«Abbi l’umiltà di cercare la Parola di Dio». Il cammino di suor Derouen con le persone transgender
Reportage di David Van Biema* pubblicato sul sito di Outreach (USA) il 19 agosto 2024 e liberamente tradotto da Diego e Ilaria de La Tenda di Gionata, decima parte
Suor Derouen non riuscì ad “andare in pensione”. Si rese conto che molte persone transgender, sia quelle che già conosceva sia altre che prima non conosceva, erano felici di comunicare con lei per email, telefono e Zoom. Dopo la catarsi dell’operare alla luce del sole e senza lo stress di nascondersi, scoprì che la sua mascella, sebbene continuasse a deteriorarsi, le dava meno problemi.
Il ritmo incalzante dei documenti diocesani richiedeva una risposta. Riempì la sua agenda di lezioni, interviste e scrittura di saggi.
Un altro motivo per continuare era che, di fatto, non c’era nessuno che potesse prendere il suo posto. All’inizio altre due suore trascorsero una settimana con lei incontrando i suoi amici transgender, ma Derouen aveva poi rinunciato a questa attività per paura di essere scoperta.
Dopo, diede inizio a un programma completo di formazione online ogni mercoledì per quattro mesi – quindici video informativi di novanta minuti ciascuno – per coloro che erano interessati ad accompagnare spiritualmente le persone transgender.
I presentatori facevano una sorta di This Is Your Life (programma della emittente americana NBC, ripreso poi dall’inglese BBC, in cui si racconta la storia di un personaggio famoso attraverso le interviste e i contributi dei suoi amici; NdT) degli ultimi ventitré anni della vita di Derouen. Rasmussen ha parlato di fede e spiritualità; Maureen Osborne di terapia; Bouchard ha affrontato le questioni morali e pastorali dell’accompagnamento delle persone transgender; Battaglino ha parlato dell’inclusione sul posto di lavoro. I primi ascoltatori in streaming furono otto religiosi.
Poi, nel 2021, un’organizzazione cattolica pro-LGBTQ, chiamata Fortunate Families, creò due programmi a partire da questi video: un corso a scelta libera per il personale delle istituzioni cattoliche e un corso strutturato di ventitré ore con valutazione periodica attraverso verifiche per formare i ministri della pastorale per persone transgender. Nell’arco di pochi mesi settanta persone si erano iscritte alla seconda edizione.
Suor Derouen commentò compiaciuta: “Il testimone è stato passato.”
Padre Martin aveva contatti regolari con lei dal 2012. Dopo che la sua pastorale era diventata pubblica, l’aveva invitata a partecipare alla conferenza di Outreach e a scrivere per il sito web. E lo fece. Martin, che è a conoscenza di sole altre tre suore che svolgono attività pastorale per le persone trans – una in Argentina, una in India e una a Roma – la considera «un punto di riferimento».
«Non c’è nessuno più avanti di lei», dice. «Se qualcuno vive nella foresta pluviale da trent’anni e dice: ‘Non mangiare questa pianta; mangia questa’, gli credi ciecamente! Da ventiquattro anni lei è in quella che, in termini cattolici, definiremmo una ‘cultura completamente nuova’, per ventiquattro anni. Mi fido di tutto ciò che dice».
Uno dei saggi che Derouen ha scritto per Outreach, Quattro cose che i cattolici devono sapere sulle persone transgender, ha registrato più di ventitremila visualizzazioni.
Pochi mesi dopo la pubblicazione del documento Maschio e femmina li creò da parte del Vaticano, Martin ottenne un’udienza con il Cardinale Versaldi. Il gesuita americano afferma che fu un incontro cordiale ma atipico. Passò la maggior parte del tempo leggendo – integralmente e ad alta voce – le lettere di un uomo transgender cattolico, di un genitore cattolico di un giovane transgender e di Derouen. Quest’ultima si concludeva così: «Ti supplico… abbi l’umiltà di cercare la Parola di Dio su questo argomento nelle scienze sociali e mediche, che fanno parte della rivelazione di Dio, e dalle persone transgender stesse, che sono Corpo di Cristo tanto quanto ognuno di noi».
Martin pubblicò la risposta del Cardinale Versaldi, con il suo permesso, lo stesso giorno. Il cardinale era dispiaciuto del fatto che «la gente pensasse che la Congregazione stesse accusando le persone di essere deviate dall’ideologia». Inoltre, Padre Martin scrisse che il cardinale e un sottosegretario desideravano «condividere la loro attenzione per le persone transgender» e che «vogliono continuare il dialogo per riflettere sulle loro esperienze».
Per quanto significativa fosse stata quell’interazione, lo scorso marzo Derouen e Bouchard scoprirono quanto poco avesse influenzato la commissione dottrinale dei vescovi statunitensi. Attraverso una Nota Dottrinale sui Limiti Morali alla Manipolazione Tecnologica del Corpo Umano, la commissione proibiva qualsiasi intervento, chirurgico o farmacologico, «che miri a trasformare le caratteristiche sessuali di un corpo umano in quelle del sesso opposto o a contribuire allo sviluppo di tali procedure».
I vescovi interpretarono il Catechismo attuale in modo diverso da Derouen, citando il passo: «Uomo e donna sono stati creati, cioè voluti da Dio… nel loro rispettivo essere uomo e donna…».
La commissione scrisse che qualsiasi protocollo medico che «consideri in qualche modo insoddisfacente l’ordine delle cose [voluto da Dio] e proponga un ordine più compiacente, un ordine rielaborato» è moralmente inammissibile.
La nota citava nel dettaglio cinque papi e la Congregazione per la Dottrina della Fede dell’era Ratzinger, ma includeva un unico riferimento alle persone transgender – in una nota a piè di pagina: «Per quanto riguarda coloro che si identificano come transgender o non binari, vi è una serie di questioni pastorali che devono essere affrontate, ma che non possono essere affrontate in questo documento». Non si faceva alcun cenno al convegno su Zoom.
Derouen rimase amaramente delusa. «Continuavo ad affermare per tutti questi anni che: ‘Non c’è ancora nulla di ufficiale’, da parte dei vescovi statunitensi», disse. «Ora c’è ed è una dichiarazione dottrinale. L’effetto a catena ha un impatto enorme sulle persone transgender: vengono cacciate di casa, perdono il lavoro e la famiglia a causa di ciò che dicono questi vescovi. È un disastro». Sospira.
«Tutto ciò che posso fare è continuare a seminare, ad avere l’energia di sostenere ciò in cui credo e di testimoniare ciò di cui ho esperienza diretta, che lo accettino e mi credano o meno».
*David Van Biema è stato il capo redattore della sezione religione per la rivista Time, dove ha lavorato dal 1993 al 2008. I suoi scritti sono apparsi su The Atlantic, America, Religion News Service e altri.
Testo originario: No Body Now But Yours