Che fine fa l’8 per mille alla chiesa cattolica italiana? Alcune informazioni poco note
Riflessioni di Lucio
La pubblicità televisiva l’abbiamo vista continuamente: “Con l’8 per mille alla chiesa cattolica fai molto per molti”, e le suggestive immagini fanno pensare agli emarginati, agli ultimi, ai poveri.
Ma non è proprio così, leggendo il bilancio 2008 della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
Il fiume di denaro (un miliardo di euro nel 2008) che dallo stato italiano passa alla conferenza episcopale con il meccanismo discutibilissimo dell’8 per mille (ma ci sono anche altri modi con cui lo stato finanzia la chiesa, questo è solo uno dei tanti!) non va certo in maggioranza ai poveri e agli emarginati!
Solo il 20 per cento dell’enorme contributo va a opere di carità, il restante 80 per cento è assorbito dal mantenimento della costosissima chiesa cattolica italiana, sia per lo “stipendio” dei preti e personale, sia per strutture ed eventi.
Ad esempio ben 20 milioni di euro ( una cifra che mi pare enorme) va in campagne pubblicitarie e promozionali, come quella che vediamo per televisione. Sono dati di bilancio indicati dalla agenzia ADISTA nr 35086 (4 luglio 2009) e ripresi dal un articolo sul Manifesto (30 giugno 2009) unico giornale a riportarli, per quello che so.
E si sa bene che la chiesa non ama che gli si faccia i conti in tasca; lo stesso cardinale segretario di stato (cioè il ministro degli esteri del Vaticano) ha protestato quando un giornale italiano ha osato indagare sui soldi che lo stato versa.
Al libro La questua (Feltrinelli) di Curzio Maltese, che documenta la montagna di finanziamenti e facilitazioni che la chiesa cattolica riceve in Italia, l’Avvenire ha risposto con l’antiquestua (“La vera questua” di Umberto Folena) che può essere scaricata dal sito (file pdf) del giornale: basta leggere per capire il tenore degli argomenti! Sconfortante!
Gesù sicuramente era povero, amava e raccomandava la povertà, ma non pare che sia molto seguito nella gerarchia della chiesa cattolica.
La chiesa valdese e metodista si è impegnata a usare tutti i soldi dell’ 8 per mille in opere di assistenza e di carità, neppure un euro del contribuito statale va al mantenimento, diretto o indiretto, dei pastori. Un buon esempio da seguire anche per i nostri vescovi, se solo volessero!
Forse questa è una delle ragioni per cui i valdesi vedono crescere le loro sottoscrizioni, mentre la chiesa cattolica le vede calare.
Due indicazioni emergono tra le righe: la CEI vuole un controllo più stringente anche delle offerte che le parrocchie ricevono dai fedeli. Un controllo economico che può trasformarsi in un controllo pastorale: una forma di desertificazione delle poche autonomie locali rimaste? Il sospetto è legittimo.
Il secondo punto: 13 milioni di euro sono destinati a non precisati “paesi dell’Est”: opere di carità o proselitismo? Il contrasto con le chiese ortodosse è, come sappiamo, forte.
In particolare la chiesa ortodossa russa accusa il Vaticano di proselitismo aggressivo per sottrarre fedeli ortodossi e spingerli alla conversione al cattolicesimo.
Alla luce di questi milioni di euro, le accuse non sembrano del tutto infondate, con buona pace di tanti sforzi ecumenici. Paradossalmente i soldi dello stato italiano servirebbero a far la guerra di religione con gli ortodossi, se le cose stessero così!
Per noi fedeli resta il grave obbligo morale di tenerci informati per aiutare i poveri nella maniera giusta e per non incrementare con le nostre scelte le risorse, già molto cospicue, di chi non segue il modello evangelico.
La pubblicità, “anima” del commercio. Bilancio Cei 2008: 20 milioni di euro per la campagna dell’8×1000 da Adista del 4 luglio 2009
8×1000: solo un quinto dei soldi va davvero ai poveri da Il Manifesto del 30 giugno 2009