Benedire un matrimonio omosessuale? Una questione che divide le chiese
Riflessioni di Paolo Ricca, teologo valdese tratte da voceevangelica.ch
Un amore omosessuale non di rado dà vita ad "unioni durature (talvolta persino più durature delle unioni eterosessuali, diventate molto fragili). È anche normale che una coppia omosessuale, in cui uno o entrambi i partner siano credenti, possa desiderare di veder ratificata la sua unione religiosamente, in analogia a quel che accade alle coppie eterosessuali. Ci sono però altri modi, non difficili da trovare, per esprimere alle coppie omosessuali nella comunità cristiana per invocare con loro in preghiera l’accompagnamento di Dio?
Faccio due premesse. La prima si richiama alla distinzione fatta dall’apostolo Paolo il quale, posto di fronte a vari quesiti sul matrimonio sorti in seno alla comunità di Corinto, dice in un caso: “Ai coniugi ordino non io, ma il Signore”, in un secondo caso: “Agli altri dico io, non il Signore”, e in un terzo caso: “quanto alle vergini, non ho un comandamento dal Signore, ma do il mio parere” (I Corinzi 7, 10.12.25).
L’apostolo cioè distingue tra il suo parere e il comandamento di Dio. Così farò io: darò il mio parere, senza pretendere che sia “quel che farebbe Dio”.
La seconda premessa è banale, ma non irrilevante: non essendo io omosessuale, non so in realtà che cosa significhi esserlo, ed è sempre rischioso pronunciarsi su situazioni che non si vivono.
Penso anzitutto che la parola “matrimonio” debba essere riservata alle coppie costituite da un uomo e una donna, e non debba essere adoperata per le unioni tra persone dello stesso sesso. La diversità dei nomi aiuta a distinguere i vari tipi di unioni umane.
Penso che l’omosessualità sia una condizione, non una scelta, e che quindi non abbia senso pronunciare su di essa giudizi morali (“è un peccato”) o verdetti clinici (“è una malattia”). Il giudizio severo che la Bibbia pronuncia sull’omosessualità è dovuto a vari fattori, ma soprattutto alla convinzione degli autori biblici che l’omosessualità fosse una scelta: non immaginavano che potesse essere una condizione.
Essendo l’omosessualità una condizione, è normale che tra persone dello stesso sesso nascano amori, e che questi amori diventino non di rado unioni durature (talvolta persino più durature delle unioni eterosessuali, diventate molto fragili).
È anche normale che una coppia omosessuale, in cui uno o entrambi i partner siano credenti, possa desiderare di veder ratificata la sua unione religiosamente, in analogia a quel che accade alle coppie eterosessuali.
Nella Bibbia non c’è una “benedizione nuziale” come rito liturgico, e nei primi tre secoli di storia della chiesa non risulta che vi fossero celebrazioni ecclesiastiche di matrimoni, dunque liturgie matrimoniali, neppure fra cristiani.
Questo non significa che la “benedizione nuziale” abitualmente praticata nelle chiese sia arbitraria. Essa ha senso e valore per la fede, ma non si può dire che sia un “comandamento del Signore”. II teologo Karl Barth, nella sua “Dogmatica”, la considera “problematica”.
Nella Bibbia vi sono vari tipi di benedizione, ma ce n’è una sola pronunciata sulla coppia umana, non però nel quadro di una cerimonia nuziale, bensì all’inizio della storia, quando Dio “li creò maschio e femmina. E li benedisse; e Dio disse loro: Crescete e moltiplicatevi…” (Genesi 1,27-28).
Qui è chiaro che la benedizione è in vista della fecondità della coppia, cioè della sua capacità di generare. Essa non riguarda, mi sembra, le coppie omosessuali, che non possono generare. Va detto d’altra parte che le benedizioni nuziali attualmente in uso nelle nostre chiese non contengono, di solito, riferimenti espliciti alla procreazione.
Bisognerebbe chiarire che cosa si intende per “benedizione nuziale” all’interno e nel quadro di quella “pienezza delle benedizioni di Cristo” (Romani 15,29) che la fede conosce e riceve. C’è una benedizione specifica? In che cosa consiste, oltre a quella promessa di fecondità esplicitamente menzionata in Genesi 1,28, ma abitualmente ignorata nelle nostre liturgie?
Non credo (“do il mio parere”) che una chiesa che cerchi di essere fedele alla Scrittura sia autorizzata a istituire una benedizione nuziale di unioni omosessuali, tanto più considerando il carattere “problematico” della benedizione nuziale in quanto tale.
Ci sono però altri modi, non difficili da trovare, per esprimere alle coppie omosessuali nella comunità cristiana il fatto evangelico fondamentale che l’amore di Dio è inclusivo, non esclusivo, e per invocare con loro in preghiera l’accompagnamento di Dio, la sua presenza e la sua guida, quando stringono il loro patto di amicizia, amore e fedeltà.
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