Sono una persona trans che combatte ogni giorno per esistere
Articolo di Adeline Haverlandpubblicato sul Magazine 360° (Svizzera) il 16 ottobre 2015, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Una militante trans di 19 anni è stata scelta in Brasile per rappresentare l’immagine di una marca di cosmetici americana. È diventata ambasciatrice di una comunità che si risveglia.
Un rossetto rosso fiamma, gli occhi leggermente truccati, i capelli slegati tinti di biondo e la citazione “Sei non sei nata donna diventala” tatuata sul petto e messa in mostra, Maria Clara Araujo ha una gioia di vivere contagiosa, che comunica a tutti. Tuttavia dietro al sorriso smagliante sempre presente sulle sue labbra la ragazza lascia trapelare un certo nervosismo. Pur essendo timida è fiera del cammino intrapreso: è stata appena scelta dalla marca di cosmetici americani Lola per diventare la sua ragazza-immagine.
“È una vittoria per la comunità trans brasiliana”, dice la giovanissima attivista di 19 anni, che è stata trovata grazie alla sua militanza sui social network. All’inizio dell’anno Maria Clara Araujo aveva già destato scalpore, perché è stata una delle poche transgender a iscriversi ad un’università pubblica.
In questo paese sudamericano che conta il più alto tasso di omicidi tra i transgender, il successo di Maria Clara Araujo sembra alquanto strano, infatti più dell’8% di omicidi di trans nel mondo avvengono in Brasile. Dal 2008 al 2013 nel paese sono state uccise ben 480 persone trans.
Rinnegate dalle loro famiglie molestate dai compagni di scuola, devono affrontare professori che non sempre le capiscono. Otto trans brasiliane su dieci abbandonano la scuola prima della fine delle medie. Uscite dal sistema scolastico e prive di mezzi sostegno non resta loro altra scelta che il marciapiede.
Secondo l’organizzazione GGB il 90% delle trans è passato dalla prostituzione. In certi stati tale tasso raggiunge addirittura il 95%. Guardatevi intorno quante trans vedete nei supermercati o negli ospedali? Nessuna, ma non appena cala la notte, le vedete aggirarsi nelle stradine buie.
“Qua le trans hanno un’unica possibilità: vendere il proprio corpo” con la voce fino ad allora pacata Maria Clara Arajuio si infuria “La mia lotta è quella di mostrare che esistiamo anche di giorno”. Come sottolinea Daniela Andrade, fondatrice dell’agenzia Transemprego che mette in contatto i datori di lavoro e le trans.
“Il problema non è la prostituzione, ma il fatto che questa per la comunità trans sia diventata una fatalità”. Per lottare contro questo fenomeno le grandi città del paese hanno varato il programma “Trancidania” con una borsa di studi di trecento euro al mese, così centinaia di persone transgender hanno la possibilità di ritornare a scuola per mettersi in pari.
A San Paulo in una grande aula scolastica, prestata dal municipio, sono una cinquantina ad andare a scuola tutte le sere. Per Lara Tierra, come per la maggior parte delle sue compagne, lo scopo è quello di reinserirsi nel mondo del lavoro e porre fine alla discriminazione. Come tutte le alunne presenti nella classe, Lara è stata cacciata di casa a quattordici anni, quando ha rivendicato la sua identità femminile.
Da allora alterna lavoretti in nero alal prostituzione, queste cose le permettono di pagare l’affitto di una stanzetta in un condominio abusivo del centro. “Come trans subiamo una discriminazione permanente. La nostra diversità è iscritta nel nostro corpo ventiquattro ore al giorno. Tornando a scuola spero di trovare legittimità e magari iniziare un’attività per conto mio.”
Di fronte agli esiti positivi del progetto alcune città pensano di aumentare il numero dei posti disponibili per il prossimo anno. Pur non minimizzando l’impatto positivo dell’iniziativa Daniela Andrade si mostra meno contenta: “Quello che serve è un cambiamento di mentalità, i datori di lavoro hanno paura di assumere una trans. La transessualità viene vista come una patologia. Ma in realtà ciò che è patologico è il modo in cui la società tratta i transessuali.
Opportunità
Una costatazione condivisa da Maria Clara Arajuio che, pur avendo il diploma di maturità ed essendo iscritta in una delle migliori università del paese, racconta di numerosi colloqui di lavoro non andati a buon fine per varie mansioni: segretaria d’azienda, operatrice di telemarketing.
“Va tutto bene fino a che non devo declinare la mia identità civile, poi è la stessa routine, le aziende non si fanno più vive”. Lungi dall’essere fatalista lei crede che le cose a poco a poco stiano evolvendo. “L’opportunità che mi è stata data attraverso Lola Cosmetics, è sicuramente un successo personale, ma non solo è anche il segno che la nostra visibilità si estende in tutti i settori della società”, si entusiasma la ragazza che poi conclude sorridendo: “In Brasile siamo noi trans la vera rivoluzione”.
Testo originale: «Mon combat, c’est montrer que nous pouvons aussi exister le jour»