Cara mamma ti scrivo. Undici anni dopo il mio coming out
Lettera* scritta 11 anni fa a sua madre. dopo il coming out, da Fabio Trimigno del gruppo Zaccheo, cristiani lgbt+ di Puglia
Cara Mamma, oggi avrei voluto dormire, ma non ce l’ho fatta perché i pensieri si affollano nella mente, e – in questo traffico di forti emozioni e incomprensibili dolori – non riesco a trovare un semaforo rosso, un semaforo che mi dia tregua. Non trovo un albero e una panchina che diano freschezza e ristoro a questo cuore e a questa mente. Così ho deciso di scriverti perché sono sicuro che aiuterà sia me che te, e che questa lettera sarà balsamo per i nostri cuori.
Sai cosa ricordo? I tuoi stivali di pelle marrone con i tacchi di legno a fasce, ed io a terra sulle mattonelle nel corridoio di via Tulliano, a giocare con la cucina di plastica che mi comprasti al mercato. Ero piccolo, ma è il ricordo più bello della mia infanzia.
Ricordo ancora quando mi pettinavi, mi stiravi quei capelli per fare la foto giù da Bruno il fotografo, il giorno del mio compleanno con la pistola giocattolo in mano: che figata! E poi quel costume di Uomo Tigre tanto desiderato, tanto studiato a tavolino nei minimi dettagli. E poi ancora al mio compleanno tutti in maschera a festeggiare.
Ricordo una mattina di autunno, tu giù al portone di casa che aspettavi quel ragazzo di nome Lino che prendeva il treno per andare a scuola, e tu lo fermasti per chiedergli informazioni sul Conservatorio.
Ricordo le tue preoccupazioni, i tuoi affanni, le tue preghiere. E poi ancora la tua soddisfazione fuori la classe dopo i colloqui a scuola. I tuoi sorrisi ai miei concerti, i tuoi occhi lucidi ai saggi dei miei alunni, le tue risate ai miei spettacoli, la tua umiltà e semplicità nelle cose, in ogni gesto, in ogni respiro.
Ho imparato il silenzio da te. Tu mi hai donato orecchie per ascoltare e bocca per parlare nei momenti opportuni. E dove la parola avrebbe potuto fare danni, tu mi hai insegnato la carezza e l’abbraccio, il silenzio e la pazienza. Tu mi hai insegnato la condivisione di una lacrima nell’intimità della tua casa.
Quante volte mi osservavi, ed io mi accorgevo nel silenzio. Quante volte avrei voluto sciogliere quella mia lingua e parlarti, ma il nodo alla gola era troppo forte.
Non è stata la vergogna, né la paura a trattenermi in tutti questi anni. A trattenermi è stata la conoscenza di questo dolore che non avrei mai voluto arrecare né a te né a Papà.
In questi giorni ho desiderato ogni istante, implorando e scongiurando Dio, che questo dolore fosse dato solo a me perché io lo conosco ormai da anni. Ma il Signore dà a ciascuno il suo, e se dà è perché possiamo sopportarlo, comprenderlo e trasformarlo.
Mi sono inginocchiato alle tue gambe, ho pianto tra le tue gambe perché avrei voluto rinascere, avrei voluto farti partorire di nuovo, avrei voluto farti mettere al mondo un altro Fabio pur di non farti soffrire, ma sarebbe stato inutile. Sarebbe nato lo stesso Fabio, tale e quale come Dio mi ha pensato, tale e quale come tu mi hai portato in grembo per nove mesi. La biologia di una donna è inspiegabile. La tua carne è impregnata del mio sangue, e la mia carne del tuo sangue.
Quante volte avresti voluto fermare la bocca di Papà perché continuava a ferirmi?
Quante volte avresti voluto coprirmi gli orecchi per non farmi sentire le sue parole, come ferite sulla mia carne che è la tua? Lo so, in ogni attimo tu avresti voluto proteggermi, ma la vita è fatta anche di queste cose, me lo hai insegnato tu. Mettere al mondo significa anche mettere in pericolo.
Il tuo istinto di Mamma, la tua biologia di Donna, la tua natura di Femmina ha sempre protetto il mio cuore. Mi sei stata complice per anni nel silenzio senza mai sapere il perché, senza mai sapere la verità, senza mai parlarci…Tutto e solo per amore.
Tu hai agito sempre e solo per Amore, un amore che non si spiega se non in quello che hai sempre fatto per i tuoi Figli.
Tu sei stata una Mamma e non aggiungo aggettivi che possano affiancarsi a questo titolo. Tu sei una Mamma, tu sei la mia Mamma e non smetterò mai di ripetere questa parola che scivola così dolce tra le mie labbra.
* Dopo questa lettera andai via di casa ed è cominciato il mio cammino. Oggi ho un bellissimo rapporto con i miei e ieri sono stato da loro