Cammini in corso. La Curia diocesana di Torino e i gruppi di gay credenti
Testimonianza di Gustavo Gnavi* del gruppo Davide e Gionata di Torino
Il tutto inizia nella primavera del 2005 quando il comitato costituitosi per organizzare il TorinoPride2006 decide di organizzare un “Pride” impostato su una serie di iniziative che dureranno l’intero 2006 e volte a coinvolgere il più possibile i cittadini di Torino e le varie istituzioni locali.
In quest’ottica il Comitato suddetto decide di scrivere anche ai rappresentanti di tutte le religioni presenti in città, chiedendo loro un incontro per avere la possibilità di illustrare gli scopi del “Pride” e valutare la possibilità di un’eventuale collaborazione.
Inaspettatamente l’arcivescovo di Torino, card. Poletto risponde con una lettera in cui dice che non è il caso di incontrare il comitato ma si dice disponibile a valutare se all’interno delle varie iniziative organizzate per il “Pride” vi saranno degli spazi in cui la Chiesa cattolica torinese potrà esprimere il suo pensiero.
Per questo delega due sacerdoti a seguire i lavori del “Pride”: don Valter Danna responsabile dell’ufficio diocesano per la pastorale familiare e don Ermis Segatti responsabile dell’ufficio per la cultura e l’università.
Il comitato del Pride è felicemente sorpreso dalla risposta dell’arcivescovo ma è anche un po’ seccato per il mancato incontro (vari componenti del comitato, non conoscendo bene l’ambiente ecclesiale, non si rendono conto della novità e dell’importanza del gesto del cardinale) e rispondono ringraziando ma sollecitando ancora l’incontro.
Il card. Poletto fa allora sapere che è d’accordo per un incontro privato, non con tutto il comitato ma con una delegazione. Così l’8 luglio 2005 (data storica per i gay italiani e soprattutto per i gay credenti e, perché no, anche per la Chiesa italiana) Enzo Cucco, coordinatore del comitato, Roberta Padovano, rappresentante delle lesbiche ed il sottoscritto, che all’interno del comitato era stato delegato a mantenere i rapporti con i rappresentanti religiosi, incontrano il cardinale in un colloquio rispettoso e cordiale.
A questo punto i gruppi di gay credenti torinesi, che già erano un po’ in movimento, sono spinti a muoversi di più. Si costituisce così il cosiddetto “Gruppone” ossia un gruppo di lavoro sulle tematiche legate alla Fede ed all’Omosessualità, formato da rappresentanti del “Davide e Gionata”, de “La Fenice”, di un gruppo di lesbiche, “Les4Pride”, interessate al tema e legate al gruppo pinerolese “La Scala di Giacobbe” ed inizialmente anche dal gruppo “La Rondine”. Questi ultimi, per vari motivi, lasceranno alcuni mesi dopo il “Gruppone”.
Il gruppo di lavoro si mette a lavorare in due direzioni: da una parte si pensa ad organizzare qualche iniziativa per il “Pride”. Nascerà così il convegno del 24/25 novembre 2006 sul tema: “L’amore nella coppia gay e lesbica” e preparato da una serie di otto incontri con esperti ed esponenti di varie religioni.
Dall’altra parte, avviati i contatti con i due sacerdoti delegati dell’arcivescovo, si studiano possibili interventi da fare all’interno della Chiesa torinese.
D. Segatti interverrà ad uno degli incontri in preparazione al convegno (per la cronaca ricordo che detto incontro venne ripreso e citato durante la trasmissione “Porta a Porta” di Bruno Vespa) ed ha dato la sua disponibilità a collaborare col neonato Centro Studi e Documentazione intitolato a Ferruccio Castellano.
Con d. Danna invece, dopo due incontri fra gli aderenti ai gruppi di gay credenti torinesi e quelli dell’ufficio per la pastorale familiare diocesana, nasce l’idea di cercare di dare una mano a tutte quelle persone, sacerdoti, catechisti, operatori di pastorale, etc, che in qualche modo possono incontrare persone omosessuali.
L’idea si concretizza in un “vademecum” ossia in un libricino, curato da d. Valter, che conterrà, oltre ai documenti del Magistero, varie informazioni sull’omosessualità e sulle persone omosessuali con particolare attenzione al modo con cui gli operatori pastorali dovrebbero dialogare con queste.
Il gruppo di lavoro ha inviato a d. Valter una serie di riflessioni sui vari aspetti dell’omosessualità. Questi ha sentito anche il parere di altre persone operanti in vari settori della Chiesa torinese ed ora dovrà stendere la bozza del testo del vademecum.
Quando questa sarà pronta verrà rivista con il gruppo di lavoro e dopo, come ci auguriamo di cuore, potrà vedere la luce.
E’ chiaro che questo lavoro di d. Valter sarà il frutto di una mediazione fra le idee dei rappresentanti dei gruppi di gay credenti e di quanti sono più in linea col Magistero cattolico e come tutte le mediazioni forse finirà per scontentate le parti.
Comunque sia si tratta pur sempre di un primo passo verso una futura collaborazione e verso una più facile comprensione.
All’inizio di queste righe ho detto che volevano anche servire a dare a Cesare quel che è di Cesare. Con ciò volevo semplicemente dire che se si è arrivati ad una collaborazione fra gruppi di gay credenti e Chiesa torinese il merito è certamente da ascrivere alla lungimiranza del comitato del TorinoPride2006 e soprattutto alla disponibilità del card. Poletto.
L’incontro tra l’arcivescovo ed il comitato del Pride è certamente un evento importante ma più importante ancora è la delega ufficiale data dal cardinale a due sacerdoti perché lavorino con i gay.
Questo significa andare oltre all’episodio del Pride e prevedere un dialogo ed una collaborazione continui e credere che questo dialogo possa dare dei frutti.
Come Davide e Gionata non avremmo mai preso l’iniziativa di fare un passo simile (anche perché frenati dalle reazioni negative avute ad un tentativo di contatti col predecessore dell’attuale arcivescovo).
In chiusura mi permetto perciò di invitare i gruppi di gay credenti, soprattutto quelli che intendono dare al loro essere una connotazione più comunitaria e pastorale, a cogliere le occasioni che spesso si presentano ed a fare i passi necessari per avviare un dialogo con le Chiese locali.
So benissimo che non è sempre facile ma non bisogna scoraggiarsi e procedere a piccoli passi non temendo eventuali rifiuti. In fondo, come cristiani e non solo, è anche questo un nostro dovere: aiutare gli altri a capire e ad accettare i fratelli omosessuali.
Ecco il tutto. Scusate la lunghezza e la predica finale.
* Si ringrazia l’autore per averci concesso di pubblicare questa sua testimonianza.