Tutto quello che è nato da Dio vince il mondo (I Giovanni 5:1-13)
Riflessioni bibliche* di Giacomo Tessaro**
L’ultimo capitolo della prima lettera di Giovanni parla della fede in Gesù, della natura di questa fede e della testimonianza che di questa fede danno lo Spirito e i due sacramenti istituiti da Gesù, il battesimo e la Cena. Noi cristiani abbiamo ricevuto la fede in diverse maniere: alcuni di noi attraverso i nostri genitori, altri attraverso la testimonianza di amici, parenti o conoscenti, altri ragionanando sulla vita e sul proprio posto nel mondo.
Queste sono le vie umane attraverso le quali riceviamo la fede, ascoltiamo per la prima volta la predicazione della Parola di Dio, ascoltiamo le testimonianze dei credenti, tessiamo delle relazioni con il Popolo di Dio: ma perché la fede possa davvero nascere c’è bisogno dell’intervento dello Spirito, che si fa manifesto attraverso una persona, un avvenimento, una visita, una chiacchierata… sono tutti espedienti umani attraverso i quali si fa presente nella nostra vita un qualcosa di diverso, un aspetto della vita che prima non avevamo preso in considerazione: la fede in Dio e in Suo Figlio Gesù Cristo.
Molti sono i modi attraverso i quali Dio può rendere testimonianza nella nostra vita per trasformarla: il principale è la Sua Parola che troviamo nella Bibbia, ma prima di arrivare alla Bibbia spesso ci vuole una piccola spinta: forse oggi una persona non credente potrà riflettere tra sé e sé e trovare la sua vita, impregnata di materialismo, insoddisfacente e deludente, e forse a quel punto potrà aprire una Bibbia che stava da tanto tempo a prendere polvere su uno scaffale, oppure accogliere l’invito di un conoscente cristiano a visitare la sua chiesa; oppure trovare un amico che, tra le solite chiacchiere, gli parla niente di meno che della vita eterna, della possibilità di incontrare il Dio della vita, e magari lo può invogliare ad aprirla finalmente, quella Bibbia tenuta per tanto tempo sullo scaffale.
Spesso abbiamo bisogno di una spinta per arrivare dove Dio vuole portare tutte le donne e gli uomini: al Figlio e alla vita in Lui, all’acqua e al sangue di cui parla il capitolo 5 della nostra lettera. Come abbiamo detto, la testimonianza di Dio e del suo Spirito si fa presente in primo luogo nella Parola, nella sua lettura, nella sua meditazione, nella sua predicazione; dice Giovanni nel nostro passo: “Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” e, in parallelo, nella chiusa del suo vangelo: “Or Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri segni miracolosi, che non sono scritti in questo libro; ma questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome” (Giovanni 20:3-31): da questo capiamo che la lettura della Parola è essenziale per la fede, è un luogo dove si fa presente la testimonianza dello Spirito.
Per chi ha già incontrato la Parola, la sua predicazione e una comunità di fede, c’è un ulteriore passo per perfezionare la propria esperienza cristiana, un altro luogo dove si fa presente la testimonianza di Dio nello Spirito secondo questa epistola: l’acqua e il sangue, che secondo molti interpreti, oltre a simboleggiare il battesimo e la morte di Gesù, cioè due momenti capitali della sua missione di Figlio, simboleggiano anche il battesimo e la Cena, cioè due momenti capitali della vita di fede del credente. Una volta che abbiamo preso la decisione di accettare la testimonianza di Dio nello Spirito, dobbiamo accedere ai due simboli della verità che scandiscono la vita delle e dei credenti: i sacramenti istituiti da Gesù.
Giovanni, come nel suo vangelo invita alla fede chi è ancora incerto, con questa epistola vuole confermare nella fede i credenti, coloro che hanno il Figlio e credono nel suo nome, e che si apprestano a vivere la testimonianza dello Spirito: “Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, cioè Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che ne rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e i tre sono concordi” dice l’epistola (versetti 6-8).
Ricevere lo Spirito è essenziale per credere, per accogliere le testimonianze che troviamo nella Bibbia e quelle delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, che forse ci hanno aiutati all’inizio del nostro cammino di fede; per continuare a ricevere questo Spirito sono poi essenziali i sacramenti.
Spesso, non solo tra i cattolici, il battesimo viene somministrato a bambini di pochi mesi, perciò è difficile che si possa parlare, in questo caso, di un segno della fede, di una testimonianza della nostra fede: esso rimane però un segno che Dio pone nei nostri piccoli cuori e che un giorno potrà dare il suo frutto; Dio testimonia del suo amore per ogni creatura e di questo amore è segno il battesimo degli infanti, pegno della sollecitudine del Signore per ciascuno di noi. La Cena, per parte sua, è pegno di una vita vissuta nella testimonianza della fede in Gesù Cristo e in Colui che l’ha mandato, di una vita santificata dallo Spirito e dal sangue di Gesù.
È promessa di seguire le orme di Chi la Cena l’ha istituita: nel nostro ordinamento valdese e metodista questo sacramento è aperto a chiunque, purché sia battezzato, anche a chi non è membro della nostra Chiesa: la Cena è anticipazione del giorno in cui siederemo a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe, un modo per proseguire il discorso iniziato con il nostro battesimo, e non importa se questo discorso si è interrotto per anni o decenni: ricordo la mia emozione nel fare la mia prima Cena nella comunità che mi ha accolto e nella quale ancora oggi vivo la mia fede, quasi otto anni fa, quando avevo appena cominciato a frequentarla: ricordo che, nell’atto di prendere il pane, fui preso da uno scrupolo e chiesi alla pastora che me lo porgeva “Posso?”.
Per me quel momento, come anche il primo culto a cui presi parte, è stato una pietra miliare del mio percorso di fede e di vita. Da quel momento posso dire che un discorso, interrotto molto presto o piuttosto mai cominciato veramente, ha potuto prendere avvio: un nuovo cristiano era venuto al mondo.
“Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita” prosegue la nostra lettera: forse suona strano dirlo in quest’epoca di irreligiosità, mi sento però di affermare che la vita di fede dà un sapore particolare alle vicende di tutti i giorni, un sapore che senza la testimonianza di Dio nello Spirito non si può capire (senza quello che comunemente chiamiamo “il dono della fede”) ma che non possiamo non augurarci tutti possano sentire, al di là delle barriere costituite dalle religioni e dalle ideologie.
Assaporare la vita nella fede, ascoltare la Parola che ci parla di un Padre/una Madre che ci ama e vuole che tutti siano salvati, è quanto come cristiani abbiamo da offrire a un mondo stanco di se stesso e delle proprie contraddizioni: non possiamo che invocare lo Spirito perché ci faccia raggiungere le estremità della Terra con il Vangelo di Gesù Cristo: questo è ciò che ci si aspetta da noi fin dal momento del nostro battesimo. Amen
Dalla prima epistola di Giovanni 5:1-13
Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chiunque ama colui che ha generato, ama anche chi è stato da lui generato. Da questo sappiamo che amiamo i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. Perché questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. Chi è che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?
Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, cioè Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che ne rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: 8 lo Spirito, l’acqua e il sangue, e i tre sono concordi.
Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che egli ha reso al Figlio suo. Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo fa bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha resa al proprio Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.
* I passi biblici sono tratti dalla Versione Nuova Riveduta
** Giacomo Tessaro, nato nel 1980, ha cominciato a frequentare la Chiesa Valdese e Metodista nel 2008, dopo molti anni di adesione all’ateismo materialista e dopo una conversione alla fede in Dio maturata nelle sue letture di carattere religioso e filosofico. Sin dagli inizi della sua frequentazione protestante è stato incaricato della predicazione nella sua piccola comunità metodista di Vintebbio, in provincia di Vercelli, per la quale svolge anche compiti di cura pastorale. Ha la passione della scrittura e della traduzione e svolge l’attività di traduttore per il mensile Évangile et Liberté dal 2010, oltre che per il Progetto Gionata – Fede e omosessualità.