Mia figlia è lesbica. Una madre si racconta
Testimonianza di Catherine* di Association Contact (Francia), liberamente tradotta da Erika P.
Catherine 50 anni, è mamma di due ragazzi, Caroline 20 anni e Eric 16 anni. Da tre anni, sa che sua figlia è diversa e che non si sposerà mai con un uomo…
“Era tanto che avevo il presentimento che mia figlia fosse omosessuale, senza confessarlo a me stessa. Da piccola, quando Caroline,andava in colonia per le vacanze, impazziva sempre per delle sorveglianti, all’età in cui le ragazzine si invaghiscono piuttosto del loro sorvegliante.
Mi facevo delle domande, senza trovare delle risposte. E poi mia figlia ha cominciato a lanciarmi sempre più frecciatine, ad esempio parlandomi dei film che voleva vedere e che trattavano dell’omosessualità. Spesso diceva anche che non era pronta per avere dei figli.
Raccoglievo tutti questi indizi, senza trarne veramente delle conclusioni. Ma tre anni fa, mi sono permessa di leggere degli appunti lasciati sulla sua scrivania. Caroline scriveva che era attratta dalle altre ragazze, parlava dell’amore tra persone dello stesso sesso. Era lampante. I miei dubbi sono stati confermati: mia figlia che allora aveva 17 anni era omosessuale.
Ma per convincermi completamente, avevo bisogno che fosse Caroline a dirmelo. Avevo preparato una piccola lista di argomenti di cui volevo discutere con lei sulla sua scuola, il suo orientamento.
Tra le altre avevo scritto anche questa domanda: e le tue preferenze? Mi ha risposto molto semplicemente: io preferisco le ragazze. In occasione di questa prima discussione, non ci siamo spinte oltre. Al tempo, mia figlia viveva bene la propria omosessualità. Aveva 17 anni, tutto le si apriva, si sentiva benissimo nella propria pelle.
Non sentiva il bisogno di parlarne e mi sono ritrovata molto sola di fronte a questa rivelazione. Anche se ero sicura di quello che mi avrebbe risposto, è stato comunque uno shock. Mi sono improvvisamente sentita chiusa in una prigione di silenzio, una cella dalle pareti strettissime.
Mi sono ovviamente chiesta che cosa avessi sbagliato nella sua educazione, gli errori che avevo potuto commettere. Ma tale colpevolezza è passata abbastanza rapidamente. Tornando indietro con la mente e constatando che Caroline era sempre stata attratta dalle ragazze, ho finito per dirmi che io non c’entravo nulla. Non mi vergognavo nemmeno, non avevo paura del “cosa diranno”.
Ero semplicemente preoccupata per mia figlia, temevo l’incomprensione degli altri. Avrebbe fatto parte di una minoranza, temevo che fosse discriminata, aggredita, che sarebbe invecchiata sola, isolata in mezzo agli altri, che non potesse avere figli sebbene li adorasse. Inoltre, ignoravo tutto dell’omosessualità, del modo in cui vivono gli omosessuali, quello che provano.
Avevo sì degli amici omosessuali ma non avevamo mai affrontato l’argomento insieme. Mi trovavo di fronte all’ignoto ed era soprattutto quello che mi angosciava.
Ho cercato allora di informarmi ad ogni costo. Sono andata su internet per partecipare a dei forum. Ho potuto porre tutte le domande che avevo in testa a degli omosessuali e a genitori di omosessuali. All’inizio, avevo solo uno scopo: capire il perché.
Tutte le risposte che mi hanno dato andavano nella stessa direzione. Non ci sono spiegazioni all’omosessualità, non c’è nulla da fare che constatare l’omosessualità del proprio figlio. Non è una sua scelta, ma un fatto.
Comprendendo ciò, sono avanzata di molto. Dal momento che avevo bisogno di confidarmi ad alta voce, di condividere quello che mi stava succedendo con altre persona che vivevano la stessa cosa, mi sono rivolta ad un’associazione di genitori di omosessuali.
Ho partecipato a riunioni e ad incontri. E’ quello che mi ha salvato dalla reclusione! Quando Caroline ha deciso di parlarne a suo padre, il mio ex-marito, è andata molto male. Ha rifiutato di vederla per sei mesi, urlandole che non era più sua figlia.
Per lui l’omosessualità era una scelta contro natura. Gli ho dato dei libri e degli articoli da leggere, ho tentato di spiegargli. Alla fine, ha accettato di rivedere Caroline, ma non ha mai affrontato l’argomento. Io, non ho scelto la politica del silenzio con mia figlia. Quello che mi interessa innanzitutto, è di mantenere il contatto e la comunicazione.
Mi racconta le sue avventure e i suoi colpi di fulmine, esattamente come mio figlio di 16 anni mi parla delle ragazze di cui si innamora. Non vedo alcuna differenza tra gli amori dei miei due figli. Caroline sa che può presentarmi le sue amiche, che le accolgo senza problemi.
All’inizio, è abbastanza destabilizzante vedere la propria figlia con un’altra donna, poi ci si abitua. Ad ogni modo, Caroline non potrà mai cambiare, per cui ho tutto di guadagnato a cercare di capirla… e tutto da perdere rifiutandola.
Ora che ha 20 anni, credo che Caroline abbia più che mai bisogno di me, del mio sostegno. Sta per superare un nuovo scoglio. Scopre la paura dell’aggressione e dello sguardo talvolta accusatorio degli altri, la difficoltà di essere diversa.
A 17 anni, andava spesso nelle discoteche gay perché aveva sicuramente bisogno di appartenere ad un gruppo, di incontrare gente come lei. Ora, cerca piuttosto l’anonimato e soprattutto non vuole essere catalogata come omosessuale. Teme i discorsi omofobi, gli insulti: bisogna sapere che ciò accade spesso sfortunatamente.
Per parte mia, io sono molto discreta sulla mia vita privata. Al lavoro ad esempio, nessuno è al corrente dell’omosessualità di mia figlia. Non ho voglia di essere obbligata a parlarne e nemmeno che questo argomento diventi fonte di pettegolezzi all’interno della piccola impresa in cui lavoro.
Anche nella mia famiglia, non ho mai affrontato la questione né con mia madre, né con i miei fratelli.
Non li ritengo pronti a ricevere questa notizia, a comprenderla, ad accettarla. Tutti lo dubitano sicuramente, ma nessuno ne parla… Mentre mi sento capace di portare avanti una crociata dall’altro capo del mondo perché gli omosessuali possano vivere meglio e perché le menti si aprano, non riesco a farlo nella mia stessa famiglia!
Il fratello di Caroline al contrario ne era al corrente molto prima di me, poiché sua sorella glielo aveva confidato. I miei due figli sono molto complici e molto legati. Eric l’ha presa molto bene, come qualcosa di perfettamente naturale. La giovane generazione è molto più tollerante e meno schiava dei tabù rispetto a noi.
Ciò mi rende speranzosa per il futuro di mia figlia…”.
Testo originale: Ma fille est homosexuelle