Allarme omofobia nelle scuole italiane
Articolo di Free-Italia in merito alla scritta omofobica comparsa su un muro del liceo Scotti di Ischia
E’ ancora il liceo classico Scotti di Ischia a essere protagonista di un’oscura vicenda dal contenuto “scomodo” e lontanissimo dai valori morali che dovrebbero essere propinati dall’istituzione scolastica. Dopo l’impiccagione di uno studente risalente a qualche anno fa, dovuta all’emarginazione da parte dei compagni secondo il racconto dei suoi genitori e il suicidio di due ragazze, profondamente turbate dalla bocciatura subita nello stesso istituto, questa volta è una scritta a caratteri cubitali sul muro dell’ingresso a sconvolgere gli animi.
Apparentemente nulla di così grave, perlomeno non ai livelli degli episodi precedenti, ma chi può sapere quanto una semplice bravata possa incidere sulla psicologia di un fragile adolescente? Nessuno poteva quantificarlo prima e nemmeno qualcuno potrebbe riuscirci adesso. Certo è che la memoria del passato aiuta a bloccare un’eventuale reazione eccessiva che non lascia spazio all’utile pentimento.
Ecco perché una “banale” frase omofoba impressa sul muro di una scuola non qualunque crea più allarmismi del solito. Tanto più se si chiama in causa un indifeso diciassettenne che non ha ancora capito cosa desidera dalla vita e la cui unica aspirazione attuale è diventare rappresentante di classe. Un tempestivo intervento politico è d’obbligo per la maggior parte delle associazioni impegnate nella lotta contro atti di questo genere.
Poco importa se gli autori sono sciocchi ragazzini ancora lontani dal raggiungimento della maturità: anzi, occorre eliminare il problema proprio alla radice. Prevenire per evitare di curare.
Come sostiene Manuela Loforte, presidente dell’associazione Frame, esternando un senso di vergogna per l’accaduto, “è’ indispensabile attivarsi con urgenza per prevenire il fenomeno dilagante dell’omofobia nelle Scuole italiane”.
Proprio questo si propone di fare la sua “Bye bye bulli”, campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle tematiche legate all’identità e all’orientamento sessuale, con l’obiettivo di combattere il pregiudizio, la discriminazione e il bullismo. Il preside, dal canto suo, sottolinea l’attenzione della direzione verso i fenomeni di disagio dei propri studenti attraverso corsi di psicologia ed educazione alla salute e classifica tale atteggiamento come un “episodio isolato”.
Il bombardamento mediatico è più che comprensibile quando nel mirino si trova ancora lo stesso scenario messo sotto accusa più volte. E in questo contesto si fa strada l’ipotesi di un dispetto orchestrato da qualcuno a cui non andrebbe giù il “modus operandi” dei coordinatori. Intanto, l’obbrobrio è già stato cancellato e la candidatura del giovane come capoclasse pare, in via ufficiosa, l’unica maniera per dimostrare che l’intraprendenza e la volontà di raggiungere i propri obiettivi superano di gran lunga ogni sciocca etichetta.