C’è posto per gli omosessuali nella Chiesa? Echi da un convegno di 25 anni fa
Il 25 ottobre del 1999, esattamente 25 anni fa, i cristiani LGBT+ italiani hanno vissuto il primo grande evento nazionale con la partecipazione al convegno: «Le persone omosessuali nella Chiesa: problemi, percorsi e prospettive”. Per ricordare questo importante anniversario ho deciso di riproporvi quanto gli organizzatori avevano scritto a proposito di quella iniziativa.
È interessante osservare come, mentre nel 1999 le iniziative pastorali dedicate alle persone LGBT+ erano “del tutto assenti” adesso siano parecchie in molte diocesi italiane. Questo ci fa capire che, anche se la strada da fare è ancora molta, qualche passo nella giusta direzione lo Spirito Santo l’ha fatto fare alla sua Chiesa.
Ecco di seguito il testo della presentazione scritta nel 1999.
Il convegno “Le persone omosessuali nella Chiesa: problemi, percorsi, prospettive”, promosso dal Coordinamento di gruppi di omosessuali cristiani in Italia e dalla sezione italiana del Movimento internazionale “Noi siamo Chiesa”, in collaborazione con l’Associazione genitori di omosessuali (AGEDO) e la Rete evangelica Fede e omosessualità (REFO), nasce dalla volontà di essere fedeli al messaggio liberatore di Cristo e dall’amore per la sua Chiesa, inteso come anelito a che essa ne rifletta sempre più pienamente il volto. Gesù, infatti, è il Messia «venuto perché tutti abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10), il figlio di Dio per il quale non ci sono paria, anzi prima di tutto per gli “ultimi” la sua è una Buona notizia.
Ma questa immagine è contraddetta da una Chiesa che spesso ignora, emargina e contribuisce attivamente alla disperazione delle persone omosessuali. E più in generale affronta la sfera dell’eros, dell’amore e della sessualità – forse l’ambito dell’esperienza umana più ineffabile, profondo e denso di mistero, fonte di gioia e di trepidazione, e per ciò stesso vicino al rapporto con Dio – con un approccio troppe volte normativo, minaccioso, angosciante.
Già l’autore del Libro della Sapienza proclama: «Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, neppure l’avresti formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non volessi? O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza? Ma tu hai pietà di tutte le cose perché sono tue, Signore amante della vita» (Sap 11,24-26).
Questa comprensione di fede, così densamente teologica, seppur veterotestamentaria, stride aspramente con l’implacabile stigma con cui la Chiesa cattolica – mentre riconosce nel suo Catechismo che «un numero non trascurabile di uomini e donne presenta tendenze omosessuali innate» (n. 2358) – ancora bolla le relazioni omofile (e quindi le persone che le hanno per “condizione non scelta”): intrinsece malum.
In un momento in cui la tradizionale condanna della Chiesa cattolica è accettata con crescente difficoltà dai fedeli, sempre più consapevoli della necessità di superare qualsiasi discriminazione nei confronti di ogni persona e di riconoscere in ciascun uomo e ciascuna donna l’immagine di Dio, il Convegno di oggi intende prima di tutto fare il punto sulla riflessione biblico-teologico più aggiornata e impegnata a definire un approccio aperto sul tema dell’omosessualità.
Tale ricerca, sollecitata dalla percezione sempre più acuta dei drammi che l’emarginazione, anche ecclesiale, di gay e lesbiche provoca (basti pensare al suicidio di Alfredo Ormando, datosi fuoco il 13 gennaio 1998 in Piazza San Pietro), coinvolge pure le altre Chiese cristiane, in molte delle quali emergono posizioni più articolate e ispirate allo sforzo di riconoscere la piena dignità della persona omosessuale.
Al tempo stesso da più parti viene rilevata l’esigenza di dare vita a esperienze di accompagnamento pastorale delle persone omosessuali. Già nel 1986 la lettera della Congregazione per la dottrina della fede sulla Cura pastorale delle persone omosessuali esortava i vescovi a «sostenere con i mezzi a loro disposizione lo sviluppo di forme specializzate di cura pastorale per le persone omosessuali» (punto 17, 3); tuttavia, dopo 13 anni, le iniziative delle diocesi sono rare (e in Italia del tutto assenti), mentre ovunque si assiste a un fiorire di gruppi autoorganizzati di omosessuali credenti, in cui si coniugano accettazione della propria identità sessuale, cammino di fede e sostegno fraterno.
Il Convegno intende su questo piano presentare e favorire l’incontro tra esperienze di pastorale de e per gli omosessuali, facendo conoscere in particolare la realtà dei gruppi di omosessuali credenti presenti in Italia, i quali intendono uscire dalla semiclandestinità in cui vivono e contribuire attivamente alla vita della Chiesa italiana.
Questo spirito ha spinto in questi mesi gli organizzatori a informare del Convegno tutti i vescovi italiani e, in particolare, a cercare un dialogo diretto con la Commissione episcopale per la Famiglia della Conferenza episcopale italiana (Cei). Negli incontri avuti col suo presidente, mons. Anfossi, vescovo di Aosta, abbiamo chiesto che un rappresentante dei Cei fosse presente ai lavori del Convegno per ascoltarne gli interventi, proponendo che fosse lui a concluderlo.
Mons. Anfossi ha riconosciuto la serietà del nostro impegno di riflessione, ma alla fine la disponibilità a essere con noi oggi non si è concretizzata. E’ probabile che a questo esito non siano estranee le dure critiche rivolte da alcuni noti prelati, tra cui il vescovo emerito di Ravenna, mons. Tonini, al progetto di legge in discussione in Parlamento concernente “Disposizioni per la prevenzione e la repressione delle discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale”.
Noi però non ci arrendiamo e rilanciamo la richiesta di dialogo: al termine del Convegno proporremo ai presenti di approvare, alla luce dei contenuti di questa giornata, un appello alla Chiesa italiana a non dimenticare le tante lesbiche e i tanti gay che chiedono di poter vivere serenamente un’affettività adulta in cui integrare il loro orientamento sessuale alla luce della fede e attendono in tal senso dalla comunità ecclesiale una parola di speranza.
Ora aprirà i lavori don Giannino Piana, docente di teologia morale al Seminario di Novara e di etica cristiana all’Università di Urbino, con la relazione su “La condizione omosessuale in una prospettiva teologica”. Quindi Gregorio Plescan, pastore valdese di Ivrea, offrirà un contributo ecumenico presentando la riflessione e la prassi de “Le Chiese evangeliche di fronte all’omosessualità”. Concluderà la mattinata don Domenico Pezzini, sacerdote animatore del Gruppo “La fonte”, che attingerà alla sua ventennale attività per delineare i tratti fondamentali di un’azione pastorale capace di aiutare gay e lesbiche a integrare la loro specifica affettività in un cammino di fede adulta.
Nel pomeriggio la tavola rotonda permetterà di confrontare esperienze pastorali italiane e straniere, con voci diverse, tra cui quelle di don Goffredo Crema, animatore del Gruppo “La goccia” e di Gerd Ihrenberger, rappresentante del Gruppo di pastorale con persone omosessuali della diocesi di Innsbruck.
Di seguito un dibattito aperto agli interventi del pubblico sarà chiamato a rispondere all’interrogativo “C’è un posto per gli omosessuali nella Chiesa?”.