A Barcis per riscoprire il proprio corpo e il cuore della nostra fede
Intervista di Silvia Lanzi a Giorgio del Progetto Rùah di Trieste e a Michela Bertuola, docente di biodanza
Un week end a Barcis, in provincia di Pordenone per (ri)scoprire se stessi. Ecco cosa propone il Progetto Rùah di Trieste dal 6 all’8 settembre. Il weekend, dal titolo “Non è bene che l’uomo sia solo” (Gen. 2,18) ha come obiettivo quello di “un percorso biblico e psicologico con esperienze di biodanza per riscoprire la centralità e la bellezza delle relazioni”. Si tratta della seconda edizione dell’esperienza che già l’anno scorso, ha dato notevole soddisfazione agli organizzatori.
In merito a questo nuovo incontro, Giorgio del gruppo Progetto Rùah di Trieste (uno degli organizzatori) e Michela Bertuola (docente di biodanza) hanno risposto ad alcune domande.
Prima di tutto, che cos’è la biodanza?
GIORGIO:…è la danza della Vita. È un sistema esperienziale, pensato dallo psicologo, antropologo e poeta cileno Rolando Toro Araneda, che combina musica, movimento ed esercizi di incontro per sviluppare i potenziali umani di vitalità, creatività, affettività, sessualità e trascendenza.
Nell’ascolto, nel gesto e nella “presenza” ci riconosciamo e riconosciamo l’altro, integrandoci e diventando noi stessi veicoli d’integrazione, capaci di unire sempre più il nostro sentire al nostro pensare ed agire.
MICHELA: Biodanza è un sistema esperienziale che combina musica, movimento e esercizi di incontro per sviluppare i potenziali umani di vitalità, creatività, affettività, sessualità e trascendenza. Nasce ispirandosi alle più recenti scoperte delle neuroscienze e delle scienze umane e offre uno stimolo continuo a muoversi con gioia, a entrare in relazione con gli altri, ad avere il coraggio di esprimersi, a percepire i propri ritmi naturali, a sentire la vita piuttosto che pensarla, ad avere stima di sè e coscienza della propria identità.
Attraverso l’esperienza del corpo, dell’emozione e dell’incontro con gli altri, viene facilitata una sensibilizzazione profonda verso se stessi, verso l’umanità e verso il mondo che ci comprende. Dice Rolando Toro, creatore del sistema Biodanza “imparare che vivere è un’arte, riscoprire il corpo, incontrare il cuore… sviluppare il meglio dei propri talenti e delle proprie qualità umane… questa è la Biodanza”.
Perché un week end incentrato su di essa?
GIORGIO: L’idea centrale è di superare un approccio troppo di “testa”, per ascoltare e mettere in gioco anche il nostro corpo. La Biodanza è una pratica esperienziale che permette di vivere un’esperienza concreta a partire dal nostro essere persone prima di tutto “in carne ed ossa”.
MICHELA: Si tratta di un week end formativo, non incentrato solo sulla Biodanza. Mi sembra che il focus sia la ricerca, il desiderio e la volontà di vivere esperienze significative che possano favorire percorsi di crescita personale.
La biodanza non è una pratica un po’ troppo “alternativa” (leggi new age) per un gruppo di cristiani?
GIORGIO: Lo scorso anno ci siamo trovati molto bene e non abbiamo fatto nessuna fatica a trovare un continuo intreccio tra le suggestioni della biodanza e la nostra fede.
MICHELA: La Biodanza sistema Rolando Toro che propongo è un sistema di sviluppo umano che ha solide basi scientifiche. L’università La Sapienza di Roma nel corso dell’anno 2012 ha portato avanti una ricerca sugli effetti di Biodanza sulla salute e la qualità della vita. E’ una delle ricerche che si uniscono ad altre effettuate da altre università europee. Definire “alternativo”… rispetto a cosa? Spesso l’alternativo ha a che fare con “tecniche che coinvolgono il corpo”.
Penso che un gruppo di cristiani, come un qualsiasi altro gruppo, non è esente dall’essere anche corpo in relazione, a sé, agli altri, al mondo… all’universo.
Forse che la personalità di ognuno di noi possa esprimersi in modo diverso che dalla parola, dai gesti, dallo sguardo… cioè dal corpo? Forse che ciò che ci circonda o viene da dentro non passi attraverso i nostri sensi? Ogni pensiero, per quanto elevato, abbisogna minimo di un movimento della mano per poter essere espresso in parola scritto, se non con la voce…
Un sacerdote (don Renzo), un’insegnante di biodanza (Michela Bertuola) e una counselor (Claudia Graziutti). Religione, espressione di sé e psicologia si incontrano. Anche sulla scorta dell’edizione precedente è un incontro positivo? Perché?
GIORGIO: Assolutamente si! Tre approcci differenti ma che si integrano. Come vedere le stesse cose ma da prospettive differenti, come diversi linguaggi che parlano della stessa cosa con differenti approfondimenti. La cosa più bella è proprio l’interazione che si crea, il clima di ricerca e confronto prima di tutto tra gli esperti ma specialmente poi nel gruppo.
Ognuno dei partecipanti può trovarsi più a suo agio con une delle tre dimensioni piuttosto che con un’altra e questo fa si che ognuno può in un certo senso costruirsi l suo percorso particolare, approfondendo le cose che più gli interessano o che sono per lui più importanti in quel momento. Allo stesso tempo la possibilità di confronto nel gruppo permette un arricchimento e scambio davvero arricchente per tutti. Davvero è stata un esperienza così interessante e potente che non abbiamo avuto nessun dubbio a replicare quest’anno.
MICHELA: Lo scorso anno abbiamo vissuto un’esperienza arricchente. Almeno per me lo è stato molto. Siamo esseri complessi e diversi. Ognuno di noi, nel cammino di crescita, è maggiormente aperto ad un tipo di proposta piuttosto che un’altra, a seconda della propria sensibilità, cultura, esperienza personale… Poter offrire occasioni di crescita in cui l’approccio è molteplice, risponde al desiderio di essere aperti e consapevoli che guardando alla globalità della persona il cammino di crescita può essere più efficace.
Si vuole offrire stimoli diversi che si integrino e che possano raggiungere a più livelli. Religione, espressione di sé e psicologia sono solo alcuni aspetti della complessità umana… trovare un filo conduttore, fluire tra formatori, essere noi in atteggiamento di apertura perché non si finisce mai di imparare… è per me un incontro positivo.
Per ulteriori informazioni: http://progettoruah.wordpress.com/