3giorni per ritrovarsi. Nel mio cammino di transizione ho ritrovato Dio
Testimonianza di Chiara, 28 anni, donna transgender, raccolta dai volontari de La tenda di Gionata
Mi chiamo Chiara, ho 28 anni. Ma per tanti anni, tutti mi hanno chiamato Paolo.
Sono cresciuta così, in un piccolo paese dove tutto era ordinato, prevedibile. E soprattutto, dove tutto doveva stare al proprio posto.
Fin da bambin*, facevo il chierichetto. Mi emozionava quel mondo fatto di silenzi, incenso, voci che si intrecciavano nei canti. L’altare era l’unico posto in cui riuscivo a sentirmi in armonia. Ma anche lì, piano piano, è arrivata la frattura.
Alle medie hanno iniziato a prendermi in giro: “Sembri una femminuccia”, “Cammini strano”, “Parli come una che vuole fare la maestrina”.
All’oratorio le cose non andavano meglio. Quelle risatine, le occhiate, i soprannomi. Così ho smesso di andarci. Il posto dove mi sentivo al sicuro era diventato ostile.
I miei genitori si sono accorti che qualcosa non andava, ma non hanno voluto ascoltare.
Mia madre diceva che dovevo “correggere certi atteggiamenti”. Mio padre scuoteva la testa, e quando pensava che non lo sentissi mi definiva “una mezza disgrazia”. Così, per “aggiustarmi”, mi hanno iscritto alla scuola calcio del quartiere.
Per tre lunghi anni ho vissuto un inferno. Mai una partita vera, mai un pallone toccato. Ma insulti? A palate. A volte tornavo a casa e andavo dritta in bagno a piangere, in silenzio, per non farmi sentire.
L’unico respiro è stato la scuola superiore. Lì ho conosciuto la mia migliore amica. Con lei ero solo Chiara. Anche se ancora non lo dicevo ad alta voce, lei mi chiamava così, con naturalezza, come se non ci fosse niente di strano. E non c’era, in effetti. Era tutto vero. Solo che nessuno voleva vederlo.
Poi una sera, dopo l’ennesimo litigio con i miei genitori – uno di quelli brutti, dove ti senti dire parole che ti restano attaccate addosso – sono uscita di casa e ho camminato per ore. Non sapevo dove andare. Poi, quasi senza accorgermene, mi sono trovata davanti a una chiesetta. Era aperta. Vuota.
Sono entrata e mi sono seduta in fondo. E lì, in quel silenzio che non chiedeva nulla, rischiarata solo dalle luci soffuse delle candele è successo. Nessuna voce dal cielo. Nessun miracolo. Ma ho sentito una cosa che non provavo da anni: pace.
Per la prima volta mi sono sentita vista. Non da qualcuno che mi giudicava, ma da un Dio che mi diceva: “Io ti conosco. E ti amo. Così come sei.”
Ho pianto. Tanto. Ma erano lacrime buone. Quel giorno non sono uscita diversa. Ma più vera, sì.
Da lì è iniziato il mio cammino. La transizione, le paure, le perdite. Ma anche le scoperte. Le persone giuste. Le carezze inaspettate. Le sorelle e i fratelli di strada.
Poi, qualche tempo fa, una persona mi ha detto: “Chiara, tu devi andare alla 3giorni di spiritualità ad Albano Laziale. È fatta per te. E aveva ragione“. Ad Albano ho trovato quello che per anni ho solo sognato: un luogo dove essere donna, cristiana e libera.
Dal 13 al 15 giugno 2025, ad Albano Laziale (Roma), torna la 3giorni di spiritualità cristiana per persone LGBTQIA+, genitori e operatori pastorali, nella splendia Casa San Girolamo Emiliani dei Padri Somaschi. Otto laboratori, undici relatori, più di 120 partecipanti. Tre giorni di confronto, preghiera, ascolto e condivisione. Scopri tutto su: https://www.gionata.org/cornerstone/3giorni2025/