Capire e comprendere l’omosessualità?
Riflessione di Nerio tratta dal Bollettino de “La Parola” del II° semestre 2005
L’ultimo ciclo di incontri del martedì (n.d.r. del gruppo La parola di Vicenza) dedicati all’autoformazione ha avuto come filo conduttore la lettura e il commento del libro di don Domenico Pezzini, “Le mani del vasaio” destinato in particolare ai genitori che scoprono la novità di un figlio o di una figlia omosessuale.
In questi incontri uno di noi, dopo aver letto un capitolo del libro, offriva al gruppo una sintesi del brano invitando poi gli altri alla discussione e a uno scambio di opinioni.
A me è toccato il capitolo intitolato “comprendere”, in cui don Pezzini invita appunto i genitori ad assumere questo atteggiamento nei confronti del figlio spiegando però come farlo nel modo corretto, questo perché tale verbo presenta delle sfaccettature diverse e può avere diverse interpretazioni.
Ho consultato il vocabolario e ho scoperto infatti che tale parola ha due principali traduzioni: nel primo il verbo comprendere significa “abbracciare con la mente, capire, intendere ….”, nel secondo significa invece “usare comprensione, tollerare …..”.
Possiamo osservare subito come i due significati siano nella sostanza molto diversi e in un certo senso contraddittori fra loro.
Nel primo caso, l’azione del comprendere è un atteggiamento molto bello e profondo che nasce dalla mente ma ancor di più dal cuore di una persona umile e aperta all’ascolto delle ragioni, dei bisogni e a volte del disagio di chi gli sta di fronte con quello stile che è tipico di chi sa di dovere imparare sempre cose nuove.
Nel secondo caso l’azione del comprendere si svolge in una dimensione e con uno stato d’animo completamente diverso dal primo, e lo riscontriamo in tutte quelle persone che si sentono già su un gradino più alto della persona che stanno ascoltando e proprio in virtù di questa presunta superiorità anche solo morale, vogliono mostrarsi “comprensivi” nei confronti dell’altro nel senso che tollerano un comportamento che non condividono e che in linea di principio considerano sbagliato.
Questo è, per esempio, l’atteggiamento che traspare chiaramente da tutti i documenti della Chiesa Cattolica: nel catechismo universale al punto n. 2358 si dice infatti che le persone omosessuali devono “essere accolte con rispetto, compassione e delicatezza” ma subito prima si diceva che si tratta di “un’inclinazione oggettivamente disordinata, contraria alla legge naturale perché preclude all’atto sessuale il dono della vita”.
Cosa ancor più grave continua dicendo che “tali relazioni non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale e pertanto non possono, in nessun caso, essere approvate”.
Se questa è la comprensione che mi offre la Chiesa, o per essere più precisi chi la rappresenta, non so voi, ma io la respingo al mittente e sono felicissimo di restare un eterno incompreso!
Anche don Pezzini, in questa parte del libro, cita espressioni dure usate dal Magistero della Chiesa. Questo non per denigrarlo bensì per aiutare coloro che leggono e in particolare i genitori, che molto spesso sono culturalmente impreparati, a capire che questo non è il pensiero di tutta la Chiesa, che è il Popolo di Dio in cammino, ma semplicemente la visione a volte ottusa e restrittiva dei cardinali della Curia Romana.
Spesso si mostrano arroganti e presuntuosi, forti del fatto che possono parlare e scrivere in nome del Sommo Pontefice. Per esempio a proposito di quell’espressione usata da Ratzinger nella famosa “Istruzione Pastorale” del 1986, e sopra ricordata ossia “comportamento oggettivamente disordinato”, Don Pezzini si chiede giustamente: disordinato rispetto a che cosa? Al progetto di Dio? Ma siamo proprio sicuri di conoscere così in profondità il suo progetto per l’umanità? Chi può dire di conoscerlo così bene?
Non è che forse siamo noi che consideriamo positivo e accettabile e quindi ordinato, ciò che vale per la maggioranza delle persone scartando a priori tutto ciòche rappresenta l’eccezione? Se la tendenza omosessuale fosse veramente contraria al “piano divino” dovremmo concludere che Dio si è sbagliato di grosso perché il numero di persone omosessuali è piuttosto rilevante e le scienze umane moderne ci spiegano come esso sia, nella gran parte dei casi, un comportamento innato.
Don Pezzini si sofferma proprio per questo sul problema dell’interpretazione della Bibbia, perché non dobbiamo dimenticare che la Chiesa, nei suoi vari pronunciamenti magisteriali, conclude sempre dicendo che “tale insegnamento è il linea con la Sacra Scrittura e con la Tradizione della Chiesa…” e qui ci sarebbero veramente tante cose da dire.
Ascoltiamo cosa pensa in proposito don Romeo Cavedo, professore di sacra scrittura nel seminario di Cremona, che alcuni di noi hanno avuto la fortuna di ascoltare a Padova nel maggio dello scorso anno:
“L’uomo antico non sapeva nulla di biologia, psicologia e scienze. La Bibbia descrive l’omosessualità come un male nello stesso modo in cui definisce un male l’essere mancini, credeva pure che il sole girasse intorno alla Terra, la condanna verso i gay deriva dalla non conoscenza.
La Bibbia ignora la vera natura fisica dell’universo, non conosce la complessità dei fenomeni umani e non è in grado di dire cosa sia l’omosessualità. La giudica una devianza perché descrive le cose così come appaiono a persone che non hanno i mezzi per andare oltre l’apparenza, nello stesso modo in cui per esempio i testi biblici considerano la malattia fisica come un castigo di Dio. Alla luce del Nuovo Testamento, queste deduzioni non hanno alcun senso”.
Secondo il parere di don Pezzini, maturato in anni di conoscenze, dibattiti culturali e approfondimenti anche con persone e personaggi di grande cultura, ci sono due atteggiamenti negativi e pericolosi che spesso si ripresentano e quindi da contrastare: – una visione fondamentalista delle cose – l’uso di un linguaggio approssimativo nel trattare l’argomento.
Alla base di entrambi vi è spesso l’incapacità o anche solo la pigrizia mentale di analizzare con intelligenza e serenità, una realtà sempre più visibile e palpabile che ci circonda ma che ci rendiamo conto di conoscere veramente poco.
L’atteggiamento fondamentalista è quello di coloro che tirano subito in ballo il discorso “natura” e “contro natura” richiamandosi così a dei valori che a loro giudizio sono assoluti e intoccabili affermando semplicemente che atti e relazioni omosessuali sono contrari alla legge naturale e alla legge divina e pertanto non possono essere accettati tanto meno approvati.
Ancor più subdolo si dimostra un certo linguaggio approssimativo per non dire inesatto che molto spesso notiamo leggendo libri e giornali. Don Pezzini ricorda come ogni qual volta cerca di richiamare l’attenzione sull’argomento rivendicando per i gay il diritto di vedere riconosciuta la loro identità e dignità o quanto meno il diritto di avere qualche diritto, ci sia subito qualcuno che lo accusa di voler “giustificare” il comportamento e di voler proporre sul mercato come “modello di vita” un rapporto d’amore fra due uomini o due donne….!
La prima accusa, quella cioè di giustificare, implica il fatto che si consideri l’omosessualità come un errore da correggere e come ogni altro errore non può e non deve mai essere giustificato.
La seconda accusa, se ci pensiamo, è persino insensata perché chi la formula teme in buona sostanza che parlandone bene evidenziando gli aspetti positivi della relazione omosessuale, si provochi una diffusione del fenomeno fra i giovani come se l’essere gay fosse una moda da imitare o peggio una specie di malattia che si può trasmettere.
É importante a mio parere fare anche queste riflessioni e considerazioni anche se a volte possono sembrare negative e infelici, in realtà servono a ricordarci come la bellezza della Vita passa anche attraverso le ragioni del cuore e nel modo profondo in cui viviamo i nostri sentimenti e tutto ciò vale molto più di tutti i documenti, decreti, istruzioni, pronunciamenti di coloroche si considerano i depositari del Sapere e ancor peggio di custodi della Verità.
Siamo anche noi in prima persona chiamati a fare la nostra parte per aiutare quei genitori che “scoprono” di avere un figlio gay a condividere con lui questo “dono”, nella consapevolezza di avere un figlio “speciale”.