C’è scritto nella Bibbia. I versetti dell’Antico Testamento più citati contro l’omosessualità
Articolo del biblista di Thomas Hieke*, pubblicate sulla rivista Publik-Forum (Germania) n.14, anno 2019, pp. 32-33.
Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata
Una premessa necessaria. La Bibbia non è una cava di pietra da cui si possono estrarre versetti da incollare arbitrariamente nei propri ragionamenti teologici. I versetti biblici devono essere letti nel loro contesto letterario e socioculturale. La domanda da porsi non è “Cosa posso dimostrare con questo versetto?”, ma piuttosto: “Cosa mi sta dicendo davvero questo passaggio nel suo contesto?”
Ogni volta che qualcuno afferma: “Ma nella Bibbia c’è scritto che…”, occorre tenere a mente due cose fondamentali:
Davvero è scritto ciò che si dichiara essere “biblico”? Molto spesso i versetti citati non dicono affatto ciò che si vorrebbe far passare come una “norma biblica”.
La Bibbia è un testo antico e non può essere applicata direttamente come una legge moderna – né per uno Stato, né per una comunità religiosa che si affida anche alla ragione. Serve sempre una corretta interpretazione, una “ermeneutica mediatrice”, cioè una riflessione attenta sul senso.
Chi ignora questo e preferisce prendere la Bibbia alla lettera dovrebbe, ad esempio, scomunicare tutti coloro che hanno un tatuaggio (Levitico 19,28).
I versetti dell’Antico Testamento più citati contro l’omosessualità
“Maschio e femmina li creò” (Genesi 1,27; 5,1-2)
Dio creò l’essere umano come maschio e femmina – nient’altro? E dovrebbero moltiplicarsi – come se questo fosse l’unico scopo della sessualità. Ma tutto questo non è scritto nella Bibbia, anche se spesso vi viene aggiunto.
La nuova traduzione ufficiale della CEI ha riportato correttamente: “maschio e femmina” – il testo ebraico si limita a constatare che nell’umanità esistono elementi maschili e femminili. Quando un maschio e una femmina si uniscono, nascono figli. Questa è una semplice osservazione quotidiana, inserita in un contesto di stupore per l’opera creatrice di Dio.
Il testo non impone né l’unione tra uomo e donna come unica forma di relazione, né la procreazione come unico scopo della sessualità. Non si tratta di definizioni normative, ma di un’esclamazione di meraviglia: “E Dio vide che era cosa molto buona” (Genesi 1,31).
Il mondo creato da Dio è ben più ricco di quanto riportato in Genesi 1: ci sono più specie animali, più varietà di piante, più colori della pelle. Allo stesso modo, anche le diverse identità e orientamenti sessuali non rientrano in una libera scelta dell’individuo, ma sono parte della buona creazione di Dio. Secondo le attuali conoscenze medico-psicologiche, non si tratta di “malattie da guarire”.
“Non avrai con un uomo relazioni come si hanno con una donna; è cosa abominevole” (Levitico 18,22)
Questo versetto sembra esprimere un divieto assoluto contro l’omosessualità maschile. Ma, osservato nel contesto, fa parte di un insieme di prescrizioni rivolte a una comunità che si trovava in una condizione di sopravvivenza a rischio, dove la procreazione era fondamentale.
Per questo motivo si vietavano gli atti sessuali che non portavano a una discendenza, o che la rendevano disordinata: rapporti con donne mestruate (Lev 18,19), con animali (18,23), con donne che non fossero la propria moglie (18,20). Donare figli a divinità straniere (“Moloch”, v. 21) significava perderli per la propria gente. Un rapporto omosessuale tra uomini, infine, non generava figli.
Oggi invece, la sopravvivenza di una società non dipende più da queste norme, e la sessualità – anche quella tra persone dello stesso sesso – va vissuta in modo responsabile, tenendo conto del bene della comunità. La sessualità ha sempre una dimensione sociale.
Gli uomini di Sodoma (Genesi 19,5)
Da secoli si accusa gli uomini di Sodoma di omosessualità, perché chiedono a Lot di consegnare loro i suoi ospiti per “conoscerli”. Ma cosa intendevano davvero? Il testo dice che tutti gli uomini della città, giovani e vecchi, sono accorsi. Davvero erano tutti omosessuali? E come si sarebbero riprodotti?
Lot offre le proprie figlie come alternativa – che senso avrebbe avuto se gli aggressori fossero stati effettivamente omosessuali?
In realtà, qui non si parla di sessualità (né etero né omo). Il loro intento era quello di violare l’ospitalità e umiliare gli stranieri con uno stupro di potere, una pratica nota nel mondo antico, spesso usata in contesti di guerra per sottomettere il nemico.
La colpa degli abitanti di Sodoma, quindi, non è l’omosessualità, ma la violenza, il rifiuto dell’accoglienza e l’oppressione dei vulnerabili. Per questo vengono condannati.
Davide ama Gionata (1 Samuele 18,1-4; 2 Samuele 1,26)
Davide amava Gionata “come la propria vita” (1Sam 18,3). Dopo la sua morte, esclama: “Più meraviglioso del tuo amore fu per me l’amore delle donne”.
Non c’è altro nei Libri di Samuele. Eppure spesso si è voluta leggere tra Davide e Gionata una relazione omoerotica. Se così fosse, Gionata sarebbe stato omosessuale e Davide bisessuale, dato che aveva anche diverse mogli.
Ma è molto più probabile che si tratti di una profonda amicizia virile, che andava oltre l’affetto comune. Se fosse stata una relazione sessuale, sarebbe stata condannata duramente al tempo in cui fu redatto Levitico 18,22.
Il testo è abbastanza aperto da permettere oggi una lettura omoaffettiva. Ma a cosa servirebbe? La Bibbia non può essere usata per o contro l’omosessualità.
Una relazione affettiva tra due persone dello stesso sesso, vissuta su un piano di uguaglianza, è una possibilità moderna che la Bibbia non contempla e con cui non si confronta.
* Thomas Hieke (nato nel 1968 a Pegnitz, Germania) è professore ordinario di Antico Testamento presso la Facoltà Teologica Cattolica dell’Università di Magonza. Dopo aver studiato teologia a Bamberga e Innsbruck, ha conseguito il dottorato e l’abilitazione in esegesi biblica. È autore di numerosi studi su Levitico, Genesi e sull’interpretazione biblica contemporanea, con una particolare attenzione al dialogo tra Bibbia e questioni etiche attuali. È conosciuto anche per il suo impegno divulgativo attraverso il blog thomashieke.de, dove affronta temi teologici e di attualità ecclesiale.
Testo originale: Aber in der Bibel steht doch …