Adele e Nicoleta, primo sì al Comune di Bari
Articolo di Adriana Logroscino pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno del 6 settembre 2016
Bari Così impazienti da trasformare la «dichiarazione di volontà» — la promessa secondo la sintassi matrimoniale canonica — in una cerimonia. Chiassosa ed emozionante. Un’anteprima dell’unione civile, fissata per domenica 2 ottobre. Adele Colangelo e Nicoleta Verderame, 33 e 43 anni, insieme da 9 e già co-genitrici (ma non per la legge) della figlia preadolescente di una delle due, affrontano la curiosità dei cronisti con una semplicità che disarma chi ha qualche riserva: «Adele è l’amore della mia vita — dice Nicoleta — è tutto qui. Quando si incontra la persona della quale puoi dire questo, non c’è nient’altro da aggiungere».
Le due donne che hanno affidato addirittura alla wedding planner Viola Tarantino l’organizzazione del loro «sì» sono state le prime a formulare ufficialmente la loro intenzione al Comune di Bari. Ma il via vai nella stanza riservata alle unioni civili è continuo e le date bloccate sono già dieci. Il passaggio della dichiarazione di volontà dovrebbe essere burocratico e freddo: la lettura di un verbale da parte di una (paziente) funzionaria.
Ma Adele e Nicoleta, giacca e pantaloni la prima, abito di seta la seconda, si presentano con mamme, parenti, amici, testimoni, fotografi, wedding planner e pure i due bouquet rainbow, colori della bandiera dei diritti civili. Non cercano la popolarità, assicurano, ma neppure la fuggono. Con due stili diversi.
«Noi ci uniamo perché ci amiamo e per tutelare i nostri reciproci diritti e doveri — spiega Adele, la più giovane delle due ma fin da subito la più estroversa —. Ma se questo serve a far capire che il legame tra persone dello stesso sesso non è nulla di stravagante o perverso, è solo amore, amore incondizionato, non un matrimonio gay ma un matrimonio come gli altri, allora va bene così». Nicoleta, origini spagnole, che in passato ha sposato un uomo, ha meno voglia di fare da bandiera, si sottrae alle interviste delle tv. Ma è solo riservatezza. La convinzione è granitica: «Mia figlia è cresciuta con Adele. Una cosa del tutto naturale. Chi ha avuto modo di conoscerci, non si pone un problema per il fatto che siamo due donne. Siamo due persone che si amano».
Del resto la scelta di unirsi è maturata da tempo in questa coppia. Fin dal Natale del 2011, quando sotto l’albero si sono scambiate le fedi e hanno provato a istruire la pratica per sposarsi in Spagna o in Portogallo. La legge ex Cirinnà ha solo semplificato un progetto in itinere.
Il fatto, poi, che in Italia diversamente dalla Spagna e dal Portogallo, non si tratti di matrimonio ma di «unione civile» cioè, come recita la legge, una «formazione sociale specifica» limitata alle sole coppie dello stesso sesso, per Adele e Nicoleta non significa niente: in smoking di taglio femminile, l’una, in «abitino dal colore vivace» l’altra, celebreranno la loro unione al Fortino, uno dei luoghi simbolo delle nozze civili in città, proseguiranno con i loro sessanta invitati in una sala ricevimenti, lanceranno il bouquet e regaleranno le bomboniere ai loro ospiti.
Prima di loro l’hanno fatto gli «unendi» di Cagnano Varano, Casamassima, Trani. Lo faranno, a Bari, due uomini che hanno fissato la primissima costituzione di unione civile, il 23 settembre: Antonio e Francesco, che celebreranno i 35 anni del loro legame. Le forme del rito, certo, non saranno le stesse per tutti, non per forza saranno modellate su quelle codificate da secoli per il contratto tra uomo e donna. Al Comune di Bari, però, cogliere una differenza tra unioni civili e matrimoni è davvero difficile.