Il nostro posto a tavola. Storie di fede, amore e di famiglie di cattolici LGBT
Articolo di Catherine Buck* pubblicato sul sito dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 22 luglio 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Sono ora disponibili in forma elettronica due piccoli libri di storie e itinerari di fede di cattolici e cattoliche LGBT e delle loro famiglie, che diffondono la forza dell’esperienza per costruire inclusività ed uguaglianza.
Il primo dei due libri, intitolato Being LGBT and Catholic (Essere LGBT e cattolici) è stato pubblicato dalla pastorale per le Persone LGBT e i loro Amici della parrocchia di sant’Ignazio di Loyola a Manhattan (New York, Stat Uniti) e contiene molti racconti, raccolti l’anno scorso, di persone diverse per età e provenienza: ogni racconto termina con un posto nella comunità parrocchiale. Scrive il genitore Anthony Miserandino nell’introduzione: “Ognuna di queste storie è un invito rivolto alla parrocchia perché apprezzi e comprenda sempre di più questo nuovo ministero, che estende l’abbraccio accogliente del Vangelo a tutti i membri della comunità parrocchiale”, continua dicendo che la missione del ministero è espressa nelle parole di sant’Ignazio: “Dio ci ama, ci crea, e vuole condividere la vita con noi, per sempre”.
A questo amore fanno eco le memorie di Michael Beiser, che frequenta la parrocchia dal 1982. Durante il difficile periodo in cui stava per uscire allo scoperto con sua madre sulla sua identità sessuale e la sua sieropositività, sentì “stormi di passeri che cinguettavano tra gli alberi e sovrastavano la confusione che avevo in testa: il Vangelo mi diceva che Dio Padre si prende cura dei passeri, e perché non di me?”.
Due racconti ci sono offerti da un padre e un figlio. Ivan Briggiler racconta il sollievo che provò quando suo figlio uscì allo scoperto con la famiglia e di quando sentì la sua voce interiore che gli diceva “Adesso è arrivato il momento di sostenere tuo figlio”. Ivan è diventato un accanito difensore di suo figlio Marcos ed è evidente che sta ancora imparando: “Volevo dimostrare il mio amore e il mio sostegno facendo domande: era il mio modo di far capire a Marcos che ero dalla sua parte”. Il diciassettenne Marcos sottolinea la sua doppia identità di cattolico e di adolescente gay: “Avevo sacrificato tutto, e non ho intenzione di rifarlo. Io sono Marcos Briggiler e sono tutto ciò che sono nei molti strati della mia personalità. Voglio essere un ragazzo normale, un ragazzo gay, cattolico e adolescente ovunque e con chiunque”. Riconosce poi il duro lavoro degli attivisti del passato: “Grazie a chi è venuto prima di me, è grazie a loro se ho potuto fare coming out a quindici anni in una scuola cattolica maschile”.
Proprio una testimonianza dal passato ci viene da un altro membro del gruppo, Lou Csabay, che ha vissuto un periodo molto doloroso quando è uscito allo scoperto negli anni ‘50. Anche se la sua famiglia, in generale, lo sostenne, dovette affrontare “terapie riparative comportamentali a base di elettroshock e di farmaci che inducevano la nausea”, poi per molti anni fu sposato con una donna. In seguito si allontanò dalla fede cattolica ed entrò a far parte della Chiesa Unitariana Universalista e incontrò Mike, da vent’anni suo marito. Ma Lou aveva nostalgia della Chiesa della sua infanzia, ed ecco come descrive l’esperienza che lo ha trasformato: “Di recente mi sono accaduti alcuni avvenimenti sorprendenti.
All’inizio del 2017 io e Mike abbiamo fatto un viaggio in Italia per celebrare la sua pensione. In quel luogo abbiamo avuto, insieme, un’intensa esperienza spirituale, non nella basilica di San Pietro, né nel duomo di Firenze, bensì nella tranquilla cappella di Assisi e nella cattedrale di Sant’Andrea di Amalfi, risalente al IX secolo. Lì, ne sono convinto, ho udito la voce di Cristo e dello Spirito Santo che mi invitavano a tornare a casa”. Tornati a New York, Lou e Mike si sono inseriti nel ministero LGBT della parrocchia di sant’Ignazio: “L’esperienza fatta in Italia è sfociata in un sorprendente ritorno a casa per me e Mike e in una debordante sensazione di essere accolti di tutto cuore da tutta una comunità di sacerdoti e fedeli. Siamo fieri di avere questa parrocchia come casa spirituale, ma sentiamo anche un senso di umiltà”.
Un libretto simile a questo è stato pubblicato nel 2015 dalla pastorale LGBT Cuori Aperti della parrocchia di san Patrizio e sant’Antonio di Hartford, nel Connecticut (Stati uniti). Intitolato Our Place at the Table (Il nostro posto a tavola), il libretto è un misto di storie personali e poesie di cui sono autori i parrocchiani e i loro cari. Scrive il curatore Michael Reynolds nell’introduzione: “Tutte le storie nascono dal desiderio di dire a voce alta la nostra verità e di condividere le nostre esperienze di fede con gli altri cattolici e con il mondo intero. In un mondo che evolve e si espande in continuazione, anche le nostre storie di fede continuano ad evolvere ed espandersi. Le nostre storie cercano di catturare e condividere quegli elementi che possono invitare chi legge a prendere in considerazione la realtà e la possibilità di una Chiesa Cattolica davvero unita e Una, una Chiesa dove tutti noi verremo valorizzati, accolti, valutati e integrati così come siamo”.
Al di là delle storie personali, molti dei capitoli di Our Place at The Table cercano di creare un punto d’incontro tra la Chiesa e l’identità LGBT. Scrive il parrocchiano Len Discenza: “Sento che Dio mi chiama a portare avanti la mia testimonianza dell’amore di Dio, della sua misericordia e della sua accettazione senza riserve di fronte alle persone LGBT. Vedo che le persone LGBT, se ne viene data loro l’opportunità, possono essere felici all’interno della Chiesa; esse portano doni così grandi e vivono vite così felici, così ricolme di fede e così sante che sono arrivato a comprendere che questa è davvero la volontà di Dio per loro: che vengano integrate nella Chiesa di Cristo come membri a pieno titolo”.
La parrocchiana Sherri Hart esprime la speranza di essere un’educatrice come obiettivo centrale della sua storia: “Una cosa di grande interesse per me è aiutare gli altri, che siano omosessuali o etero, a comprendere meglio. Questa idea prese ad affascinarmi sempre più e in breve mi resi conto di pensarci molto spesso. Cominciai a pensare a due alternative: fuggire dalla mia fede oppure esserne protagonista”.
Rich Broggini, un genitore, lamenta il fatto che molti che si dicono credenti si allontanano dai parrocchiani che hanno bisogno d’aiuto: “La parte più dolorosa del viaggio è stata la consapevolezza dei pregiudizi, del rifiuto e del disprezzo di cui sono stati vittime i nostri figli omosessuali, soprattutto da parte di persone che si professano cristiane come noi. Gesù ci chiede una sola risposta: amare incondizionatamente come lui ha fatto. Gesù ci chiede di non giudicare, ma molti cristiani sembrano capire il contrario e questo fa male”.
Marilyn Pinto racconta di quando ha assistito a una unione civile tra due donne: “Ho ascoltato le Scritture e l’ispirata benedizione del pastore. Sono stata testimone del sostegno delle famiglie e degli amici, dei bambini e degli anziani, tutti gioiosi nell’amore per queste due donne! Era Dio incarnato che faceva irruzione nel nostro mondo, in tutte le persone presenti, mentre due vite, insieme, promettevano di amarsi di fronte a Dio per sempre e il loro amore si riversava da loro per arrivare fino a ciascuno di noi. Era un sacramento! Piansi di gioia di fronte a tutto questo, perché sapevo che quanto stavo vivendo era reale, buono e giusto. Non ho parole adeguate, non riesco a spiegarlo. Quello che so è che era presente l’amore, era presente la gioia e il sacramento si è compiuto”.
I due libri sono espressione dell’ampio obiettivo dell’accoglienza della comunità LGBTQ nelle loro parrocchie locali e della ricerca di modi sempre nuovi di farlo. L’obiettivo che si propongono (diffondere le storie personali dei loro parrocchiani) è un passo necessario verso l’unità e la guarigione. Queste due parrocchie sono modelli forti di ospitalità, a cui altre comunità cristiane possono ispirarsi per il cammino costante e mai terminato verso l’amore radicale, l’amore in abbondanza.
* Catherine Buck viene da Burlington, nel New Jersey, ed è autrice ed educatrice. È diplomata in scrittura creativa all’Università Rutgers, dove insegna composizione. Si è laureata all’Università La Salle e ha lavorato in varie comunità lassalliane in tutto il mondo, tra cui quella di El Paso, in Texas. Il suo lavoro non-profit l’ha portata anche in Nicaragua, dove ha cominciato a interessarsi delle prassi della teologia della liberazione.
Testo originale: Catholic and LGBT: Stories of Faith, Family, and Love