Cercasi volontari per cambiare il mondo e renderlo migliore per le persone omosessuali
Riflessioni tratte da sisterfriends-together.org (Stati Uniti) del 12 luglio 2010, liberamente tradotte di Marta
Sono omosessuale e quindi, giusto per soddisfare l’ennesimo stereotipo dei retrivi di tutto il mondo, ho in programma un piano sovversivo a favore degli omosessuali.
A parte la dominazione del mondo e un fisico più asciutto (con particolare attenzione alla cellulite e alle maniglie dell’amore), il mio piano sovversivo si potrebbe riassumere così: ogni persona lesbica, gay, bisex, trans e queer (LGBTQ) saprà, senza alcuna ombra di dubbio, di essere cara all’Altissimo, così che si porrà fine una volta per tutte alla lotta interiore che la tiene prigioniera, di modo che, dopo essere stata rassicurata, vivrà nella sua pienezza per il resto dei suoi giorni, e nella sua pienezza sarà resa libera di amare.
Questo è il piano che, anno dopo anno, motiva il mio blog; ed è questa la ragione per cui, nonostante quei periodi della vita in cui le mie priorità vengono confuse a causa degli impegni o delle preoccupazioni personali, continuo a ritornarci: perché c’è la coscienza che ogni giorno qualcuno ha bisogno di sentirsi ancora dire che è amato, che è protetto e che ha un valore smisurato agli occhi del Dio che lui ha amato e seguito in tutti i giorni della sua vita.
Essere gay, o lesbica, o transessuale, o essere incerti non ha fatto nulla per cambiare questo, che è vero e che è stato vero sin dall’inizio.
Certamente, voi sapete bene quanto me che…
– Oggi qualcuno si sta rendendo conto che la vita che sta vivendo non è una vita autentica.
– Oggi qualcuno, a causa delle parole e delle azioni del proprio sacerdote, dei propri genitori o degli amici di una vita, ha sperimentato il rifiuto, la condanna e la vergogna che non erano stati previsti per lui.
– Oggi, un giovane omosessuale cresciuto da genitori cristiani tradizionalisti si è sentito dire che deve andarsene dall’unica casa che ha sempre conosciuto, finché non “rinsavirà e non cambierà se stesso”.
– Oggi un sacerdote ha predicato con voce commossa il suo ultimo sermone alla ccomunità che ha fedelmente servito, perché un sacerdozio ricco di entusiasmo è stato giudicato privo di importanza da una linea di condotta denominazionale che dà più valore ad un orientamento sessuale che ad un cuore che ha risposto alla chiamata di Dio.
– Oggi un’occhiata data di sfuggita al giornale ha ricordato ad una coppia lesbica o gay come ci siano ancora, a questo mondo, persone obbligate e determinate a far sì che i loro figli non sappiano cosa significhi essere considerati una “vera famiglia”.
– Oggi qualcuno è stato selvaggiamente picchiato per avere indosso abiti che riflettevano la loro vera identità di genere.
– Oggi qualcuno sta vacillando a causa dell’ennesimo assalto contro il proprio cuore e il proprio spirito e si sta chiedendo se tutto questo cambierà mai, dubitando comunque che ciò avvenga, e si sta chiedendo che motivo ci sia per andare avanti.
Questi sono quei “qualcuno” che non posso scordare nemmeno nel benessere e nell’agio di una vita vissuta assieme ad una bella compagna, ad una congregazione che mi accetta, una comunità che mi sostiene ed una famiglia che continua ad amarmi e mi rimane vicina nonostante le differenze che esistono tra di noi.
In quanto persone lesbiche, gay, bisex, trans e queer (LGBTQ), le cause per cui combattere non ci mancano e sono tutte quante importanti, ma in più, come cristiani LGBTQ c’è anche un altro obiettivo che inseguiamo, assieme alla parificazione del matrimonio, all’uguaglianza dei diritti, all’abrogazione del DADT* e al passaggio della legge contro la discriminazione sul posto di lavoro.
Questo obiettivo è che ogni giovane, ogni donna e ogni uomo gay, lesbica, bisessuale e transessuale riesca a sentire come Dio lo ami in modo totale, incondizionato e senza riserve.
Il modo in cui lo perseguiamo è semplice, persino quando non è facile. Ci rendiamo visibili nel mondo, per quanto ce lo permettono le nostre vite.
Usciamo allo scoperto quando possiamo, viviamo il più apertamente possibile, che sia nella pubblica piazza o tra i confini intimi di una piccola cerchia di amici.
Ci rendiamo il più possibile visibili, così che chi rimane nascosto possa sapere di non essere solo e quei giovani queer possano avere la certezza che ci sono altre persone, gay e sostenitori dei gay, che li capiscono e non li abbandonano, quando invece molte altre persone, in cui loro hanno creduto durante la loro vita, hanno chiuso la porta.
Raccontiamo storie che riguardano il nostro essere cristiani lesbiche, gay, bisex e trans (LGBTQ), o le raccontiamo da cristiani eterosessuali che accettano le vite delle persone LGBTQ.
Raccontiamo com’è stato uscire allo scoperto e raccontiamo della libertà che abbiamo conosciuto anche nell’incontrare il rifiuto.
Raccontiamo di quei luoghi di luce, nella chiesa e nel mondo, che equilibrano l’oscurità partita dalla chiesa e resa effettiva nel mondo secolare in modo fin troppo evidente e doloroso.
Raccontiamo le nostre vite e il nostro amore per Dio. E se siamo obbligati a rimanere nascosti, possiamo creare un blog dove raccontare le nostre storie, sapendo che la narrativa delle nostre vite può portare speranza e guarigione anche quando non possiamo dire il nostro nome.
Affrontiamo con sincerità e amore la falsa rappresentazione delle persone queer messa in atto dalla chiesa e la disinformazione e stereotipizzazione che forma la maggior parte della sua posizione negativa nei confronti dell’omosessualità.
Mentre continuiamo a sperare che il racconto della verità, con il tempo, riesca a cambiare il cuore della chiesa e della società, per il momento raccontiamo la nostra verità, così che coloro che continuano a combattere potranno capire che c’è più di una sola interpretazione delle Scritture e c’è più di una sola opinione sull’omosessualità all’interno della cristianità.
Ci rendiamo visibili, raccontiamo le nostre storie, proclamiamo la verità dove ci sono bugie e affrontiamo gli stereotipi con la varietà delle nostre vite, e alla fine permettiamo che la prova delle nostre vite porti il cambiamento nel mondo, nella chiesa e nei cuori di coloro che più hanno bisogno di vedere la libertà e la gioia che attende oltre la tempesta.
Rifiutiamo di essere gli omosessuali tormentati che ci vuole la chiesa e camminiamo invece con fiduciosa sicurezza in ciò che siamo, senza fare un’apologia delle nostre vite, delle nostre relazioni o del nostro posto nella chiesa.
Proclamiamo senza riserva il nostro amore per Dio, e l’amore di Dio per noi, e cerchiamo ogni giorno di vivere esistenze radicate nell’amore di Dio e indicative dello Spirito di Cristo, così che gli altri sappiano come non sia necessario che l’affermazione del proprio orientamento sessuale costi l’abbandono della propria fede e della propria relazione con Dio.
Questo è il mio diabolico piano sovversivo, e se è questo che teme la chiesa, che abbia paura, allora. Che abbia molta paura.
Diffondete la Parola!
* Don’t Ask, Don’t Tell (non chiedere, non dire) è il termine usato per fare riferimento alla linea politica degli Stati Uniti (dal 1993 al 2010) che teoricamente limitava i tentativi, da parte dell’esercito, di scoprire o rivelare l’orientamento sessuale di membri effettivi e candidati al servizio militare omosessuali o bisessuali non dichiarati, e che al contempo escludeva coloro che lo erano apertamente.
Testo originale: “Seeking Recruits”