A Milano abbiamo vegliato per abbattere il muro dell’omotransfobia



Riflessioni ricevute da Chiara, una madre del gruppo granello di Senape, genitori cristiani con figli LGBT+ di Milano
Nel mese di maggio in tutto il mondo molte chiese di ogni confessione cristiana si colorano di arcobaleno: si svolgono infatti le “Veglie per il superamento dell’omotransbifobia” con l’intento di pregare per le tante vittime causate da questa intolleranza, più diffusa di quanto si creda.
Il 30 maggio 2025 la Veglia si è svolta anche a Milano, nell’ampia e accogliente Chiesa Evangelica di via Francesco Sforza ed io proprio di questa Veglia vorrei aggiornarvi, per rendervi partecipi di un evento che rimane per lo più sconosciuto alla maggior parte del popolo cristiano.
La Veglia di Milano era caratterizzata dall’aspetto ecumenico: promotori dell’iniziativa i gruppi cattolici del “Guado” (cristiani lgbtq+), “Giovani del Guado” (sezione giovanile del Guado), “Granello di Senape”, (gruppo formato da genitori di figli lgbtq+) insieme ai cristiani appartenenti alle varie chiese protestanti del gruppo “Varco REFO+”.
Hanno aderito a questa iniziativa la Chiesa Valdese di Milano, la Chiesa Evangelica metodista di Milano, la Chiesa Evangelica Battista di Milano via Pinamonte, la Chiesa Cristiana Protestante in Milano e la Chiesa Anglicana di Tutti i Santi.
Come potete vedere, nonostante tra i promotori fossero presenti tre gruppi cattolici, ufficialmente la Chiesa Cattolica di Milano non ha aderito, adducendo motivi riguardanti dissidi al proprio interno dovuti ad una parte considerevole di dissenso verso la realtà lgbtq+.
Naturalmente noi cattolici ne abbiamo un po’ sofferto, ma ci rendiamo conto delle reali difficoltà presenti nel contesto cattolico milanese e apprezziamo altri passi in avanti che comunque sono stati compiuti in Diocesi.
Il tema da sviluppare nelle Veglie di quest’anno era tratto dagli Atti degli Apostoli 10,34-35, sottolineando in particolare il versetto in cui Pietro dice: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone…”
La Veglia si è svolta seguendo un programma che prevedeva l’alternanza di preghiere e momenti musicali, oltre ad alcune testimonianze, all’omelia della Pastora Valdese e ad un segno simbolico che ha coinvolto tutta l’assemblea. Le preghiere venivano lette da persone diverse per favorire una maggior partecipazione.
Particolarmente sentite sono state la preghiera dove si è invocato Dio come Padre e Madre, sottolineando in questo modo l’aspetto anche femminile di Dio, e la preghiera per chiedere non solo conforto per le vittime, ma anche perdono per le colpe della Chiesa e della società.
Molti sono stati poi i momenti forti della Veglia: meditando la lettura degli “Atti degli Apostoli”, dove Pietro, il primo Papa, affermava che “in verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone…”, abbiamo avuto conferma che anche le persone lgbtq+ sono parte viva della Chiesa.
Ascoltando l’Omelia della Pastora Valdese Daniela Di Carlo, che incentrava il suo discorso sulla citazione di un filosofo francese, il quale affermava che era necessario, nella dicitura del celeberrimo motto “liberté, égalité, fraternité”, sostituire la parola “égalité” (uguaglianza) con “rispetto delle differenze”, abbiamo sentito dar valore alla diversità che caratterizza il mondo lgbtq+.
Inoltre, il pregevole contributo di una cantante lirica russa della Chiesa Battista innalzava gli animi come solo la musica sa fare.
Anche la Benedizione finale, che ha coinvolto i rappresentanti dei vari gruppi promotori, è stato un momento intenso e partecipato.
Volendo farvi partecipi delle mie personali impressioni, i momenti più coinvolgenti di tutta la Veglia per me sono stati le testimonianze e il segno simbolico.
Le testimonianze sono state quattro: una mamma del gruppo “Granello di Senape” ha raccontato l’iniziale turbamento suo e del marito nel trovarsi all’improvviso su una strada diversa da quella che, come coppia cristiana impegnata, stava percorrendo, scoprendo però con sorpresa la bellezza di questa nuova strada che prevedeva la “piena adesione” al disegno d’amore di Dio sul figlio omoaffettivo.
Poi è intervenuta una giovane del gruppo “Giovani del Guado” che, impegnata fin da bambina in più attività della parrocchia, ha espresso le difficoltà incontrate nel suo percorso, sia nella scoperta di sé, sia dopo il coming out che ha provocato il rifiuto in famiglia e la revoca di ogni responsabilità in parrocchia, ma ha anche messo in evidenza i momenti belli vissuti in seguito: la riconciliazione con la madre e l’arrivo di un nuovo parroco, divenuto poi il suo Direttore Spirituale.
È seguito l’intervento di un giovane del “Varco REFO+” che ha raccontato un recente episodio in cui non ha voluto manifestare il suo orientamento sessuale per timore di rompere l’armonia che si era creata in un laboratorio tematico che stava seguendo, timore poi vinto grazie all’aiuto di un amico con cui aveva avuto il coraggio di confidarsi.
Infine, per il “Guado”, è intervenuto un adulto che ha raccontato la sua storia dove non sono mancate le sofferenze morali e spirituali dovute al rifiuto incontrato in vari ambienti, ma sottolineava anche il grande aiuto ricevuto dalla “Comunità di Papa Giovanni XXIII”.
Sul secondo momento, quello del segno simbolico, vi dico la verità, io, che avevo in minima parte partecipato alla preparazione della Veglia, avevo qualche dubbio … in realtà poi è stato a mio avviso di grande efficacia perché ha dato a tutti i partecipanti la possibilità di intervenire.
È stato posizionato su di un tavolino di fianco al leggìo un muretto formato da mattoncini di legno che simboleggiava il muro che l’ambiente socioculturale costruisce nei confronti delle persone lgbtq+.
Le persone presenti alla Veglia potevano uscire dal banco, recarsi vicino al tavolino e, microfono in mano, raccontare qualcosa di sé, esprimendo quale muro in particolare avrebbero voluto abbattere (dell’indifferenza, del pietismo, della solitudine, ecc.…), quindi staccare un mattoncino del muretto per abbatterlo.
All’inizio, come spesso succede, c’era un po’ di titubanza e di attesa tra un intervento e l’altro, ma poi, man mano che le persone si susseguivano, l’attesa andava a diminuire, le persone uscivano una dietro l’altra ed esprimevano i loro sentimenti o il loro vissuto e il muro fu abbattuto!
Questo semplice gesto, che a me sembrava un po’ banale, ha invece permesso a tante persone di esprimersi e partecipare attivamente, arricchendo col proprio contributo i contenuti della Veglia.
Un altro aspetto, che rischiavo di omettere, è stato lo scopo anche benefico che si è voluto dare alla Veglia: sono stati raccolti dei fondi per le comunità lgbtq+ del continente africano, la somma raggiunta è stata di 150 euro.
Dopo il canto finale (Resta qui con noi) è stato distribuito il libretto Translucenza, che racconta sette storie di fede transgender accompagnate da contributi biblico-teologici, pedagogici e pastorali.
La Veglia ecumenica, iniziata alle 21:15, è durata poco più di un’ora ed è terminata alle 22:20 con calorosi saluti reciproci.
La partecipazione non è stata particolarmente numerosa, eravamo circa un’ottantina in tutto, ma si sa, Milano è una città piena di ogni tipo di attrattive serali, ad ogni modo chi ha partecipato non se ne è pentito affatto: abbiamo vissuto momenti profondi di meditazione, ascolto, condivisione, momenti che penetrano dritti nell’animo, lo sollevano e lo rasserenano.
> Tutte le città dove si è vegliato a maggio/giugno 2025 per il superamento dell’omotransbifobia