Andrea s’è persa. L’addio nella chiesa dei gesuiti
Articolo di Gian Guido Vecchi pubblicato sul Corriere della Sera del 27 dicembre 2013
L’hanno trovata una mattina di fine luglio, accanto al binario 10 di Termini, massacrata di botte.
Pochi giorni prima raccontava che viveva in stazione da quattro anni, «la notte ho paura che qualcuno mi metta le mani addosso, a Ostia un ragazzo mi ha picchiata, sono stata sette mesi in coma».
Aveva 28 anni, un braccio paralizzato e zoppicava. Sognava di innamorarsi, di «trovare un ragazzo che mi faccia lasciare la strada perché è troppo brutta». Invece l’hanno uccisa a bastonate.
All’anagrafe si chiamava Andrea Quintero, veniva dalla Colombia ed era transessuale. Oggi i suoi funerali verranno celebrati alle 15 (del 27 dicembre) nella Chiesa del Gesù, a Roma, la chiesa madre dei gesuiti che Francesco ha visitato in settembre invitando ad accogliere nei rifugiati «la carne di Cristo».
Con monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas, li celebrerà padre Giovanni La Manna, che nel complesso della Compagnia di Gesù dirige il Centro Astalli per i rifugiati: «Un segno di affetto ad Andrea, di quell’amore e vicinanza che non ha avuto quand’era viva, e un segno per tutte le persone che come lei sono discriminate: meno pregiudizi e più sensibilità possono salvare delle vite», spiega.
Anche questa è la Chiesa di Francesco, che a Natale ha ricordato come i primi a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù furono i pastori, «perché erano emarginati». Oggi ci sarà anche il ministro Kyenge.
Padre La Manna parla di Andrea sempre al femminile: «La Chiesa è sempre stata attenta a chi è discriminato, ma certo Francesco ci chiede sempre maggiore vicinanza. Una trans colombiana mi raccontava di non aver mai visto qui una domestica trans.
Nel loro Paese le minacciano e costringono a prostituirsi, scappano e qui non trovano la possibilità di un lavoro dignitoso».