Accettare la mia omosessualità mi allontanerà dalla Chiesa e da Dio?
Testo tratto dal sito dell’associazione di cattolici omosessuali Devenir un en Christ (Francia), libera traduzione di Dino
Per un cristiano non è facile accettare la propria omosessualità: sembra inconciliabile essere allo stesso tempo credente e omosessuale! E’ ancora da chiarire cosa si intende con “accettare“: significa conformarsi ad una “vita omosessuale” e cambiare vita, oppure significa semplicemente adeguarsi alla realtà e accettare se stessi in tutte le dimensioni del proprio essere, anche in quelle affettive, ovvero rappacificarsi con se stessi?
Eppure molti ostacoli mettono un cristiano in una posizione difficile. Prima di tutto ci sono dei discorsi non sempre facili da comprendere: dato che la Chiesa considera l’omosessualità come estranea alla “legge naturale” e la Bibbia definisce “abominevoli” gli atti omosessuali, come non credere che Dio stesso condanni l’omosessualità? A prima vista ci sono tutte le ragioni di pensare che accettando la propria omosessualità ci si allontani dalla Chiesa e dunque da Cristo.
Certo, la Chiesa ricorda con forza alla nostra società che omosessualità ed eterosessualità non possono essere messe sullo stesso piano; ma facendo questo, essa non intende condannare nessuno, tanto più che il proprio orientamento sessuale non è una scelta. La Chiesa propone in primo luogo l’essere in verità con se stessi, di non falsare il proprio sguardo su di sè, di non cercare di sottrarsi allo sguardo di Dio.
Inoltre, si può aver paura che accettandosi si cada nel peccato. Ma accettarsi significa fare verità dentro se stessi e davanti a Dio; è riconoscersi così come si è, senza mentire, invece il peccato è l’acconsentire al male. Aver il coraggio di guardare in faccia questa parte di se stessi che non si osava o non si poteva vedere, non è ciò che ci chiede Cristo?
Un’altra ragione per non accettare la propria omosessualità può arrivare dalle immagini preconcette che abbiamo di essa: posso aver paura di perdere me stesso e di non ritrovarmi in alcune rappresentazioni dell’omosessualità; ora, accettarsi, è tutto tranne che perdersi!
Al contrario ci si può domandare se accettarsi come omosessuali in realtà non ci avvicini a Dio e alla Chiesa. A Dio, innanzitutto, perchè far verità dentro di sè ci costringe sempre a cambiare l’immagine che si ha di Lui; scoprendo un Dio che, ben lungi dal respingerci, ci ama così come siamo e da cui siamo invitati ad accogliere sempre noi stessi. Cristo è venuto a condividere la nostra vita, le nostre difficoltà, le nostre realtà umane. Egli ha portato e continua a portare su ciascuno uno sguardo d’amore. E’ morto sulla croce per noi. Ci ama indefessamente. Non abbiamo bisogno di cambiare identità o orientamento sessuale per essere amati da Lui. Accogliersi e accogliere la propria umanità è dunque un autentico cammino di fede.
Ugualmente, accettandosi così come si è ci fa rendere conto che non si è meno graditi agli occhi di Dio, si scopre così un altro volto della Chiesa, una Chiesa della misericordia nella quale ogni uomo ha il suo posto. Una Chiesa che in primo luogo non è un’istituzione o una comunità di persone perfette, ma un popolo di uomini e di donne in cammino, sulla strada per la santificazione.
Se è possibile vedere la Chiesa come quella che pronuncia un giudizio morale sulla persona, è possibile anche vederla come quella che ci accoglie attraverso le mani dei preti, dei battezzati che ci aprono le braccia, che ci danno una parola di speranza e ci guardano come loro fratelli.
Infine, l’accettazione, lungi dall’allontanarci dalla fede, ci invita a fare unità dentro di noi, a (ri)conciliare fede e omosessualità e a non vivere divisi, tagliati in due.
Testo originale: Accepter mon homosexualité va-t-il m’éloigner de l’Église et de Dieu?