Imparate ad amare veramente. Lettera ai genitori che non sono pronti per andare al Pride con i loro figli LGBT
Riflessioni di un genitore cristiano pubblicate sul blog Just Because He Breathes (stati Uniti) il 12 Agosto 2013, liberamente tradotte da Stefano M.
Ultimamente sono diventato nuovamente conscio di quanti genitori, particolarmente (ma non esclusivamente) quelli Cristiani, non sono per niente a loro agio con il fatto che a uno dei loro figli sia capitato di essere gay. Io ero uno di quei genitori, ma ora non lo sono più; al contrario mi trovo nella posizione molto strana ed ironica di essere invidioso di loro.
Sono giunto alla conclusione che è una fortuna avere cose di cui lamentarsi. È un dono avere qualcosa da gettar via o addirittura da rifiutare. Se chiacchieri con qualcuno che è stato disoccupato per mesi, non lo sentirai lamentarsi della scarsa assicurazione per le cure dentali offerta dal suo ultimo datore di lavoro.
Quando parlo con una coppia di genitori che hanno recentemente seppellito la loro bambina, non li sento mai lamentarsi delle notti insonni, in piedi con la loro bambina che piange. Un nostro amico, che ha trascorso anni vivendo per le strade di Seattle, sa che è fortunato ad aver trovato una alloggio a buon mercato. Non si sognerebbe di notare gli aspetti del suo appartamento che non sono proprio di suo gusto. Mi sembra che siano quelli di noi che hanno molto che hanno la stravaganza di lamentarsi di cose di poco conto.
Io penso che i genitori con un figlio adolescente gay siano ampiamente benedetti. Hanno la fortuna di poter scegliere se amare o meno il loro figlio gay, perché hanno un figlio gay. Ma quelli di noi i cui figli gay sono morti, il più delle volte per la piaga dell’AIDS, l’orrore della droga o la tragedia del suicidio, non hanno più questa fortuna.
Quando sentiamo parlare di quei genitori che hanno detto alla loro figlia lesbica che non è più benvenuta a casa il giorno del Ringraziamento, di quel figlio transgender la cui madre rifiuta di riconoscerlo come parte della famiglia o di quell’adolescente gay cui i genitori ricordano ripetutamente che è destinato all’inferno, noi sperimentiamo una pletora di emozioni acute: shock, stupore, invidia, confusione e irritazione. A volte persino rabbia.
Devo essere onesto e ammettere che se mi fossi imbattuto in queste parole, le mie parole, sei o sette anni fa, probabilmente mi sarei sentito turbato e mi sarei posto sulla difensiva. Magari avrei smesso di leggere. Ma sarebbe stato a mio danno. A quel tempo, avrei avuto bisogno di qualcuno dotato di lungimiranza e saggezza che mi dicesse cose difficili da digerire ma vere. Io avevo bisogno di qualcuno che avesse compassione della mia paura e del mio dolore per aiutarmi a comprendere perché ero così spaventato, triste e profondamente preoccupato dal pensiero che nostro figlio potesse avere un ragazzo.
Purtroppo, lasciai che la mia paura mi trattenesse dal comprendere, dall’amare e dall’abbracciare mio figlio. Invece di proteggere Ryan, come era mia intenzione, la mia paura e la mia riluttanza mi si ritorsero contro, causando un danno e una crisi maggiore di quanto avrei mai immaginato. Questa storia non è solo nostra; ho sentito da centinaia di uomini e donne le cui esperienze di rifiuto e alienazione come membri della loro famiglia hanno funzionato da scintilla verso spirali di depressione, droga e disperazione.
Vorrei che qualcuno mi avesse detto quello che non sapevo: che avere un figlio gay in vita e ancora in grado di respirare, che mi sfidava e mi induceva ad essere a disagio e inquieto, i cui desideri mi portavano a perdere il sonno di notte per la paura e la preoccupazione in lungo e in largo, era incommensurabilmente e infinitamente meglio di avere un figlio morto.
Non più sfide, non più disagio, non più preoccupazioni, almeno non quelle che eravamo abituati ad avere. Al contrario, quelle emozioni relativamente insignificanti furono sostituite da un dolore opprimente, un dispiacere paralizzante e dei rimpianti cocenti.
Finché vostro figlio è ancora vivo (abbia 14 anni o 49 anni), fate tesoro del fatto che avete la fortuna di avere un figlio LGBTQ da godervi, da amare e da cui imparare. Non date questo dono per scontato. È un privilegio che molti di noi non avranno più.
Finché vostro figlio è ancora vivo, entrate in un gruppo di supporto per genitori di ragazzi LGBTQ, Leggete libri scritti da ‘figli’ gay. Fate amicizia con persone gay. Lasciate che vi insegnino.
Finché vostro figlio è ancora vivo, approfittate di ogni occasione che avete per dirgli che lo amate semplicemente per il modo in cui è.
Finché vostra figlia è ancora viva, chiamatela per invitarla a cena e chiedetele gentilmente di portare la sua ragazza.
Finché il vostro figlio è ancora vivo, chiedetegli se avete fatto qualcosa di offensivo, cosicché avrete la possibilità di dirgli “mi dispiace, perdonami per favore”.
Finché vostra figlia è ancora viva, rassicuratela che Dio la adora e vuole avere un rapporto con lei. Dio non ama solo le persone etero e cisgender*. Egli ama ognuno dei Suoi figli, ognuno dei quali è creato con meraviglia e con timor di Dio.
Finché vostro figlio è ancora vivo non preoccupatevi di quello che i vostri amici possono pensare. Tra vent’anni, le opinioni dei vostri amici non vi faranno restare svegli di notte. Ma il rimorso per non aver amato vostro figlio, finché ne avevate la possibilità, lo farà. Fidatevi di me su questo punto.
Finché vostro figlio è ancora vivo, pregate e chiedete a Dio di mostrarvi come essere un riflesso del Suo amore per lei o lui cosicché vostro figlia/o possa vedere l’amore di Dio splendere attraverso tutto ciò che dite e fate.
Finché vostra figlia è viva, non perdete un’opportunità, nemmeno una, di conoscere ogni persona a cui vostra figlia vuole bene, il suo mondo, le sue passioni e i suoi sogni. Adorate vostra figlia, così come facevate quando era piccola. Fate molte fotografie. Create più ricordi di quanti ce ne stanno nel vostro cuore. Assorbite ogni singolo momento che trascorrete con lei.
Finché vostro figlio è ancora vivo, assicuratevi che non viva nella vergogna a causa di quello che è. La vergogna ci induce a tenere segreti, a nasconderci e scappare da Dio e dagli altri. Dio ci chiama con gentilezza. Dio si delizia in noi. Dio non si vergogna di chiamare uno qualsiasi dei suoi figli come proprio. Egli ci ama incondizionatamente perché Egli è Dio e Dio è amore.
Finché vostro figlio è ancora vivo, fate per favore tutte queste cose e molte altre. Noi, che visitiamo la lapide dei nostri figli gay, saremmo disposti a dare tutto ciò che possediamo per farne soltanto una di queste.
Una volta perso un figlio, vi capiterà di conoscere un mucchio di altri genitori che hanno, a loro volta, perso i loro figli. Molti dei nostri amici hanno avuto un figlio in salute e che prosperava in un dato momento e, nel momento successivo, è venuto a mancare.
In un istante, senza avviso o la possibilità di dirsi addio. Non sappiamo mai per quanto tempo avremo i nostri figli; oggi potrebbe essere la vostra ultima occasione di amare vostro figlio finché lei o lui è ancora vivo.
Ho sentito molti genitori Cristiani dire: “Amo il mio ragazzo, ma non sono obbligato a farmi piacere quello che fa. Non aspettatevi che io vada a marciare in una di quelle maledette parate del Pride.” Lo capisco; ci sono stati molti anni in cui ciò sarebbe stato di gran lunga troppo difficile per me, nonostante il mio intenso amore per mio figlio. Ma non smettete di cercare di conoscere vostra/o figlia/o, di imparare ad amarla o amarlo pienamente, di permettere a voi stessi di sentirvi a disagio per il bene di comunicare amore incondizionato.
Imparare ad amare è un compito che dura per tutta la vita. Noi trascorriamo la nostra intera vita imparando ad amare Dio con tutto il nostro cuore, la nostra anima, la nostra mente e la nostra forza, e imparando ad amare il nostro prossimo come noi stessi. C’è ancora così tanto da imparare sul Suo amore nei confronti di ognuno di noi. Non voglio mai smettere di scoprirlo nella sua pienezza; Egli mi ha dato così tanti buone doti e, nel contempo, Egli continua a insegnarmi come amare così come Egli per primo mi ha amato. Sono così grato del fatto che Egli non ha perso fiducia in me, anche quando io sono così lento nel comprendere la Sua lezione.
Leggere la Bibbia mi fa venire regolarmente alla mente che, quando Gesù calpestava il suolo della Terra, le azioni che Egli di continuo eseguiva inducevano le persone religiose a dire che fosse un eretico e un blasfemo. Egli frequentava incessantemente e amava le persone che secondo i religiosi erano da condannare. Egli causava continuamente scandalo.
E quindi che farebbe Gesù? Gesù farebbe diventare matti i religiosi, andando proprio verso la parte della città dove tutte le persone LGBT vivono e causando uno scandalo enorme, marcerebbe nella parata del Pride, condividendo un pasto con loro, assicurandosi che sappiano di essere amati.
Così, finché vostro figlio è ancora vivo, riesaminate l’idea di marciare con lei o lui nella parata del Pride. Magari questo potrebbe salvare la sua vita … e anche la vostra.
* Una persona cisgender è chiunque si identifichi con il genere/sesso che gli è stato assegnato alla nascita. Per esempio, il tuo certificato di nascita riporta il genere/sesso femminile e tu ti identifichi in una donna.
Testo originale: While Your Child is Still Alive: A Letter to Parents Who Aren’t Ready to March in the Pride Parade