A Rovigo i francescani e la Caritas vanno in aiuto dei transessuali
Articolo di Laura Badaracchi tratto da Jesus , Anno XXX, n.6 del giugno 2008
Sembra il primo tentativo del genere rivolto ai transessuali da parte di un’istituzione dichiaratamente cattolica. Lo hanno battezzato "Sportello a colori". Così i volontari del "Centro francescano di ascolto" in collaborazione con la Caritas diocesana di Adria-Rovigo hanno dato vita ad una struttura per assistere i trans e dare un sostegno anche alle loro famiglie. Un'niziativa nata, come ricorda Livio Ferrari del Centro francescano di ascolto di Rovigo, perchè: «Abbiamo scoperto il grande bisogno di dialogo che queste persone, spesso emarginate, hanno».
Lo hanno battezzato "Sportello a colori", forse anche per vincere pregiudizi comuni e stereotipi superficiali su transessuali, travestiti e transgender. Così i volontari del "Centro francescano di ascolto", in collaborazione con la Caritas diocesana di Adria-Rovigo, hanno voluto chiamare un servizio – inaugurato a fine aprile – a tutela dei diritti dei "trans", come vengono chiamati in gergo: anche a quelli detenuti nel carcere di Rovigo. Una struttura per dare assistenza e orientamento in ambito lavorativo, e allo stesso tempo un sostegno alle famiglie di origine.
Operatori specializzati, psicologi e sessuologi, offriranno il lunedì mattina e il venerdì pomeriggio informazioni e counseling, in rete con agenzie pubbliche e organizzazioni private locali e nazionali. Grazie anche alla sinergia con il Movimento identità transessuale (Mit) di Bologna e il Gruppo Abele, scesi in campo per vincere lo stigma e dare risposte alle domande che arrivano dal territorio.
«Il Mit è un consultorio per la salute delle persone transessuali ed è l’unico gestito direttamente da un’associazione, che in questo momento ha in carico 450 persone; molte arrivano proprio dal Veneto», riferisce la presidente del movimento, Porpora Marcasciano.
Sembra il primo tentativo del genere, ancora in forma sperimentale, rivolto ai transessuali da parte di un’istituzione dichiaratamente cattolica. Un chiarimento, però, è arrivato dalla Caritas diocesana: «Non è diretta promotrice del progetto ma, in quanto realtà aperta e accogliente verso ogni forma di disagio, non può mancare di mettersi in ascolto anche di queste problematiche; per questo motivo collabora con il Centro per tutte le iniziative che vedano il tentativo di rispondere in modo serio e competente alle attese e alle speranze di tutti gli uomini, senza distinzione di sesso, razza e religione».
Livio Ferrari, fondatore e direttore del Centro francescano di ascolto di Rovigo, ci tiene a precisare: «Abbiamo scoperto il grande bisogno di dialogo che queste persone, spesso emarginate, hanno».