Sulle persone gay cambiamo sul serio lo spirito della Chiesa cattolica!
Articolo tratto dal sito dell’associazione David et Jonathan (Francia), del 15 novembre 2012, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Durante il discorso inaugurale della conferenza dei vescovi di Francia, sabato 3 novembre 2012, il cardinale André Vingt-Trois ha avuto la buona idea di ricordare lo spirito del Concilio Vaticano II: “Il Concilio Vaticano II non sta dietro di noi, sta davanti a noi! […] Sta davanti a noi per la sua fecondità. Sta davanti a noi per lo sviluppo del dinamismo che ha suscitato nella Chiesa, attraverso l’interesse sollevato nel mondo.”
Questa fecondità, questo dinamismo sono per caso all’opera in questo esercizio di comunicazione di fronte ai media? In effetti l’episcopato francese insorge contro certe lobbies (che del resto si guarda bene dal nominare) che opererebbero nell’ombra a favore del “matrimonio per tutti”, ma in fin della fiera i vescovi utilizzano la loro rete e la loro influenza senza patemi d’animo non solo per condannare, ma anche per diffondere un’informazione angosciante e fallace.
Da alcuni decenni sacerdoti e religiosi omosessuali cercano di vivere una doppia fedeltà all’interno del movimento gay David et Jonathan: fedeltà all’evangelo e fedeltà a un orientamento sessuale non scelto, nel rispetto della dignità di ogni uomo e ogni donna. Ora noi constatiamo che mai l’episcopato francese si è degnato di riceverci ufficialmente per ascoltare la nostra parola (condivisa con altri movimenti gay cristiani) e la nostra esperienza (a contatto con persone di ogni convinzione).
Ma la questione di fondo è più perniciosa. Essa appare in questa formula lapidaria a proposito del matrimonio omosessuale: “Sarebbe il matrimonio di alcuni imposto a tutti.” Dietro questa argomentazione si cela la grande paura di una istituzione ricca e forte delle sue prerogative: non è forse il matrimonio eterosessuale che è stato imposto a tutti come norma garante della perennità delle istituzioni sociali, religiose o politiche, per riprendere l’analisi di Michel Foucault?
“La soperchieria che scuoterebbe uno dei fondamenti della nostra società e instaurerebbe una discriminazione tra i bambini” non è là dove crediamo! Infatti, i vescovi ricordano l’esigenza della parità uomo/donna: ma dove sta questa parità nell’istituzione ecclesiale degli ultimi 2.000 anni? Non sarebbe ora di metterla in atto? Ciò che fa paura a questi uomini di Chiesa nella rivendicazione omosessuale è la fine programmata, non della Chiesa e dell’Evangelo, ma di una certa visione sessista e maschilista di organizzare e pensare il potere.
La Chiesa cattolica si vanta di essere esperta di umanità e si permette di dare consigli quando non ha saputo né avviare le riforme necessarie, né restare fedele alle intuizioni di Gesù il quale, durante la sua vita terrena, ha fatto spazio alle donne senza strumentalizzarle e ai bambini perché divenissero dei soggetti.
Monsignor André Vingt-Trois si interroga ad alta voce: “Che possiamo fare? Di fronte a queste misure che minacciano la nostra società, che possiamo fare? Cosa dobbiamo fare?”
Noi gli consigliamo di prendersi il tempo di consultarci e di accogliere veramente la parola degli uomini e delle donne di questo tempo, che non vogliono più soffrire in silenzio ma rivendicano un po’ più di “democrazia partecipativa” all’interno della Chiesa. La rivendicazione del “matrimonio per tutti” rispecchia profondamente l’appello sovversivo di un Evangelo per tutti!
Testo originale: Mariage pour tous… Évangile pour tous!