“Allarga la tenda”. La sfida di una Chiesa casa per tutti
“Allarga la tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio; allunga le corde, rinforza i tuoi paletti” (Isaia 54,2). Queste parole del profeta Isaia risuonano oggi con una forza straordinaria, soprattutto per chi sogna una Chiesa più aperta, inclusiva e capace di abbracciare ogni persona senza distinzioni. L’immagine della tenda richiama qualcosa di vivo, che non resta immobile, ma si adatta, cresce, accoglie.
Nella Bibbia, la tenda è simbolo di casa, rifugio e presenza di Dio. Durante l’esodo, era il segno visibile del legame tra Dio e il popolo: “Mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro” (Esodo 25,8). Ma quella tenda non era un luogo rigido o esclusivo: era aperta, in movimento, pronta a seguire i cambiamenti del cammino. E proprio questo è il messaggio di Isaia: allargare la tenda significa non escludere nessuno, creare spazio per accogliere ogni storia, ogni identità, ogni diversità.
Per una persona queer, la tenda è un simbolo di speranza e inclusione. È il sogno di una Chiesa che accoglie tutti, senza pregiudizi, e offre un luogo dove ogni persona si senta accolta e amata per ciò che è. Non si tratta solo di tollerare, ma di costruire una casa comune, dove nessuno sia costretto a sentirsi “diverso” o “sbagliato”. È ciò che il Concilio Vaticano II descrive nella Gaudium et spes: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo».
“Allargare la tenda” non significa perdere la propria identità, ma renderla più grande, più accogliente, più vera. Significa, come diceva don Primo Mazzolari, trasformare la Chiesa in un “focolare che non conosce assenze”, dove nessuno è escluso, dove tutti possono sentirsi a casa. È mettere in pratica il messaggio del Vangelo: “In casa del Padre mio vi sono molte dimore” (Giovanni 14,2).
L’invito di Isaia ci chiama a guardare oltre i confini, a lasciare da parte paure e pregiudizi, e a costruire una Chiesa che non solo accoglie, ma accompagna. Una Chiesa che ascolta, che si fa vicina, che trasforma l’amore di Dio in gesti concreti.
Le persone LGBT+, come chiunque viva una condizione di marginalità, non devono più sentirsi ai margini della comunità cristiana, ma parte integrante di essa. Questo è il vero senso di “allargare la tenda”: creare uno spazio dove ognuno possa trovare rifugio, dignità e amore.
È un compito che riguarda tutti noi. Come cristiani siamo chiamati nelle nostre chiese a fare spazio agli altri e a vivere il Vangelo nella concretezza della vita.
Perché una tenda che si allarga è una Chiesa che vive, cresce e diventa sempre più fedele al sogno di Dio: una casa aperta a tutti.
Per saperne di più > Camminiamo insieme? Diventa un “sognatore” de La Tenda di Gionata