Newberg e lo psichiatra Eugene d’Aquili nel libro Dio nel cervello scrivono: “Gli esseri umani sono mistici innati: hanno la capacità innata di trascendere spontaneamente il sé”. Un brano musicale o un discorso ci possono prendere, emozionare e trasfigurare anche solo per un attimo; così come un paesaggio particolarmente bello, o un tramonto; o il periodo in cui siamo innamorat* di una o più persone; ecc. Sono davvero tanti i momenti ed episodi di trasfigurazione ed estasi umane. L’esperienza mistica di estasi è, in fondo, qualcosa di molto comune a tutt* noi. E, secondo il teologo Matthew Fox (col quale collaboro), essa è un’esperienza propria di tutti gli animali (uomo compreso). Nel libro Compassione egli scrive: “Negli ultimi anni ho appreso con grande meraviglia che molti animali vanno a vedere il tramonto. Le anatre, gli uccelli, i cani e solo dio sa quante altre piccole creature possiedono un lato contemplativo“.
In principio, la mistica. Poi le religioni
Tornando al libro Dio nel cervello, gli autori proseguono affermando che “l’esperienza mistica… è un’esperienza elevata di autentica unione spirituale con qualcosa di più vasto“. Questa esperienza non comporta necessariamente una divinità esterna a sé, ma l’esperienza di un “divino” coincidente con la parte più profonda e intima della realtà (e quindi anche di sé). È come una sensazione che conduce la persona a sentirsi assorbita e fusa dentro qualcosa che va oltre (trascendenza) e include sé (immanenza) allo stesso tempo. Da queste esperienze mistiche poi a volte nascono codificazioni che diventano religioni o correnti spirituali o pratiche (sentieri/vie) ascetico-mistiche. Come scriveva Raimon Pannikar: “La mistica ci dice che vi è un accesso alla completa realtà (la si chiami Dio, il Tutto, il Niente, l’Essere o altro) che ci si presenta in tutta la sua pienezza – anche se poi la interpretiamo diversamente e dalla nostra angolazione concreta; per cui, benché la realtà sia indivisa, il nostro accesso è parziale”. Ma, prima di tutto, c’è l’esperienza diretta. Come nel racconto della trasfigurazione di Gesù (Matteo 17:1-8). Dopo viene la sua spiegazione (Matteo 17:9-12), o meglio il tentativo di interpretazione, a volte zeppo di fraintendimenti (Matteo 17:13). L’esperienza mistica ha un aspetto di novità e intuizione profonda che ci pervade e risulta difficilmente descrivibile (se non addirittura indicibile).
Basi neurologiche ed evolutive
Questa esperienza non è qualcosa che nasce in certe culture oppure viene inventato dalle religioni; la trasfigurazione della realtà e l’esperienza mistica sono esperienze naturali e comuni a chiunque, fondate sulla biologia e la fisiologia del nostro cervello. Andrew Newberg e Eugene d’Aquili affermano: “Tutti gli stati mistici affondano le radici biologiche nel meccanismo mentale della trascendenza“. E aggiungono: “Quando le funzioni parasimpatica e simpatica aumentano contemporaneamente, la mente è sopraffatta da flussi simultanei di risposte inibitorie ed eccitatorie. A questo punto l’effetto di deafferentazione che l’area dell’attenzione produce sull’area dell’orientamento diventa massimo e nel giro di millisecondi questa si trova completamente priva di input (…) Si genera una sensazione soggettiva di mancanza di limiti: non vi sono più oggetti o esseri distinti, non vi è spazio né tempo e neppure una linea di demarcazione tra sé e il resto, ma solo un senso di unità e fusione con l’universo, non turbato da pensieri”. Questo è il vertice dell’esperienza mistica nella quale si raggiunge quella che le tradizioni chiamano unione mistica o matrimonio sacro. Ed è interessante che vengano utilizzate metafore tratte dall’esperienza amorosa umana per descrivere questo stato. Sempre i suddetti ricercatori aggiungono: “Reputiamo che i meccanismi neurali della trascendenza derivino dagli stessi circuiti nervosi che ci consentono di accoppiarci e avere rapporti sessuali“.
La mia esperienza BDSMistica
A questo punto vorrei accennare ad alcune mie personalissime sperienze profondamente mistiche, che sento molto allineate con quanto esposto nel libro Dio nel cervello. Parto con la citazione di un testo che per me è stato fondamentale nella comprensione dell’attrazione fatale (o – religiosamente parlando – vocazione) che il sadomaso ha avuto su di me fin da quando ero bambino. Nel libro Compagni d’amore lo psichiatra e psicoterapeuta Vittorio Lingiardi scrive: “Il masochismo potrebbe essere considerato come un tentativo psichico di fare del sesso un sacramento che possa soddisfare il corpo mantenendolo in un regime di spiritualità”. Quando lessi questa frase ne restai folgorato, perché finalmente avevo trovato una persona che davvero descriveva quello che io provavo nel profondo: una vera e propria esperienza spirituale di trasfigurazione. Quando, infatti, sono ai piedi del Mio Master, quando sono nudo a Sua totale disposizione, quando Lo servo e mi dedico totalmente al Suo Godimento e Piacere… realmente vivo una vera e propria esperienza di esaltante trasfigurazione: uno stato di grazia nel quale i confini tra Lui e me scompaiono, dove non sento di non essere altro se non parte di Lui, dove tempo e spazio sfumano e si dissolvono, dove sperimento un così grande flusso di vita ed energia da esserne sopraffatto e ricaricato insieme… Una esperienza estatica che mi lascia spesso in uno stato di trance per diverso tempo anche dopo la fine dell’esperienza mistica stessa e pieno di vitalità ed energia per mesi. Un’esperienza – d’altro canto – così profonda e intensa che non potrei reggere quotidianamente: mi riempie di energia e devasta insieme. È davvero come ritrovarsi improvvisamente alla presenza di dio, del tutto, della intera realtà e sentirsi sopraffatti e pervasi da questa possente presenza (quella che la Bibbia chiama “Gloria di Dio” e non a caso in ebraico il termine corrispettivo Kabod indica insieme possenza e pesantezza).
Conclusione
Ma perchè accennarvi alla mia esperienza BDSMistica in merito alla Trasfigurazione di Gesù? Credo che le due esperienze, pur in forme diverse, siano la stessa indentica realtà. E ve ne ho accennato soprattutto perchè credo che il Vangelo della Trasfigurazione contenga anche questo messaggio e invito: la vita di ciascun* di noi può essere piena di esperienze mistiche di trasfigurazione. Spetta a ognun* di noi trovare le proprie forme più consone e proprie per godere di questa opportunità naturale, offerta a chiunque per vivere in pienezza e mistica unione la realtà.
* Sono il reverendo Mario Bonfanti, ordinato sacerdote nel 2002 e uscito dalla Chiesa Cattolica nel 2012 per essere autenticamente me stesso: spiritualmente e sessualmente impegnato nello stesso tempo. Dopo un avvicinamento alla Chiesa Anglicana ho aderito alle Metropolitan Community Churches ( www.mccchurch.org ). Attualmente mi definisco “prete queer” in quanto pastore di una comunità MCC a nord di Milano ( www.mccilcerchio.it ) e appartenente alla teologia e al movimento queer.