Accogliere. Le suore di Fatima e l’accompagnamento della comunità transgender in India
Articolo di Thomas Scaria pubblicato sul sito cattolico Global Sisters Report del National Catholic Reporter il 26 ghennaio 2023, liberamente tradotto da Roberta Mondin-Smith
Le due Suore di Fatima, Saly Joseph e Roselin Jose, hanno incontrato per la prima volta una donna transgender, mentre stavano alla fermata dell’autobus in una città dell’India meridionale. “Sorella, puoi venire a pregare per mia madre?” chiese loro la donna, Ranjitha. Sorella Joseph ricorda di essere stata titubante all’inizio ma, visto che Ranjitha insisteva dicendo che sua madre era cattolica e malata, alla fine decise di accompagnarla.
Quell’incontro del 2020 ha aperto la strada a un ministero speciale tra le persone transgender e le Suore di Nostra Signora di Fatima di Pune.
“È stato molto difficile entrare nel loro mondo e conquistare la loro fiducia, ma oggi ne abbiamo circa 200 che seguono i nostri programmi di formazione”, spiega Sorella Joseph a Global Sisters Report.
Nel censimento indiano del 2011, più di 485.000 persone su una popolazione di 1,21 miliardi si sono identificate come transgender. In India, questo è stato il primo censimento con il quale si sono contate le persone che si identificano come appartenenti al terzo genere.
Secondo il Centro Risorse LGBTQIA, “identificarsi come transgender, o trans, significa che la propria percezione interna del genere è diversa dalle aspettative convenzionali basate sul sesso assegnato alla persona alla nascita”.
Le due suore Jose e Joseph spiegano che il loro obiettivo è quello di sostenere le persone transgender nella loro lotta per l’identità e la giustizia. Come parte del loro ministero, tengono corsi di formazione professionale per permettere alle persone transgender di abbandonare la prostituzione e l’accattonaggio per lavori alternativi. Alcune di loro, dopo aver frequentato i programmi di formazione, vendono verdura o gestiscono chioschi e bancarelle di tè. Altre ricevono lezioni di guida, di sartoria e di artigianato.
Una di loro è Sheela, che vende fiori davanti alla chiesa di Santa Maria, a Shivaji Nagar, un centro di pellegrinaggio a Bangalore. Un’altra è Devi, che per vivere si prostituiva e ora vende ortaggi. Lei e Sheela pregano ogni giorno nel santuario di Santa Maria di Shivaji Nagar.
Renuka Pujar, che lavora part time in un’azienda siderurgica, sta studiando per conseguire una laurea in giurisprudenza: “Voglio diventare avvocato e lottare per i nostri diritti“, ha detto a GSR [Global Sisters Report].
Sorelle Joseph e Jose non avrebbero mai potuto immaginare che quel giorno in cui accompagnarono a casa Ranjitha sarebbe stato l’inizio di un ministero così speciale. La madre di Ranjitha, che aveva un rosario al collo, era coricata a letto nella piccola casa di una stanza a Frazer Town, un sobborgo della città di Bangalore. La casa era pulita, con le pareti dipinte di giallo.
Un’immagine di Maria e Gesù era appesa alla parete, sopra il letto della donna e dei bastoncini di sandalo gli bruciavano davanti. “Abbiamo pregato per sua madre mentre Ranjitha stava con le mani giunte, in uno stato di profonda adorazione”, ha detto Sorella Joseph.
Normalmente i membri della comunità trans vivono insieme in comunità esclusive, ma Ranjitha era rimasta a casa sua per prendersi cura della madre malata, che aveva portato dal suo villaggio dopo la morte del padre.
Avendo notato che le suore erano curiose, Ranjitha le invitò a incontrare altri membri della comunità trans. Le suore capirono che le donne trans erano costrette a vivere ai margini della società e che dovevano affrontare lo stigma e il rifiuto sociale, nonostante gli sforzi del governo per riconoscere la loro identità e assicurare loro protezione.
In quel periodo, il Dream India Network invitò le religiose di Bengaluru ad aiutare l’organizzazione salesiana a mettersi in contatto con la comunità transgender. Il Dream India Network è un network di organizzazioni non governative che lavorano per sostenere le persone marginalizzate in India. Era il periodo della pandemia di COVID-19 e il network voleva mettersi in contatto con la comunità trans per distribuire kit alimentari.
Tra i partecipanti a quella missione c’erano le due suore Joseph e Jose, che condivisero la loro esperienza d’incontro con la comunità delle donne trans. Il padre salesiano Edward Thomas, fondatore di Dream India Network, mandò quindi le suore di Fatima a raggiungere le persone transgender in risposta all’appello di Papa Francesco ad “accompagnarle” nelle loro difficoltà. “Le persone transgender accettano le suore, che possono facilmente conquistare la loro fiducia e confidenza”, ha ammesso padre Thomas, che ha elogiato le suore di Fatima per il loro impegno. “Si possono coinvolgere più congregazioni in questo ministero unico nel suo genere”, ha ammesso a GSR [Global Sisters Report].
Sorella Joseph ha detto che le superiore hanno approvato il loro lavoro con il Dream India Network. Il loro primo compito è stato identificare e invitare le persone trans a un incontro convocato dal network. Più di 100 persone transgender hanno partecipato al primo incontro dell’organizzazione nel gennaio 2021, la maggior parte delle quali proveniva dal gruppo delle suore di Fatima. Sorella Joseph ha ammesso che lei e le consorelle sono entrate in “questo compito impegnativo senza sapere nulla di quelle persone. Ma ora siamo convinte che servirle sia stata per noi una chiamata divina”.
Sorella Jose ha detto che le suore vanno quasi ogni giorno a visitare la comunità trans ma, quando il GSR ha offerto di accompagnare le suore nel loro ministero, hanno declinato l’invito. “Non si aprono facilmente con uno sconosciuto”, ha spiegato la suora di 57 anni. Invece, le suore hanno preferito invitare alcune donne trans al convento per incontrare il GSR.
Sorella Jose ha detto che molte persone transgender invitano le suore nelle loro case, a pregare per loro. Nella maggior parte delle case di queste donne transgender ci sono immagini di Gesù, Maria, Gesù Bambino e Sant’Antonio da Padova insieme a divinità Indù. Sorella Jose ha detto di essere rimasta sorpresa nel vedere “una grande devozione, specialmente verso Maria“, anche se la maggior parte di queste donne non è cristiana.
Quando visitano la comunità trans le suore indossano abiti tradizionali indiani. “Le persone ci guardano con curiosità e sospetto e talvolta fanno commenti sarcastici, ma a noi non importa. Le persone del terzo genere sanno chi siamo e ci proteggono dal pubblico“, ammette Sorella Joseph, una suora di 55 anni.
Sorella Joseph si rammarica che la chiesa non abbia ancora compreso le persone transgender, nonostante l’appello del papa e dice: “Se non possiamo accoglierle nelle nostre chiese, tendiamogli almeno una mano”. Le persone transgender, dice, fanno parte della società da “tempo immemorabile, ma non solo non le abbiamo mai riconosciute, ne abbiamo sempre tenuto le distanze”.
Padre Thomas ha detto che la sola città di Bangalore ha più di 10.000 persone ufficialmente transgender tra i suoi 13 milioni di abitanti. La maggior parte di loro si guadagna da vivere tramite la prostituzione, l’accattonaggio o attività religiose, che includono preghiere per donne incinte e neonati.
Ranjitha, che per vivere serve come leader religioso per la sua comunità, ha detto che il loro numero a Bangalore potrebbe essere dieci volte superiore a quello rilevato dal censimento. Ha detto infatti che molti non hanno rivelato la loro identità durante il censimento a causa di “un forte tabù”.
Mentre le suore servivano tè e biscotti, Ranjitha raccontava la sua storia. “Il mio nome originale era David, e sono stata battezzata in una chiesa, anche se mio padre era indù”, ha detto. “Ero come qualsiasi altro bambino: birichino, giocherellone e obbediente ai miei genitori“. Ma, all’inizio della pubertà, ha affrontato una forte crisi di identità ed è scappata di casa, a Mumbai, a più di 600 miglia a nord-ovest di Bangalore. Mentre vagava per le strade, ha incontrato membri della comunità trans.
Il gruppo “mi ha trasformato in una [donna] transgender fornendo una terapia di riassegnazione“, ha detto, inclusa la terapia ormonale e la chirurgia di conferma del genere. È tornata a casa dopo tre anni, ma “né i miei genitori né i vicini hanno potuto accettarmi e mi hanno costretta a lasciare il villaggio”.
Ranjitha ha detto che ora si identifica come una donna transgender e ha aggiunto: ”sono orgogliosa di quella che sono“. Ha una carta d’identità governativa e gode di accettazione sociale, grazie alle suore di Fatima. La carta d’identità è diventata una realta’ per le persone transgender dopo che la Corte Suprema indiana nel 2014 ha conferito loro status legale e protezione.
Ora possono svolgere lavori governativi pur identificandosi come terzo genere. Ranjitha ha detto che la sua più grande accettazione sociale è arrivata durante la celebrazione del Giovedì Santo del 2021, quando il prete di una parrocchia di Bangalore, su richiesta delle suore di Fatima, le ha lavato i piedi.
“I miei occhi si sono riempiti di lacrime mentre il prete mi lavava i piedi”, ha detto, emozionandosi. “In chiesa, non riuscivo a controllare le mie emozioni”.
La missione delle suore di Fatima ha ricevuto elogi da persone come il missionario claretiano Padre George Kannanthanam, un assistente sociale a Bengaluru, che vuole che più congregazioni siano coinvolte nella missione. “È triste che anche la Chiesa cattolica li ostracizzi perché manca di chiarezza sul loro posto nella chiesa”, ha detto il sacerdote, che lo scorso Natale ha organizzato un servizio di canti natalizi per la comunità transgender. “Quando andiamo da loro, ci accettano, ma quando vengono da noi, li accettiamo davvero?” chiede.
Padre George ha spiegato che Bengaluru è conosciuta come il Vaticano d’Oriente, in quanto ospita quasi tutte le congregazioni religiose presenti in India. “Perché solo le suore di Fatima lavorano tra le persone transgender? Perché le altre congregazioni non si fanno avanti?” chiede.
Nel frattempo, il gruppo ecumenico Indian Christian Women’s Movement [Movimento Cristiano delle Donne Indiane] ha deciso, all’inizio di ottobre, di ammettere le donne transgender come membri, cosa che secondo Padre Joseph è un buon segno. Lo stesso missionario ha detto che l’appello del papa a dare spazio alla comunità LGBT deve essere accolto come una sfida per cambiare la mentalità delle persone: “Invece di giudicarli, diamo loro spazio”.
Testo originale: Fatima nuns accompany transgender community in India