Quando la fede diventa un’esperienza omoerotica di Dio
Riflessioni di Terence pubblicate sul blog My-Queer-Spirituality (Inghilterra) il 23 ottobre 2009, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Gesù Cristo, nelle parole che si sono state tramandate, non ci ha detto nulla riguardo al sesso. Si è espresso contro l’adulterio, che agli occhi degli ebrei era un peccato contro la ‘proprietà’ dell’uomo (com’erano viste allora le donne), non contro il sesso. Ha parlato contro la lussuria – almeno contro quella della moglie di qualcun altro, e si detto contrario al divorzio. ma, per quanto ne sappiamo, non ha detto una parola contro il sesso in sé e per sé: non all’interno del matrimonio, non tra partner non sposati, non tra uomini, non tra donne. Niente. Zero.
Com’è allora che la Chiesa cristiana, e in particolare quella cattolica, hanno instillato cosi fermamente nelle menti dei fedeli l’idea del sesso come peccato? Per i cattolici, tutto il sesso fuori dal matrimonio è ufficialmente tabù. Anche all’interno di esso, il sesso è visto con sospetto, a meno che non sia aperto alla possibilità della procreazione. Solo recentemente si è riconosciuto, seppure a denti stretti, il suo valore unitivo – anche all’interno del matrimonio.
Ma è chiaro a tutti che sono pochi i cattolici che hanno un rispetto più puramente verbale per la catechesi ufficiale sul peccato. Sia che siamo ragazzi (o adulti) che si masturbano, o adolescenti ormonati oppure fidanzati, coniugi cornificati, coppie fedeli che si amano che cercano far crescere la propria famiglia, divorziati, gay e lesbiche, preti e altri religiosi che ignorano il voto di castità, la stragrande maggioranza di noi, in un modo o nell’altro, agli occhi della Chiesa, è un trasgressore sessuale. Ci si deve stupire allora che, nell’opinione pubblica, l’equazione “sesso=peccato” vada di pari passo con quella che recita “cattolicesimo=colpa”?
Ma oggi non voglio rimestare nel torbido. (Ci sarà tempo più tardi. Ci ritornerò su presto). Altre fedi non fanno questa equivalenza tra sesso e peccato. L’ebraismo, nonostante le sue leggi sulla purezza rituale e la complessità dei suoi codici legali e morali, appoggia incondizionatamente e gioisce del valore unitivo del sesso, almeno all’interno del matrimonio.
Si dice che parte del dovere coniugale includa il soddisfare sessualmente l’altro. I musulmani hanno un modo di vedere simile. Si crede infatti che parte dell’incentivo per gli attentatori suicidi di oggi sia la ricompensa che, in quanto martiri, avranno in paradiso: mille vergini per soddisfare i loro desideri maschili. Gli indù celebrano il sesso come parte della loro pratica spirituale, con la promozione del sesso tantrico, il Kama Sutra, e le famose immagini erotiche sulle pareti dei templi. Molte religioni pagane usano prostitute/i sacre/i per aumentare l’esperienza spirituale dei credenti.
E’ utile allora riconoscere i segni, abbondanti, che mostrano come sempre più persone pensino che l’esperienza spirituale non sia necessariamente peccaminosa, ma possa essere un’espressione positiva del sacro, e sia in connessione con la spiritualità. Con grande sincronia, la settimana scorsa ho trovato ben quattro differenti spunti su questo tema. [… ] Scioccati? Bene, fatevene una ragione. Comunque non è un’idea così fuori dal mondo – anche per i cattolici (a dir la verità specialmente per i cattolici). Se avete intenzione di scartare questa mia idea, allora fareste meglio a ignorare parecchi santi e le loro esperienze, altamente erotiche, del sacro.
Esperienze erotiche di Dio?! (Va’ bene. Se siete ancora scioccati questo blog non fa per voi). Ma, seriamente, apprezzo il punto di vista di Jean Houston, che sottolinea come “l’eros ha una missione nei confronti dell’anima. Senza l’eros, l’anima non può crescere, la psiche rimane infantile. L’eros dà all’anima il suo anelito, il suo impeto, il suo desiderio di una vita di pienezza“.
Molta della grande tradizione degli scritti mistici della Chiesa cattolica si esprime con un carattere chiaramente sensuale, quando non esplicitamente erotico (per esempio santa Teresa d’Avila). Michael cita in particolare san Giovanni della Croce, la cui meravigliosa poesia mistica è anche francamente ed esplicitamente omoerotica. Sicuramente, come gay ciò che mi attrae di più della poesia di San Giovanni della Croce è che dipinge il suo amante (Dio) come un altro uomo:
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(da) NOTTE OSCURA DELL’ANIMA
“Notte che mi guidasti,
oh, notte più dell’alba compiacente!
Oh, notte che riunisti
l’Amato con l’amata,
amata nell’Amato trasformata!
Sul mio petto fiorito,
che intatto sol per lui tenea serbato,
là si posò addormentato
ed io lo accarezzavo,
e la chioma dei cedri ei ventilava.
La brezza d’alte cime,
allor che i suoi capelli discioglievo,
con la sua mano leggera
il collo mio feriva
e tutti i sensi mie in estasi rapiva.
Là giacqui, mi dimenticai,
il volto sull’Amato reclinai,
tutto finì e posai,
lasciando ogni pensier
tra i gigli perdersi obliato”
Testo originale: Homoerotic Spirituality