Cardinale Ruini ancora a fare giochini di potere? Ora basta!
Riflessioni di Massimo Battaglio
Sì: ce l’ho col cardinale Camillo Ruini. Io non sono nessuno e lui è l’ex presidente della CEI, ma ce l’ho con lui. E non penso di uscire dall’ortodossia cattolica se lo dico. Anzi, mi sento in buona compagnia.
Le sue sortite a favore del neo-pagano-mariano Salvini hanno fatto arrabbiare ecclesiastici ben più importanti di me. Padre Zanotelli, monsignor Mogavero, padre Sorge, non gliele hanno mandate a dire. E io sto con loro. Lavoro contro l’unità della Chiesa? No: mi impegno, nel mio piccolo, per il Vangelo.
Ce l’ho con Ruini perché, mentre si lamenta di una Chiesa ormai troppo aperta, sogna aperture verso un partito, la Lega, che per un cristiano autentico dovrebbero suonare vergognose. Non si rende conto, l’anzianissimo cardinale, che è proprio grazie al nuovo clima di apertura, che lui si può permettere boutade come questa? In altri tempi, si sarebbe guardato bene da uscire tanto palesemente dalla linea tracciata dal papa.
Un Benedetto XVI qualunque, dopo così ripetuti atti di disobbedienza, ormai passati da dichiarazioni a tresche e incontri più o meno riservati, lo avrebbe immediatamente fatto richiamare al Sant’Uffizio. Forse lo avrebbe richiamato lui stesso e gli avrebbe tolto tutti i privilegi che ancora gli restano, senza discutere, come amava fare Ratzinger con chiunque si discostasse dai suoi sentimenti. L’emerito dovrebbe ringraziare, altro che criticare.
Ce l’ho con Ruini perché, dal suo sacrato soglio, non ci si può permettere di sostituire così sfacciatamente la politica. I cristiani devo certo occuparsi di politica, ma non in questo modo. Non godendo del proprio potere per modificare gli equilibri democraticamente determinati dai cittadini elettori. La politica, per i cristiani, è servizio. Non è al proprio servizio.
Ma cosa c’entra questo con gli interessi di un gay credente?
C’entra sì. Innanzitutto perché, per un credente, interessarsi di politica non vuol dire guardare solo ai propri interessi. E poi perché proprio Ruini, quando contava davvero, è stato uno dei maggiori avversari dei nostri diritti. E lo è stato, come ora, sempre per puro capriccio.
Si è battuto per anni contro i PACS. E, quando Prodi li mise nell’agenda di governo nella versione moderata di DICO, vi si oppose ancora più apertamente. E dichiarò, testuale:
“Prodi era mio amico, è vero, ma non sulle unioni civili. Abbiamo fermato questo progetto. Ho fatto cadere il suo governo! Ho fatto cadere Prodi! Le unioni civili: questo era il mio campo di battaglia”.
In tempi più recenti, quando il Sinodo delle famiglie si trovò a dover discutere di un’apertura – per quanto tenue – verso le persone omosessuali, tornò all’attacco. Non più presente ai lavori per motivi di età, fu tra coloro che tramarono alle spalle finché l’ordine del giorno in questione non ottenne la maggioranza di due terzi necessaria per passare. Anche lì: nessuna argomentazione in merito. Puro esibizionismo muscolare.
Ecco chi sono i nostri avversari: gente che si diverte a far cadere i governi e a intralciare i sinodi per affermare la propria egemonia. Ed ecco perché non accetto più lezioni di morale da loro.
Forse un giorno tornerò a discutere seriamente: studierò meglio il rapporto tra dottrina, Scrittura e omosessualità; mi occuperò magari anche di teologia. Ma desidero altri interlocutori, la cui moralità sia a un livello almeno pari alla mia.
Altrimenti continuerò a credere, come in effetti credo, che l’unico motivo per cui le persone omosessuali continuano a essere tenute lontane dalla Chiesa, non ha niente di dottrinale, di scritturale, di teologico. E’ puro, egoistico e sadico esercizio di potere. Esercizio che, da cristiano, sento il dovere di contrastare.