A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? (Luca 1,39-45)
Riflessioni bibliche di Mauro Leonardi*, prete e scrittore
C’è l’incredulità di Zaccaria e c’è la fede di Maria che, giovane e incinta, si alza in fretta, sposta le montagne e con umiltà aiuta Elisabetta riconoscendo a sua cugina – donna che tutti ritenevano sterile e quindi indegna – il ruolo di confermare, all’interno di una relazione intima di amicizia, aiuto e confidenza umana, la verità soprannaturale di quanto le è accaduto. Impariamo ad essere un po’ di più come Elisabetta e stupiamoci del fatto che Dio, con amore umile ed infinito, si fa bambino nel grembo di Maria. E che questa realtà di fede ci faccia testimoni di una gioia incontenibile.
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Dal Vangelo secondo Luca 1,39-45
In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».
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* Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e da allora abita a Roma. Passa molte ore della sua giornata a fare il prete e predilige costruire ponti piuttosto che innalzare muri. Da anni scrive racconti, articoli, saggi e libri che ruotano intorno al rapporto tra l’uomo e Dio. Autore del blog Come Gesù. Abelis (Lindau) è il suo ultimo romanzo. I volontari del Progetto Gionata lo ringraziano per aver voluto condividere con noi queste sue riflessioni sulla Parola.