A che punto è il cammino della Chiesa Cattolica sui diritti delle persone LGBT?
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 2 febbraio 2016, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La Chiesa Cattolica è progressista riguardo le questioni LGBT, nonostante i titoli dei giornali dicano il contrario? Sì e no, dice Jane Fae, donna transgender cattolica e giornalista britannica. In un recente saggio scritto per (il sito) Gay Star News, Fae afferma che ciò che conta di più sono la complessità e il contesto di tali questioni.
Per quanto riguarda la complessità, Fae mette in guardia dagli attivisti LGBT che esultano alle “cattive notizie” che riguardano la Chiesa, come le divisioni che hanno attraversato il Sinodo sulla Famiglia nell’ottobre 2015. Gli attivisti LGBT laici non dovrebbero essere soddisfatti quando sembra che la Chiesa si stia spaccando: “Il problema […] è che questa specifica ‘cattiva notizia’ [riguardo il Sinodo] costituisce davvero una cattiva notizia per i milioni di persone LGBTI che non vivono in Paesi largamente progressisti”.
Perché le persone LGBTI soffrono quando la Chiesa Cattolica è in difficoltà? Secondo Fae, ogni critica alla Chiesa dovrebbe evitare di limitarsi “al semplice sfogo” e dovrebbe mostrare un’adeguata conoscenza della sua storia e delle sue politiche ecclesiali.
Il Sinodo (sulla famiglia) dello scorso autunno ha cambiato poco, ma coloro che speravano in una riforma avrebbero dovuto essere più realistici sulla Chiesa nella sua globalità: “I dati demografici della Chiesa ci parlano di circa 1,3 miliardi di cattolici; la crescita più veloce è nell’Africa sub-sahariana, un’area non proprio al primo posto nella celebrazione dei valori LGBTI […]
La Chiesa Cattolica è così grande da includere il mondo intero, milioni di persone la cui posizione sui diritti LGBTI variano dall’ultrachiusura all’assoluta accettazione. Inevitabilmente si finisce per prendere una posizione mediana che, altrettanto inevitabilmente, appare molto di retroguardia dal nostro punto di vista”.
Fae mette in guardia contro il pensiero manicheo secondo il quale l’Occidente è progressista e gli altri “vivono nell’oscurità”: è un modo di pensare “sbagliato” e “razzista”. I cattolici dovrebbero piuttosto considerare quando la Chiesa non è all’altezza della questione e quando invece lo è, a seconda del contesto: “Nelle aree più ostili ai diritti LGBTI [la Chiesa Cattolica] è spesso una forza progressista, talvolta la più importante, talvolta l’unica”. I cattolici, incluso il clero, difendono con decisione i diritti umani LGBTI in certe zone dell’Africa e dell’Europa dell’Est.
L’articolo fa riferimento anche al lavoro dei cattolici LGBT londinesi con i richiedenti asilo LGBTQI. Ecco perché una Chiesa Cattolica divisa e in difficoltà non è di nessun beneficio alla causa LGBT: “La Chiesa non scomparirà. Se una Chiesa divisa può essere utile agli attivisti in certe parti del mondo, sarebbe un disastro in zone ove l’oppressione è maggiore e il clero protegge le minoranze dalle persecuzioni”.
Per quanto riguarda il Sinodo sulla Famiglia, Fae non lo considera una sconfitta. Papa Francesco è stato abile a preservare “l’equilibrio tra il desiderio di una Chiesa molto più inclusiva e l’esigenza di evitare una scissione”. Per i cattolici progressisti che vogliono il matrimonio omosessuale sacramentale chiaramente il Sinodo non è stato una vittoria, ma ha costituito un passo avanti perché ha evitato lo scisma e l’insubordinazione, impliciti nell’atteggiamento di certi membri tradizionalisti, ed è riuscito a cambiare linguaggio.
A chi suggerisce che i cambiamenti di linguaggio non sono sufficienti, Fae controbatte con dei paralleli storici tratti dal Concilio Vaticano II: “Senza definire una nuova dottrina, solamente un nuovo vocabolario, positivo, che esprimeva un’affinità spirituale, il Concilio ha dato una nuova forma alla Chiesa […] questo è il trucco che papa Francesco ha tentato di ripetere. […] Fino ad ora può vantare poche vittorie, ma il linguaggio sta cambiando. Se ciò che è successo prima è un indicatore di ciò che avverrà dopo, dove il linguaggio guida i cuori seguiranno”.
Dato che vivo nel nordest degli Stati Uniti, dove le persone LGBT hanno dei diritti legali e le norme culturali sono a loro favore, forse è facile per me dimenticare la terribile realtà che milioni di persone nel mondo devono ancora affrontare.
L’articolo di Jane Fae ci ricorda che la realtà è più grigia di quanto vorremmo, che il contesto conta moltissimo e che il cambiamento nella Chiesa c’è, avviene poco a poco, forse tremendamente lento.
Potete leggere il suo articolo (in inglese) cliccando qui.
Testo originale: Is the Catholic Church Actually Progressive on LGBT Issues?