Caffarrissimo. A Bologna un Cardinale dalle troppe certezze e dalle poche misericordie

Del cardinale Caffarra (ndr Arcivescovo di Bologna) si sa che non viaggerà mai su una Renault New Scenic, la cui pubblicità, era stata da lui accusata di incentivare la poligamia.
La pubblicità dove si vede un uomo che ha avuto dei figli da donne diverse. Di lui sappiamo inoltre che non ospiterà mai un coro gay nelle parrocchie della sua diocesi.
Il parroco che li aveva ospitati si è visto infatti recapitare un messaggio dal cardinale che gli ha ricordato l’esistenza di un documento della Congregazione per la dottrina della fede sugli omosessuali datato 1986, scritto, a nome della Congregazione, dall’allora cardinale Joseph Ratzinger.
«Comunico con dispiacere l’impossibilità di continuare ad accogliere il vostro coro nei locali della parrocchia», ha dichiarato il parroco. E subito dopo: «Questo per una precisa disposizione di una lettera della Congregazione per la dottrina della fede in data 1 ottobre 1986, che io non conoscevo, e che mi è stata ribadita perentoriamente dal cardinale arcivescovo in persona, con lettera a me inviata in data 7 agosto 2009» .
Chissà, nella lettera il cardinale gli avrà ricordato il capoverso 15 del detto documento, là dove si afferma: “Questa congregazione incoraggia pertanto i vescovi a promuovere, nella loro diocesi, una pastorale verso le persone omosessuali in pieno accordo con l’insegnamento della chiesa. Nessun programma pastorale autentico potrà includere organizzazioni nelle quali persone omosessuali si associno tra loro, senza che sia chiaramente stabilito che l’attività omosessuale è immorale.
Un atteggiamento veramente pastorale comprenderà la necessità di evitare alle persone omosessuali le occasioni prossime di peccato”. E cantare, si sa, è un’occasione molto prossima al peccato.
D’altronde che il cardinale diffidi degli effetti della musica lo sappiamo dalla sua decisione di cassare dalle messe alcuni testi classici da “Osanna eh” (a causa del verso “sbagliato” “Osanna al Cristo Signor”) a “Alleluja la nostra festa”, da “Stella Polare” alle canzoni del Gen Rosso.
Per non parlare della musica, che deve accordarsi a una tradizione “che ha una base molto più melodica che ritmica, perché la melodia serve a pacificare l’animo mentre il ritmo di ascendenza metallica o rocchettara serve solo ad agitarlo” così come dichiara monsignor Gabriele Cavina a spiegazione del Caffarra-pensiero emerso dalle pagine del nuovo libro-intervista della principessa Alessandra Borghese, “La verità chiede di essere conosciuta”.
Il cardinale Caffarra è un tipo che non le manda a dire. Certo, nel suo stile perentorio e sicuro a Caffara capita a volte di esagerare.
Capitò nella sua famosa polemica con il teologo moralista Häring, reo di criticare l’Humanae vitae – l’enciclica con cui, nel 1968, Paolo VI aveva ripetuto l’immoralità della contraccezione.
Invitato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede con impegno solenne a non polemizzare più contro l’enciclica, Häring rifiutò. Più tardi un convegno organizzato in Vaticano nel novembre 1988, nel ventennale dell´”Humanae Vitae”, Caffarra accusò di “antiteismo” i teologi dissenzienti e reclamò provvedimenti disciplinari contro i vescovi che li autorizzavano a insegnare nelle rispettive diocesi.
Di qualcuno degli “eretici” fece anche il nome, in particolare di Häring e questi reagì con una lettera aperta al papa, invitandolo a mettere un freno ai suoi moralisti di fiducia, a cominciare da Caffarra, che Häring giudicava in preda a “delirio teologico”.
Ciò non fermò Caffarra, che arrivò ad equiparare l´uso della pillola e del preservativo a un omicidio ripetuto. Anzi, a più che un omicidio, perché un omicidio può commettersi e motivarsi per legittima difesa, nel caso del contraccettivo non c’è neppure questa scusante. Che so io, avere l’Aids.
Ed eccoci alle conclusioni finali. Dopo che il cardinale Caffara è intervenuto pesantemente sull’articolo della finanziaria regionale dell’Emilia Romagna che apriva “di fatto” alle agevolazioni pubbliche per tutte le coppie conviventi, anche non sposate o dello stesso sesso, la Regione ha fatto un passo indietro e il testo della finanziaria è arrivato in commissione con una “limatura” al contestato articolo 42, con un preciso richiamo alla famiglia così come la intende il cardinale. In Regione devono aver tremato alle sue parole di cui riporto alcuni stralci: “L’approvazione eventuale del testo avrebbe a lungo andare effetti devastanti sul nostro tessuto sociale (….), il matrimonio e la famiglia fondata su di esso è l’istituto più importante per promuovere il bene comune della nostra regione. Dio vi giudicherà, anche chi non crede alla sua esistenza, se date a Cesare ciò che è di Dio stesso(…) parlare di discriminazione in caso di non approvazione non ha senso: se è ingiusto trattare in modo diverso gli uguali, è ugualmente ingiusto trattare in modo uguale i diversi (….),”.
Gli uguali e i diversi. Non si sa bene a cosa si ispiri Caffarra. A Gesù, per caso? In quale parte del vangelo ha letto che Gesù si lambiccava il cervello sugli uguali e sui diversi?
E’ interessante, poi, la visione di questo Dio che giudicherà anche chi non crede in lui. O meglio a questo Dio nella sua megalomane versione cattolica. Tutti all’inferno: atei, buddisti, musulmani e protestanti. Un esempio di giustizia e di tolleranza umana.
Non contento, però, il cardinale ora torna a ribadire gli effetti “ devastanti” che una legge sul matrimonio omosessuale potrebbe avere. Tipo la scomparsa dei dinosauri o la deriva dei continenti. Ne sentivamo la mancanza.
Esistono aggettivi tristemente famosi nella lingua italiana. Le leggi fascistissime, il bastonabile bastonabilissimo di manzoniana memoria.
E’ forse l’ora del Caffarra Caffarrissimo a proposito di certuni che hanno le idee quadrate, apparentemente ispirate alla fede cristiana, camuffate di abilità dialettica, che producono, queste sì, effetti devastanti come il discriminare.
Con buona pace della tanto conclamata visione di una chiesa cattolica accogliente e materna. Che resta appunto solo una “visione”.
Viene in mente il fariseo che pregava nel tempio guardando sdegnosamente il pubblicano e ringraziando Dio per non averlo fatto come lui. Quali fossero le opinioni di Gesù a riguardo non ve lo sto a ricordare.