Nè uomo, nè donna ma solo ad immagine di Dio
Riflessioni di Jennifer Mato tratte dal sito chrysalis.com (Stati Uniti)
Nella nostra cultura si tende a pensare sempre in termini di una dicotomia tra il genere femminile o maschile. Un giorno ero ad un incontro davvero noioso e mi sono reso conto di come, condizionata da questo modo di pensare, anche io ho pensato che sono una “variante di genere“.
Così ho capito che abbiamo bisogno di un nuovo modello che è a tre dimensioni, ed visualizzato in un albero con le sue diramazioni praticamente infinite. Il corpo di Cristo è stato diviso fin troppo spesso, a causa della nostra naturale tendenza a essere a disagio con chi è diverso.
La scrittura e le riflessioni che seguono, sono un tentativo di educare i credenti cristiani ed una sfida affinché “esaminate ogni cosa e tenete ciò che è buono“, in obbedienza a 1 Tessalonicesi 5, 21. Per mettere da parte le nostre reazioni d’intolleranza e paura dobbiamo imparare a prendere con uno sguardo onesto dalle Scritture e dai nostri cuori.
Ho combattuto con il senso di colpa, la vergogna e la paura per la maggior parte della mia vita. Il mio obiettivo, oggi, è quello di aiutare coloro che sono ‘varianti di genere’ per capire che ciò che sono non è di per sé sbagliato o peccaminoso! Perché con la grazia di Dio, tu sei ciò che sei. Gloria a chi e che cosa sei. Accetta te stesso! “Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo”. (Ef 2,10)
Infatti solo se impariamo a rispettare noi stessi impareremo a vivere così come siamo e a scoprire la maggior parte di noi stessi. Solo così arriveremo a essere quel tipo di persona che sarà felice di vivere con se stessa il resto della vita. Solo se saremo gentili con noi stessi, impareremo ad amare noi stessi come Dio già ci ama. Imparando a perdonarci poiché Dio ci ha già perdonato per mezzo di Cristo!
“Tutti coloro le cui vite vengono spese alla ricerca della verità sono ben consapevoli del fatto che scopriranno cose che poi risulteranno necessariamente effimere e illuminanti solo per un attimo, ma poi dovranno fare posto a nuove intuizioni ancora più abbaglianti. Il lavoro dello studioso, in netto contrasto con quello dell’artista, è inevitabilmente provvisorio. Colui che cerca lo sa e se ne rallegra, la rapida obsolescenza dei suoi libri è la prova stessa del progresso della scienza“.