Cammini in corso. I segni della pastorale LGBT+ nella chiesa cattolica
Riflessioni di Luis Mariano González García pubblicate sul sito della Comunità di Vita Cristiana (CVX) di Spagna il 4 gennaio 2022, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
La vita delle persone che non solo sono credenti, ma anche LGTBIQ+, ha sempre oscillato tra il peccato e la malattia. In questo binomio, in questa etichetta sociale ed ecclesiale, noi conserviamo la nostra fede, in quanto abbiamo la convinzione che Qualcuno più grande di noi ci sostiene e ci anima.
È venuto il momento, per noi persone LGTBIQ+, di passare dallo scusarci per il fatto di appartenere alla Chiesa al pieno riconoscimento del Kairòs, il Tempo di Dio. È il momento in cui le minoranze, tutte le minoranze, ma in particolare i credenti arcobaleno, devono confessare la propria fede, rimanere fedeli, amare la Chiesa e creare opportunità perché altri vi si uniscano.
Quando avevamo tutte le ragioni per andarcene, non l’abbiamo fatto. Nella Chiesa abbiamo conosciuto il Gesù totalmente inclusivo e il suo Vangelo, e nella Chiesa abbiamo sempre trovato persone che, oltre ad adempiere al loro ministero, sono state coraggiosamente disposte a camminare al nostro fianco, ben consapevoli che la nostra pastorale non avrebbe portato né gloria, né onori, e che anzi avrebbe potuto complicare di molto la loro vita, come di fatto spesso accade.
Questa presentazione serve proprio a far conoscere e riconoscere i pionieri dell’accompagnamento, e a fornire informazioni sul loro attuale lavoro pastorale.
Tutto questo è inedito nella Chiesa?
La risposta è No. È possibile che per alcuni sia una assoluta sorpresa scoprire che nella Chiesa ci sono lesbiche, trans, gay, bisessuali e intersessuali, come ce ne sono in tutte le religioni, in tutti i Paesi, i gruppi etnici e in molte famiglie, forse anche nella tua.
Conoscere per comprendere. Si ama, si capisce e ci si prende cura solo di ciò che si conosce. È importante metterci la faccia e il nome, parlare in prima persona, rompere il silenzio e porre termine al segreto e all’invisibilità che tanti danni hanno fatto, perché solo essendo visibili e diventando punti di riferimento potremo aiutare chi non sa a chi rivolgersi per esprimere i propri dubbi, paure, speranze e progetti di vita.
Curiosità pastorali
Molte persone hanno operato e operano attivamente per conciliare la realtà LGTBIQ+ con la fede nella Chiesa Cattolica. È interessante segnalare che il lavoro di accoglienza e accompagnamento dei cattolici arcobaleno è iniziato negli anni ‘60, e pioniere è stato il gruppo DignityUSA, nato da un‘iniziativa dello psicologo e padre agostiniano Patrick X. Nidorf qualche mese prima della rivolta di Stonewall.
Una delle prime dichiarazioni della gerarchia cattolica è stata quella del vescovo di Brooklyn (New York), D. Francis John Mugavero, che nel 1976 scrisse una lettera pastorale dal titolo La sessualità, un dono di Dio, diretta alle persone omosessuali, in cui affermava che esse meritano di essere trattate come tutte le altre nella società e nella comunità cristiana.
È importante segnalare l’opera apostolica di suor Jeannine Gramick, della Congregazione delle Suore di Loreto ai piedi della Croce, e di padre Robert Nugent, della Società del Divin Salvatore, pionieri dell’apostolato LGTBIQ+ e fondatori di New Ways Ministry, uno spazio dove i cattolici posso parlare di riconciliazione e giustizia sociale a beneficio della società, della famiglia e degli amici.
Cito questi esempi non recenti per far capire che la Chiesa e la pastorale hanno già compiuto un cammino piuttosto lungo e non facile.
Qui e ora
Papa Francesco, con il suo magistero, intende accompagnare questa realtà di frontiera, ad extra, ma soprattutto ad intra, perché forse sono le frontiere interne quelle più difficili da valicare.
Il Sinodo [1] sulla sinodalità a cui si sta lavorando attualmente propone una piena partecipazione a livello comunitario e individuale. Per questo in Spagna si è messa in cammino, animata da suor María Luisa Berzosa e dalla teologa Cristina Inogés Sanz, una rete di gruppi cristiani arcobaleno chiamata Sinodalidad LGTBIQ+, che mira a far arrivare al Pontefice le nostre idee, analisi e proposte. Su questa stessa linea stanno lavorando molti gruppi a livello internazionale.
Un caro amico mi riferisce che in alcune parrocchie inclusive di New York e San Francisco esistono dei gruppi LGTBIQ+ che, al termine della Messa domenicale, informano il resto della parrocchia sulle loro attività, in modo da farsi conoscere meglio dalla comunità e poter così operare meglio nel proprio campo.
Nella diocesi di Madrid, sotto l’egida della Delegazione per i Laici, la Famiglia e la Vita, è stato creato uno spazio tutto nuovo dedicato all’accompagnamento e alla formazione sulle tematiche LGBTQ: per quanto ne so, è l’unica diocesi spagnola che lo abbia fatto.
Io stesso, nella mia parrocchia (nella diocesi di Getafe, area metropolitana di Madrid) sono stato di recente nominato responsabile pastorale per l’accompagnamento e l’accoglienza delle persone LGTBIQ+ e delle loro famiglie, in ovvia consonanza con l’esortazione apostolica Amoris laetitia, n. 250: “La Chiesa conforma il suo atteggiamento al Signore Gesù che in un amore senza confini si è offerto per ogni persona senza eccezioni”.
L’Università Pontifica Comillas [un ateneo gesuita con sede a Madrid, n.d.t.] offre un Master in attenzione pastorale alla famiglia, in una sessione del quale si danno informazioni sulle realtà LGTBIQ+ nella Chiesa, e su come accompagnarle.
Come in una nuova Pentecoste, in molti Paesi stanno nascendo gruppi di genitori con figli LGTBIQ+. Qui in Spagna ci sono CRISMHOM [2] e Ichthys+CVX Familia [3], che raggruppano un buon numero di famiglie, alcune delle quali fanno parte da decenni di gruppi e comunità cattoliche e che si battono per la piena accoglienza dei propri figli nella Chiesa.
La realtà italiana è sorprendente. La rete 3volteGenitori è presente in quattordici regioni di tutto il Paese. Dopo il suicidio di un giovane omosessuale di Torino, il gruppo cattolico arcobaleno Kairòs di Firenze ha mobilitato comunità e gruppi religiosi per organizzare delle veglie di preghiera contro la LGTBIfobia in tutto il Paese, e l’iniziativa è cresciuta a tal punto che il 17 maggio, Giornata Internazionale contro la LGTBIfobia, è diventato anche il giorno in cui si tengono, in tutto il mondo, le veglie di preghiera.
In Francia la pastorale di accoglienza della diocesi di Poitiers offre un programma pionieristico, avviato nel 2013 ed esportato poi nelle diocesi di Angoulême, Limoges, Nantes, Orléans e Tours. Coordinato dalla teologa e laica consacrata Isabelle Parmentier, una delle sue attività più conosciute è il Ciclo delle quattro sere, dedicato al rafforzamento dell’incontro e del dialogo con le persone LGTBIQ+.
Che futuro ci si prospetta?
Quando nel dicembre 2020 la CVX spagnola, dopo un lungo processo di accompagnamento e discernimento, pubblicò un manifesto nazionale in cui esprimeva appoggio e riconoscimento a tutte gli orientamenti sessuali e identità di genere nelle sue comunità, fu subito chiaro che qualcosa di importante stava succedendo nella Chiesa. Io fui testimone diretto di questo bell’atto.
Per prima cosa, un’associazione di vita apostolica si definiva totalmente inclusiva, e ci ricordava l’importanza di occuparci delle cause e degli effetti delle nostre convinzioni errate. Tutto quanto può essere in un altro modo, anche nella Chiesa.
Che gli esempi e le buone prassi di tante persone, gruppi, comunità e parrocchie ci incoraggino sempre di nuovo a operare per un mondo e una Chiesa più inclusivi.
Ci auguriamo che la CVX spagnola non rimanga sola in questo frangente così decisivo, e che si segua il suo esempio in altri luoghi, in altre congregazioni religiose, istituti di vita consacrata, diocesi. Sarebbe un ennesimo miracolo insperato, come insperato è incontrare, giorno dopo giorno, i “santi accidentali” nei cui occhi possiamo scorgere Dio… Sono le “persone fraintese” di cui parla la pastora luterana Nadia Bolz-Weber.
Rendo grazie a Dio per tutte le persone che camminano in pienezza di vita, e grazie alle quali io, oggi, posso pensare e dire a voce alta che in tanti luoghi si sta operando bene, e parlare del mio amore per Dio e la sua Chiesa senza nascondere la mia identità arcobaleno.
[1] Etimologicamente, la parola “sinodo” deriva dai termini greci “syn”, che significa “insieme”, e “hodos”, che significa “cammino”, ed esprime quindi l’idea di “camminare insieme”.
[2] Cristiani omosessuali di Madrid, oggi Comunidad Cristiana LGTBI+H.
[3] Cristiani arcobaleno di Siviglia, che insieme alla CVX (Comunità di Vita Cristiana, di spiritualità ignaziana) operano nei campi della pastorale famigliare e della diversità sessuale.
Testo originale: Acerca del buen hacer. ¿Una pastoral LGTBIQ+ en la Iglesia?