Camminare con speranza nella notte col gruppo Spiritualità Arcobaleno di Parma
Riflessioni a cura del gruppo Spiritualità Arcobaleno di Parma
Dallo scorso settembre si riunisce a Parma un piccolo gruppo di persone LGBT interessate ad un cammino spirituale. Il gruppo si è dato, infatti, il nome (provvisorio) di “Spiritualità Arcobaleno” e comprende donne e uomini di diversa età, che provengono da diversi cammini formativi e spirituali.
Fin dall’inizio, abbiamo condiviso alcuni orientamenti di fondo. Innanzitutto, spiritualità non significa necessariamente essere cattolico-romani, e nemmeno essere necessariamente cristiani. Anche se la maggior parte dei partecipanti proviene da una formazione cattolico-romana o più genericamente cristiana, il gruppo intende essere ecumenico ed aperto ad ogni forma di spiritualità. Vi sono, infatti, persone che hanno esperienza di religioni orientali ed anche alcuni agnostici, che tuttavia apportano un prezioso contributo con la loro vigile sensibilità e la sincera ricerca di un senso profondo per l’esistenza. Pertanto, è benvenut* chiunque avverta la chiamata ad una riflessione spirituale e morale sul senso dell’esistenza, soprattutto come persone LGBT.
In secondo luogo, attribuiamo un grande valore alla visibilità della nostra condizione di vita. Ne siamo ben consapevoli: visibilità NON vuol dire ostentazione né volgarità fine a se stessa; a nessuno deve essere imposta una scelta (come ad esempio quella del coming out) senza che la persona si senta libera e serena di farla nel contesto giusto e al momento giusto. Visibilità, per noi, significa non doverci vergognare di essere persone LGBT, adulte, serie, inserite in famiglia, nella società, nel mondo del lavoro e (ove possibile) nella Chiesa. Significa guardare a noi stessi non con disprezzo, ma con autostima, convinti che essere persone LGBT sia un dono, una vocazione da coltivare con gioia, riconoscenza e responsabilità, manifestando agli altri la nostra identità nelle condizioni in cui ciò sia possibile. Lo scopo di questa manifestazione è di essere limpidi, come tutti gli altri, nelle relazioni umane: potere esprimere le nostre gioie e i nostri dolori senza paura e senza menzogna, poiché tale trasparenza rende le relazioni autentiche e costruttive e, attraverso un’immagine di sé sincera ed affidabile, permette di destrutturare i pregiudizi contro le persone LGBT. Visibilità significa non rassegnarsi all’omofobia interiorizzata, rifiutare la segregazione e il nascondimento umiliante cui spesso gran parte della Chiesa vorrebbe ancora relegarci, forse per la paura che possiamo invece dimostrare ai fedeli che l’omo-transessualità non si identificano con la depravazione e il disordine, promuovendo invece la testimonianza di uno stile di vita costruttivo e sereno. Visibilità significa per noi amarci e permettere agli altri di amarci così come siamo, con la consapevolezza fiduciosa che Dio per primo ci ama così come siamo.
La visibilità è quindi per noi condizione di relazioni interpersonali leali: è uno sguardo franco verso gli altri, è una richiesta di dialogo solido proprio perché autentico. Questa convinzione anima il nostro rapporto con Dio e la preghiera, che intende presentargli in modo trasparente il nostro essere. Fare coming out, quindi, non è per noi un gesto istrionico o provocatorio, ma il dono della nostra identità, fatto alle persone che amiamo e stimiamo e con cui vogliamo stabilire delle relazioni forti e feconde. Questo “dono dell’identità” è possibile solo quando ci sentiamo profondamente amati dal Signore e in armonia con le persone e i contesti della nostra vita. Ecco perché riteniamo che il coming out costituisca una svolta importante nella crescita umana e nel cammino spirituale. Questa idea è rafforzata in noi da quei passi della Scrittura -come molti salmi- in cui l’uomo cerca “il volto” di Dio gridando a Lui “dal profondo”, cioè nella piena adesione alla propria identità. Gesù stesso è il Logos che, assumendo la condizione umana, ha rivelato il volto di Dio, poiché ha voluto comunicare con gli esseri umani condividendone la semantica verbale e non verbale (“fissatolo, lo amò”). Gesù Cristo è il coming out di Dio: il mistero dell’Incarnazione ci suggerisce che non ci può essere una relazione d’amore salvifica senza questa possibilità di guardarsi negli occhi e di accogliersi nella propria autentica essenza.
In terzo luogo, per noi è fondamentale promuovere la visione della relazione omosessuale come amore e della coppia omosessuale come (percorso orientato verso la) famiglia, specialmente se tale impegno si esprime poi nella scelta dell’Unione Civile. Credere nell’amore e nella famiglia delle persone LGBT implica poi che tali valori vadano coltivati in un percorso serio di crescita morale, ispirato alla relazione come dono di sé, in cui anche la sessualità possa maturare progressivamente come linguaggio dell’accoglienza, del dono e dell’intimità integrale fra le persone.
Molti di noi hanno alle spalle un lungo cammino di appartenenza nella Chiesa, e quindi anche molte delusioni, per tutte le volte in cui gli uomini che pretendono di parlare a nome di Dio ci hanno offesi, discriminati ed esclusi. Molti di noi si sentono in esilio dalla comunità dei credenti e dalla vita della Chiesa, pur nella profonda certezza che tale esilio NON riguarda il rapporto di fede e di amore fra noi e Dio. Superando le (frequenti) amarezze, cerchiamo di essere “cattolici” nel senso originario, sentendoci parte di una comunità più ampia e sacra di quella limitata dai dogmi e dai catechismi storicamente formulati. Crediamo in una Chiesa cattolica, cioè universale, cui appartiene ogni persona che cerca con buona volontà il regno di Dio e pratica il comandamento dell’amore; crediamo in una Chiesa ecumenica, cioè abitabile ed accogliente per tutti; e crediamo in una Chiesa apostolica nel senso che l’amore di Dio e la sua Grazia si lasciano incontrare da noi, nella concretezza delle nostre esistenze, attraverso coloro che il Signore ci manda come portatori e testimoni credibili del suo annuncio di salvezza. Ecco perché intendiamo avere, nei confronti delle confessioni storicamente determinate, un approccio libero, rispettoso ma autonomo; ed in particolare, intendiamo avere, nei confronti del Magistero vaticano, un atteggiamento di dialogo adulto, non succube ma critico, cercando di comprenderne le risorse ed i limiti. Sappiamo che per questo abbiamo bisogno di validi strumenti storici ed esegetici: ed infatti lo studio di contributi teologici rappresenta una delle direzioni del nostro progetto. Le altre sono la preghiera, la riflessione sulla Parola di Dio, il confronto fra le esperienze, volto soprattutto a costruire un’atmosfera di comprensione e sostegno per chi è confuso, disorientato, e soffre. Quando dialoghiamo, cerchiamo di mantenere un atteggiamento di ascolto e rispetto, trattando ogni confidenza in modo riservato. Infine, vogliamo alimentare la coesione fra di noi attraverso momenti di convivialità e condivisione. Chi si avvicina a noi, cerca un autentico clima di calore e comunione, che ci sforziamo di alimentare.
Nel gruppo, nessuno è chiamato a compiere gesti forzati per adeguarsi agli altri; è tutelata la libertà individuale, che però non può condizionare le scelte di fondo in cui il gruppo si riconosce: fra di esse, spiccano l’organizzazione della Veglia ecumenica di preghiera per commemorare le vittime dell’omofobia e della transfobia (17 maggio), l’adesione alle iniziative del territorio volte a tutelare la comunità LGBT (quindi la collaborazione con altre associazioni e con il Comune di Parma), la partecipazione agli eventi nazionali dei gruppi di credenti LGBT. Pur riservandoci di volta in volta la scelta se aderire o meno alle diverse iniziative, siamo in linea di principio favorevoli ai progetti che mirano a strappare alla solitudine e alla sofferenza le persone LGBT e ad integrare il dono della condizione omo-transessuale con il dono della fede e della spiritualità.
Il quadro che ho finora tratteggiato non è perfetto; ci sono diverse ombre, come i conflitti irrisolti dentro di noi o le tensioni con alcune chiese del territorio poco favorevoli all’accoglienza autentica. È chiaro che siamo e ci sentiamo in cammino, forti delle sintesi che finora ci permettono di andare avanti ed aperti ai nuovi stimoli: siamo in cammino come chi segue una stella nella notte e spera di giungere all’epifania del senso che solo il Dio-con-noi può dare alle nostre esistenze.
Siamo estremamente grati alla Chiesa metodista e valdese che ci ospita con cordiale generosità e ci auguriamo che altre comunità, conoscendoci meglio, possano accoglierci con fiducia. Siamo disponibili ad offrire la nostra testimonianza su come abbiamo vissuto e viviamo fede (cristiana o no) ed identità LGBT; ma ci rivolgiamo principalmente alle nostre sorelle e ai nostri fratelli LGBT che hanno sofferto o soffrono perché convinti che essere se stessi (il che comporta anche avere una relazione di coppia e vivere una sana sessualità) non sia conciliabile con la salvezza offerta dalla fede.
Se soffri per questo, c’è speranza. Non sei sporc*, non sei sbagliat*, non sei condannat*. La tua vita è preziosa, hai il dovere e il diritto di curare la tua identità ed il tuo unico modo di essere e di amare, perché sei profondamente amat* da Dio e chiamato a realizzare nell’amore un progetto di crescita umana e spirituale. Che tu ci contatti o meno, sta’ tranquill*, prega ed abbandonati alla speranza. Sei splendid* così come sei: solo credendo in te splenderai anche per gli altri. Ti abbracciamo.
Gruppo Spiritualità Arcobaleno di Parma
Info> Scrivi a spiritualita.arcobaleno@gmail.com o chiama il numero +39-3319858936
WebInfo> https://www.gionata.org/tag/gruppo-spiritualita-arcobaleno-di-parma/