‘Benedite coloro che vi perseguitano’. E’ la giusta risposta al bullismo omofobo?
Riflessioni del Rev. Candace Chellew-Hodge tratte dall’Huffingtonpost.com, 20 novembre 2010, liberamente tradotte da Vilian
Justin, Asher, Tyler, Zach, Billy. Il solo pronunciare i nomi di questi adolescenti che si sono suicidati dopo aver subito atti di bullismo soltanto per il loro orientamento sessuale (o meglio, orientamento percepito) mi fa sorgere un’esplosione di rabbia che non pensavo neppure di covare dentro.
Pensare a queste giovani vite, recise così presto per colpa della crudeltà subita da coloro che stavano loro vicino, mi porta a voler sfogarmi a divenire ugualmente crudele contro coloro che hanno maltrattato questi giovani fino alla loro morte.
So di non essere solo nella mia ira contro questi bulli, e non sono solo nemmeno nel condividere il dolore per le loro vittime.
Non possiamo sondare davvero le profondità del tormento psicologico e spirituale provato da questi giovani in tutti quei giorni e mesi prima che si tolsero la vita con le loro stesse mani.
E’ possibile che ci sia difficile persino sondare la profondità della depravazione che un individuo culli in sé per arrivare a diventare un qualcuno capace di abusare degli altri con estrema crudeltà senza porsi la benché minima riflessione sulle conseguenze che i suoi atti di bullismo possono portare.
Ma, in quanto persone di fede, dobbiamo non solo guardare alle vittime con compassione, dobbiamo estendere questa compassione anche ai bulli.
Avendo avuto a che fare con i bulli nell’arco di tutta la mia vita (ho anche tentato di suicidarmi quand’ero adolescente per via del bullismo), sono passato dal provare compassione per loro ad apprezzarli.
I bulli — quelli che non si definiscono come nostri nemici — possono dare lezioni valide a noi della comunità lesbica, gay, bisex e transessuale, se solo noi stessi ci prendessimo del tempo per aprire i nostri cuori e menti a loro.
Do valore ai miei nemici perché è grazie a loro che io mi ritrovo continuamente motivato nella ricerca di giustizia ed equità in questo mondo.
Do valore ai miei nemici perché testano la mia fede e mi portano continuamente a non pensare solo a ciò in cui credo, ma al perché io credo in ciò.
Do valore ai miei nemici perché mi forzano a non adagiarmi sugli allori bensì a compiere un necessario lavoro di amore e perdono.
Do valore ai miei nemici perché mi ricordano costantemente che io sono imperfetto esattamente come lo sono loro, perché reagisco con odio di fronte ad altri che vedo diversi da me o a minacce all’integrità della mia persona tanto fisica quanto spirituale.
Walter Wink scrisse in The Powers That Be che i nostri nemici possono spianarci la strada verso Dio:
“Non possiamo comprendere le nostre tenebre se non tramite i nostri nemici, in quanto non abbiamo miglior accesso a quelle parti di noi così inaccettabili da necessitare di essere rendente, che quello specchio che i nostri nemici tengono alzato di fronte a noi stessi.
Questa è quindi un’altra, ben più intima, ragione per amare i nostri nemici: necessitiamo di loro per poter individuare noi stessi. Non possiamo considerarci persone complete senza di loro.”
Questo concetto non è stato sicuramente applicato da Justin, Asher, Tyler, Zach, Billy e la moltitudine di altre giovani persone che hanno reciso la loro vita — inconsapevoli del fatto che spesso i nemici si presentano portando doni.
Tutto ciò non è un fallimento da parte di queste giovani persone, bulli o vittime che siano. Piuttosto, è da considerarsi un fallimento della società, e della chiesa, per non aver insegnato il senso di vera compassione. Invece di ciò, la società e la chiesa mandano ripetutamente messaggi mixati di gretto individualismo — una sorta di “realizzati in tutto ciò che puoi essere” — ma allo stesso tempo si aspettano da noi di rientrare nei ranghi, ed oltretutto “di essere normali”.
Se non riusciamo a rientrare in questo stampo, la società e la chiesa si sentono giustificate di rimetterci in riga, vessandoci con norme sociali e morali, od ortodossia religiosa e tradizione.
La religione, specialmente, ha fallito nell’insegnarci come trattare gli altri in modo giusto.
Gesù disse molto chiaramente che dobbiamo amare i nostri vicini, inclusi i nostri nemici. Se non è sufficientemente chiaro, lui disse specificatamente di “benedire coloro che vi perseguono.”
Per la comunità LGBT, tutto ciò deve diventare uno stile di vita se vogliamo smetterla di divenire vittime dei bulli — sia dei singoli bulli che di quelli istituzionalizzati, che ci schiacciano con decreti legali ed ecclesiastici.
Siamo in grado di benedire coloro che ci perseguono solo quando comprendiamo profondamente la nostra condizione di uguaglianza come esseri umani. Ciò che ci accomuna è semplice: tutti soffrono. Nessuno percorre il cammino della vita senza patire ingiustizie, sofferenze, disperazione, sconfitte.
Tutti soffriamo, i bulli come le vittime. Quando non riconosciamo con compassione il nostro dolore e non gli prestiamo ascolto, rabbia e violenza sono l’unico risultato verosimile che può scaturirne.
Thich Nhat Hahn, un monaco buddista, ci rammenta: “Quando qualcuno ti insulta o si comporta in maniera violenta contro di te, te devi essere abbastanza intelligente da vedere che quella persona soffre della sua stessa violenza e rabbia …
Quando vediamo che il nostro soffrire e la nostra rabbia non sono differenti dal loro soffrire e dalla loro rabbia, noi ci comporteremo in modo più compassionevole.”
Questo è il dono che i nemici ci portano: una chance di vedere con nuovi occhi i legami che ci uniscono insieme in quanto umani, il soffrire che condividiamo. Il bullo soffre sicuramente tanto quanto la vittima.
L’unica differenza è che chiesa e società hanno convinto il bullo di essere nel giusto quando si vendica delle sue sofferenze facendo zittire o eliminare i suoi nemici. E similmente, alle vittime è stato detto che si meritano di soffrire per il loro modo di essere diversi.
La recente ondata di suicidi (gay) è una chiamata a tutte le persone di fede a benedire coloro che perseguono — a prendersi davvero del tempo nel considerare il loro soffrire e come sia la società che la chiesa possano iniziare a ridurre questi eventi.
Quando mettiamo da parte la nostra stessa rabbia o bisogno di vendetta ed invece benediciamo il persecutore, la compassione aumenterà e violenza ed ira diminuiranno.
Se riusciamo a trovare la forza nei nostri cuori di benedire invece che maledire in queste situazioni terribili, crudeli, prive di senso, allora la morte di queste giovani persone non sarà stata vana.
Testo originale: Bless Those Who Persecute You: The Just Response to Gay Bullying