Il bilancio di un pontificato: Benedetto XVII e le persone omosessuali
Articolo del 26 febbraio pubblicato sul blog di “Diversidad Catolica” (Brasil) liberamente tradotto da Adriano
La fine del pontificato di Ratzinger è un momento molto opportuno per le valutazioni, in particolare in uno dei punti più controversi, quale quello della relazione con il mondo omosessuale.
A prima vista, sono molto evidenti le rigide dichiarazioni contro il matrimonio gay, le famiglie omogenitoriali e la teoria del genere. Equiparare le unioni omosessuali con il matrimonio eterosessuale è considerata una grave ferita inflitta alla giustizia e alla pace.
Una famiglia senza la dualità maschile e femminile converte il bambino da un soggetto di diritto in un oggetto che può essere acquisito. La teoria di genere, sfidando l’eterosessualità obbligatoria e la sottomissione delle donne agli uomini, sarebbe un auto-emancipazione dell’uomo in rapporto alla creazione e al Creatore, che porta all’autodistruzione.
Queste opposizioni della Chiesa esistevano già nel pontificato di Giovanni Paolo II, ma Benedetto XVI ha dato loro un’enfasi catastrofica. Ciò ha avuto un grande impatto sui media che ha inevitabilmente alimentato l’odio contro gli omosessuali.
Queste dichiarazioni, però, non sono tutto. C’è stata una svolta che è passata quasi inosservata. Nel 2008, si è discusso per la depenalizzazione dell’omosessualità in tutto il mondo presso le Nazioni Unite, in base ad una proposta guidata dalla Francia. Le Nazioni occidentali si sono posizionate a favore o contro le nazioni islamiche.
La delegazione della Santa Sede, sebbene in disaccordo con buona parte della proposta francese, si è manifestata per la depenalizzazione e ha condannato ogni forma di violenza contro gli omosessuali. Per la Chiesa, gli atti sessuali liberi tra adulti non dovrebbero essere considerati un reato da parte dell’autorità civile. Ciò significa almeno ammettere che non sono una minaccia per l’umanità.
Ci sono anche stati errori di comunicazione molto sfortunati. Durante un viaggio in Africa nel 2009, Benedetto XVI ha detto che non si può superare il problema dell’Aids solo con i soldi e la distribuzione di preservativi. Se gli africani non si aiutano essi stessi, assumendo la responsabilità personale di umanizzare la sessualità, il problema aumenta.
Si diffuse nel mondo la notizia che il papa aveva detto che in Africa i preservativi aumentano solamente il problema dell’AIDS. In realtà, la dichiarazione non avalla né condanna il preservativo, ma il testo non è stato abbastanza chiaro da evitare questo tipo di notizie. L’anno seguente, il Papa infine ha rinnovato, dicendo che in alcune circostanze, l’uso del preservativo è il primo passo di una umanizzazione della sessualità.
Un altro progresso è stata la dichiarazione delle autorità vaticane, di qualche settimana fa, in difesa dei diritti civili per le coppie di fatto, omosessuali o meno, per garantire equità e agevolare le condizioni di vita, e prevenire le ingiustizie verso i più deboli. Dicendo che il legislatore dovrebbe rispondere ad esigenze che prima non esistevano.
Da un lato, la Chiesa si oppone fermamente ai cittadini LGBT, ma dall’altro li appoggia. Questa disparità nella Chiesa cattolica è dovuta alla sua millenaria tradizione giudaico-cristiana, che è etero normativa, e la loro appartenenza al mondo moderno, in cui i cambiamenti avvengono con ritmo rapido.
Con il Concilio Vaticano II, negli anni ’60, la chiesa ha incorporato molti elementi di modernità, come l’accettazione della separazione tra Chiesa e Stato, il riconoscimento della autonomia della scienza e della libertà di coscienza. La fedeltà al giudizio della coscienza è un diritto e un dovere della persona, nonché l’obbligo di cercare sempre la verità.
Secondo gli insegnamenti della Chiesa dei nostri giorni, l’uomo non è un mero omo o eterosessuale, ma è soprattutto una creatura di Dio e il destinatario della sua grazia, che lo fa figlio suo ed erede della vita eterna.
Per quanto riguarda la morale, deve essere basata sulla ragione illuminata dalla fede, facendo anche uso delle scoperte sicure della scienza. Sebbene la dottrina cattolica si oppone alla pratica dell’omosessualità, considerandola intrinsecamente disordinata, riconosce anche che ci sono persone con tendenze omosessuali in cui la pratica è inevitabile, e il peccato viene annullato.
La Chiesa è formata tuttavia, non solo dal Papa e dai vescovi, che elaborano questi insegnamenti. E’ composta da tutti i credenti, che formulano letture diverse nei diversi contesti in cui vivono.
In Francia, ad esempio, il deputato socialista e relatore del disegno di legge del matrimonio per tutti, Erwann Binet, è un cattolico praticante. Egli afferma che i valori che provengono dalla cultura cristiana e dai valori della sinistra sono compatibili.
L’ex primo ministro britannico Tony Blair convertitosi al cattolicesimo, la religione di sua moglie, difende il matrimonio gay. Negli Stati Uniti, la maggior parte dei cattolici ha votato per Obama, e anche la maggior parte dei protestanti. Tutti questi sono protagonisti importanti per il cambiamento a favore del diritto omoaffettivo.
Dobbiamo anche riconoscere che i gay non sono sicuri in molti ambienti cattolici, laddove esiste una predicazione omofoba e l’uso della dottrina estrema e senza distinzioni. Alcuni gay sono indirizzati a “preghiere di guarigione e di liberazione”, che sono spesso forme non dichiarate di esorcismo. Si tratta di una devastante intimidazione.
In altri ambienti cattolici, d’altra parte, ci sono laici, religiosi e sacerdoti che sono cordiali e accoglienti. Ci sono gruppi che aiutano le persone a conciliare il loro orientamento omosessuale e la fede, come Dignity USA, Rumos Novos, Cristianos gays e Diversidade catòlica. Una sfida importante è proteggere gli omosessuali dagli ambienti religiosi omofobi, e dirigerli verso realtà che li accolgano.
I cambiamenti nella Chiesa iniziano nella società e nella vita dei fedeli, e poco a poco arrivano gradualmente alla teologia, alla dottrina e alla gerarchia. Non è dal Papa e dai vescovi che provengono le modifiche, bensì dalle basi.
Non aspettatevi molto dal prossimo papa, ma neppure poco. La cosa più importante è che non ci sia una retrocessione e che vengano ampliate le opportunità di dialogo nella Chiesa e nella società moderna. Non si dovrebbe mai accettare l’errore di giudizio, che non c’è posto per gli omosessuali nella chiesa.
Non si dovrebbe mai cadere nella trappola del tutto o niente. Questo soddisfa solamente i religiosi ultraconservatori, che vogliono vedere i gay, per quanto possibile allontanati, o peggio ancora, “curati”.
Benedetto XVI ci ha lasciato, stanco di un lavoro massacrante. E’ inevitabile che nei nostri ricordi ci siano alcune delle sue dichiarazioni omofobe di grande impatto. Però egli ci ha dato insegnamenti che sono risuonati molto meno.
Tra questi, il seguente è quello che può aiutare di più il rapporto tra la Chiesa e il mondo gay: “Il cristianesimo non è un insieme di proibizioni, ma una scelta positiva.
Ed è molto importante sottolineare questo nuovamente, perché questa coscienza è quasi completamente sparita”. In questo, il Papa apre le porte a percorsi che non è arrivato a fare. Tuttavia, altri potrebbero farlo. La palla è nel nostro campo.
Titolo originale: “Bento XVI e os Gays: Balanço e Perspectivas”