Al via in Inghilterra i matrimoni omosessuali in chiesa
Articolo di Delia Vaccarello tratto da L’Unità, 6 novembre 2011, p.33
Da dicembre le unioni omosessuali si potranno celebrare nei luoghi di culto. Sono pronti ebrei progressisti e quaccheri. Contrari i cattolici. Il governo inglese stima che circa 1.500 omosessuali si uniranno in chiesa a partire dal prossimo 5 dicembre: sarà questo il risultato dell’abrogazione della legge che vieta alle chiese di celebrare le unioni civili.
L’annuncio è stato dato dal sottosegretario alle Parità Lynne Featherstone dopo che il primo ministro David Cameron nel recente congresso dei Tory, a Manchester, aveva dichiarato di credere nelle nozze gay visto che il matrimonio «è un valore dei conservatori».
Varato nel 2004 e in vigore dal 21 dicembre 2005 il Civil Partnership Act consente le unioni civili anche ai gay e alle lesbiche riconoscendo ai partner un’ampia gamma di diritti e doveri (diritti economici in caso di separazione, diritti sulla pensione del partner ed ereditari, successione nei rapporti di locazione, diritti in materia di immigrazione e cittadinanza) ma finora proibiva le funzioni religiose e la registrazione della unione in un luogo di culto.
40mila coppie
Sei anni dopo, con oltre 40mila coppie che si sono avvalse della legge, arriva la decisione del governo che toglie un divietoma non impone obblighi alle confessioni: «Il governo sta avanzando verso l’uguaglianza per le persone Lgbt.
Nessun gruppo religioso sarà costretto a ospitare una registrazione civile, ma coloro che lo desiderano potranno farlo. Questo è un importante traguardo», ha dichiarato Lynne Featherstone . Sono pronti quaccheri, seguaci della chiesa unitaria ed ebrei progressisti. Contraria la Chiesa cattolica e parte della Church of England che al suo interno ospita diverse posizioni.
Lo scorso anno cinque vescovi avevano scritto una lettera al Times sottolineando l’ingiustizia riservata alle coppie omosessuali che non potevano scegliere tra unione civile e matrimonio religioso. Secondo i prelati il Civil partnership sarebbe chiaramente discriminatorio poiché nega ai gay le opportunità degli etero.
A Canterbury
Dal 2003, anno della nomina di Gene Robinson a vescovo pur essendo apertamente omosessuale, la Chiesa Anglicana vede crescere la questione gay. È di un anno fa il sì ai vescovi gay da parte dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, e dello scorso luglio la retromarcia in vista di un documento che nel 2013 stabilirà definitivamente le misure in materia. Ma cosa ha mosso Cameron a scegliere per una politica tanto egualitaria?
Oltre alle sue convinzioni in materia di matrimonio, anche una strepitosa perdita di popolarità tra i gay che invece era riuscito a conquistarsi dichiarando che la parità degli omosessuali era da considerarsi un diritto umano fondamentale.
Nel giugno del 2009 i Tories potevano contare sul 39 per cento dei consensi della comunità omosessuale, nell’aprile del 2010 solo sul nove per cento. A far precipitare il gradimento le frasi infelici di Cameron a proposito di una mozione contro una legge omofobica in Lituania che non era stata appoggiata dai conservatori nel Parlamento europeo.
Libertà di voto?
Nel corso di una intervista Cameron aveva dichiarato che su questi temi i deputati conservatori hanno libertà di voto, ma era stato costretto a dire di essere nel torto quando l’intervistatore gli chiedeva come fosse possibile concedere la libertà di voto sui diritti fondamentali. Di qui la necessità di dare un segnale chiaro. Già a febbraio di questo anno il ministero dell’interno aveva fatto trapelare le novità in merito alle unioni civili. Adesso la decisione.
Con la riforma che entra in vigore dal 5 dicembre le unioni registrate in Chiesa possono essere presiedute da preti, pastori, rabbini e altri ministri religiosi e prevedono inni e lettura di libri sacri?