Amata da Dio in un mondo che mi respinge. La storia di Bruna, una donna transgender
Testimonianza* di Bruna
Sono Bruna, sono una donna transgender brasiliana e ho accettato volentieri di condividere la mia testimonianza di vita e di fede, perché penso che ascoltare la mia storia possa aiutare gli altri a far cadere la paura e i pregiudizi verso le persone transgender.
Sono ancora tante, infatti, le persone che hanno difficoltà a considerarmi semplicemente una persona, degna – anche solo per questo – di rispetto come tutte le altre. Rispetto: ecco quello che vorrei. C’è ancora chi nutre preconcetti verso le persone LGBTQ+: molti continuano a ritenerci persone strane, malate e questo non va bene. Noi vogliamo semplicemente vivere ed essere felici nella dignità e libertà di essere ciò che siamo.
Io sono nata così. Fin dall’ infanzia ho avuto difficoltà ad essere accettata dalla mia stessa famiglia, che frequentava la Chiesa Cristiana Evangelica Pentecostale (brasiliana): per questa chiesa noi persone transgender siamo il diavolo e siamo destinate all’inferno. Ma questo non è vero, perché io so bene che Dio ama tutti.
Da giovane ho partecipato per tanti anni alla vita di questa comunità religiosa, spinta dalle insistenze di mia madre e di mia nonna.
Io però non gradivo andarci, non mi trovavo bene in quell’ambiente. Mi ero già accorta, infatti, di provare attrazione verso le persone del mio stesso sesso e i pastori parlavano di questo come di un peccato.
A dodici anni i miei scoprirono la mia diversità. Mio zio, che era pastore, mi disse che non meritavo di tornare a casa dalla mia famiglia. Mia madre voleva che mi sottoponessi a esorcismi e riti di purificazione perché mi considerava malata di mente. Le mie due sorelle mi voltarono le spalle. È stato terribile.
A diciassette anni sono andata via da casa e non le ho più viste. Nessuna di loro è mai venuta a casa mia a farmi visita. Non ho più festeggiato il Natale con la mia famiglia da allora. E questo tempo di Avvento mi mette sempre molta tristezza e malinconia, perché non posso godere anche io come tutti di un po’ di affetto e di calore familiare.
Nonostante abbia subito questa emarginazione dalla mia comunità religiosa e dalla mia stessa famiglia, la mia fede in Dio non è mai venuta meno.
Ho sempre sentito il bisogno di una comunità religiosa della quale far parte e con la quale pregare. In quel periodo di solitudine mi sono avvicinata alla religione Candomblè (una religione afrobrasiliana tuttora praticata prevalentemente in Brasile e in tutta l’America latina). Anche lì ho trovato preconcetti non solo verso chi è diverso, ma anche verso chi è povero.
Tuttavia, Dio e il mio rapporto con Lui per me è rimasto sempre la priorità assoluta: tutt’ora faccio la mia preghiera quotidiana accompagnata da una musica brasiliana che ascolto su Youtube.
Dal 2018 ho lasciato la prostituzione e negli ultimi quattro anni mi sono occupata di assistenza alla salute delle persone transgender che lavorano in strada, in particolare di prevenzione e cura dell’HIV.
Ho deciso di farlo perché nel 2012 ho scoperto di aver contratto io stessa l’HIV e ho avuto così l’occasione di capire che, con le giuste cure mediche, oggi non si muore più di questa malattia.
Purtroppo, però, tra le persone che lavorano in strada spesso non circolano queste informazioni e mi sono resa conto di essere la persona più adatta a diffonderle tra loro: sentono, infatti, che io sono una di loro che già ha sperimentato e combattuto con questa malattia.
Negli ultimi tre anni, inoltre, sono anche stata volontaria attivista in un’associazione impegnata nel contrasto alla violenza transfobica e nella denuncia degli sfruttatori della prostituzione collegata all’ONU, un ufficio chiamato ONU-Mulheres-Brasil.
In Brasile se qualcuna di noi viene ammazzata per strada le forze dell’ordine non intervengono e se ne disinteressano. Io stessa ho denunciato i miei sfruttatori e ho subito per questo minacce di morte. Questa situazione di pericolo per la mia vita mi ha spinto ad allontanarmi dal Brasile.
A febbraio 2024 sono arrivata in Italia. Qui ho trovato l’amicizia e il supporto di Maddalena e Rut della Diaconia Valdese, ma non ho ancora trovato una comunità di fede. Non ho neanche provato ad affacciarmi in una comunità cristiana, perché non so come vengono considerate in Italia le persone come me, ed ho un po’ di paura di subire umiliazioni e maltrattamenti.
Sarebbe bello per me entrare e sostare nella casa di Dio per godere anch’io di un po’ di pace e conforto, per parlare con Dio in tranquillità e chiedergli protezione, ma mi blocca la paura di ritrovarmi addosso gli occhi di tutti.
Gli sguardi sprezzanti e giudicanti fanno sempre molto male: per evitare tutto ciò, rinuncio ad andarci.
Con l’aiuto di Maddalena del Community Center della Diaconia Valdese di Napoli sto eseguendo le pratiche per ottenere il permesso di soggiorno e sono ospite in casa di amici.
Mi sono impegnata attivamente nella ricerca di un lavoro, magari come assistente sociale, attività che sento a me affine: se avessi potuto, avrei frequentato corsi di studio per diventarlo. Da poco sono riuscita ad aprire un negozio e questo mi dà molta soddisfazione.
Mi piacerebbe trovare finalmente un po’ di serenità: adesso che ho un lavoro, spero di avere presto una casa tutta mia dove trascorrere finalmente la mia vita ed essere felice, così come sono.
* Testimonianza raccolta, con la collaborazione della pastora Letizia Tomassone, nell’ambito del progetto “Nati due volte”, con cui i volontari del Progetto Gionata vogliono raccontare i cammini di fede delle persone transgender e dei loro familiari. A maggio 2025, in occasione delle Veglie di preghiera per il superamento dell’omotransbifobia, alcune di queste storie saranno pubblicate da La tenda di Gionata in un libretto a stampa gratuito che racconterà i percorsi di fede delle persone transgender, cattoliche e evangeliche, e dei loro familiari nelle diverse chiese. Una raccolta di testimonianze con cui vogliamo tessere un ponte di conoscenza tra questi due mondi spesso lontani, per contribuire a buttare giù muri e pregiudizi. Per leggere le testimonianze che abbiamo già raccolto clicca su gionata.org/tag/nati-due-volte/ . Se vuoi aggiungere la tua scrivi a tendadigionata@gmail.com PASSAparola