Quelle parole di speranza che la chiesa non sa dire ai genitori cristiani con figli gay
Prefazione del libro di Susan Cottrell, Mom, I’m Gay”. Loving Your LGBTQ Child without Sacrificing Your Faith (“Mamma sono gay”. Come potete amare vostro figlio lgbtq senza sacrificare la vostra fede), editore Westminster John Knox, edizione riveduta, Maggio 2016, libera traduzione di Diana
Quando nostra figlia, per la prima volta, ci ha detto che si sentiva attratta dalle donne fummo scioccati. Eravamo sommersi dalle solite domande: Cosa significherà per la sua vita? Sarà al sicuro? Avrà dei bambini? Non avevamo idea di cosa ci aspettasse.
Ecco di cosa ci rendevamo conto: eravamo “gli altri”. Sia che condividessimo questa informazione o meno (pensavamo di no), la nostra Chiesa non era più casa nostra. Nei nostri venti e più anni di meravigliosa vita di chiesa “basata sulla grazia” non avevamo mai visto una persona gay e neppure una famiglia che sostenesse un suo familiare gay.
Un anno dopo anche la nostra figlia minore fece il coming out. Io scherzavo sempre dicendo che se anche la figlia minore fa coming out, come genitori pensate immediatamente: “Bene, la colpa è nostra”. Ma negli anni successivi capimmo che non era colpa nostra. Erano come erano e noi eravamo semplicemente un luogo sicuro dove poter fare coming out.
Noi eravamo nel mezzo con la nostra cara figlia queer da un lato e dall’altro la nostra Chiesa con la sua accoglienza non incondizionata. Amiamo il nostro Gesù, che ci ha salvato da più pericoli di quanto noi possiamo immaginare. Sapevamo che avremmo dato alle nostre figlie solo quell’amore incondizionato ed inclusivo che Gesù rivolge agli emarginati come noi. Se la Chiesa voleva farci credere che l’amore incondizionato era una specie di compromesso con la nostra fede, questo insegnamento doveva essere rivisto. Non certamente l’insegnamento di Gesù e ne il nostro amore di genitori.
L’involucro della Chiesa aveva cominciato ad incrinarsi di fronte alla rivelazione delle nostre figlie. Il culto pastorale, la gestione del peccato, il comportamento basato su regole, anche l’applicazione sproporzionata della “disciplina”, tutto ciò aveva eroso la nostra fede, non in Gesù che aveva drammaticamente cambiato le nostre vite nei decenni, ma nel sistema della Chiesa che stava diventando irrilevante, per un mondo in cerca di una vita reale.
Sebbene sia stato fatto un buon lavoro, in base alla nostra esperienza la Chiesa si concentra in modo esagerato sulle modifiche comportamentali; avevamo già avuto delle esperienze in alcune crisi matrimoniali, quando la nostra Chiesa non era stata in grado di offrire un aiuto concreto in questi tempi di crisi.
Nei tre anni che seguirono la rivelazione delle nostre figlie, abbiamo incontrato molti genitori cristiani di figli omosessuali e ci siamo resi conto che non eravamo gli unici a vedere che l’imperatore è nudo. Penso che Dio scuota la Chiesa dalle sue fondamenta, finché non vi è più nulla da scuotere e rimane solo Dio. Penso che Dio sposti l’attenzione dalle modifiche comportamentali, ad una profonda vita dello Spirito che è in continua trasformazione. Qui sta la nostra speranza.
Il nostro compito primario è amare Dio e amare gli altri e lasciare che Dio si occupi di tutto il resto. Possiamo avere più pace di quanto abbiamo mai immaginato e una gioia al di là dei nostri sogni più folli, mentre i nostri figli fioriscono nell’inesauribile amore di Dio per loro. Spero che mi siate vicini in questa ricerca!